Perché leggere “Il linguaggio segreto dei fiori” di Vanessa Diffenbaugh

di Marcella Onnis

Una composizione di aloe e calendula: ecco come potrebbe essere rappresentata l’essenza de Il linguaggio segreto dei fiori di Vanessa Diffenbaugh. Perché, come ci insegna questo romanzo, sono piante che simboleggiano il dolore e dolore è ciò che trasuda dalle sue pagine.

Facilissimo comprendere ma difficile spiegare perché sia diventato un caso editoriale (altro che le 50 sfumature di E. L. James!): milioni di copie vendute in tutto il mondo, conteso in America tra molti editori …

Per poter azzardare una risposta occorre leggerlo, dopodiché è inevitabile concludere che la chiave del suo successo non può essere solo la curiosità verso il linguaggio dei fiori di cui, se non fosse stato per la Diffenbaugh,sarebbero rimasti in pochi a ricordarsene. Né può esserlo la sola ammirevole tecnica narrativa, che tiene alta l’attenzione del lettore dalla prima all’ultima pagina con segreti svelati a poco a poco e sviluppi tutt’altro che prevedibili. Forse, la sua forza sta nell’avere la straordinaria capacità di coinvolgere emotivamente chi legge, nel fargli sviluppare empatia verso i suoi personaggi, soprattutto verso Victoria, la protagonista.

Quale che sia il suo ingrediente segreto, certo è che questo romanzo ha molto da insegnare sull’amore in senso lato, sulla maternità (presentata con le sue luci, ma soprattutto con le sue poco raccontate ombre), sui fiori, su affidi e adozioni …

Ho detto al’inizio che Il linguaggio segreto dei fiori trasuda dolore: lascio a voi lettori scoprire se alla composizione floreale che lo rappresenta possa aggiungersi o no il bucaneve (consolazione e speranza).

 

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