Patrizia Cirulli, vincitrice sez. “Musicare i poeti” al Premio Lunezia, si racconta

Patrizia Cirulli è la vincitrice assoluta tra le Nuove Proposte del Premio Lunezia 2010, nel settore: Musicare i poeti. La Cirulli è una cantautrice dalla voce delicata che compone musiche dal tocco raffinato che ne denotano, da subito, la classe innata da artista “doc”. Come lei del resto. Quando la incontrai nel 2007, al MEI Festival di Faenza, mi colpì per la sua naturale eleganza, per la sua dolce determinazione. I lunghi capelli neri, setosi, lo sguardo intenso, Patrizia lasciò un segno indelebile in me, malgrado il poco tempo trascorso insieme.
“Patrizia e “Musicare i poeti”, vuoi dirci di cosa si tratta?”
– Musicare i poeti è una sezione del Premio Lunezia, attiva dallo scorso anno. La redazione del Premio sceglie una poesia ed invita i compositori a musicarla, cercando di rispettare per quanto possibile il testo originale e il senso globale dell’opera. –
“Qual è il brano che hai creato per questa manifestazione così prestigiosa come il Premio Lunezia?”
-La poesia proposta è stata “Forse il cuore” di Salvatore Quasimodo.
Si tratta di una poesia nata dal dolore della guerra, straordinaria composizione che apre sul finale ad un momento di possibilità interiore. Le poesie hanno già una loro musicalità. Per quanto riguarda “Forse il cuore” ho creato una musica che in realtà sembrava nascere dalle parole stesse: ho ascoltato le parole e il clima emotivo del testo. E’ stato un momento davvero magico.
Non ti nascondo che nel riascoltarla mi sono commossa! Ho ritrovato una dinamica che è ricorrente nelle mie canzoni. Amo molto il processo della trasformazione, la possibilità del cambiamento. Trasformare il dolore, utilizzare l’esperienza dolorosa e lasciare una riflessione che volge alla soluzione. L’apertura sul finale, dove il testo recita: “…Forse il cuore ci resta…forse il cuore…-
“ Hai conseguito una buona posizione anche nel contest di Fonopoli, vuoi parlarcene?”
Il contest di Fonopoli dal titolo “Io e l’altro” è stata un’ottima iniziativa curata da Vincenzo Incenzo con la supervisione artistica di Renato Zero, per valorizzare e dare spazio all’arte in generale.
Il tema proposto invitava a creare opere che avessero come premessa e indirizzo la riflessione sul confronto, sul rispetto, sulla tolleranza nei confronti dell’altro e quindi della diversità. Avevo un brano che pensavo avesse le caratteristiche per poter essere presentato e quindi ho deciso di partecipare al progetto. La composizione che ho presentato si chiama “E’ grande” e affronta l’importanza e la necessità dil poter condividere con l’altro (chiunque esso sia) il proprio mondo interiore e le proprie fragilità. Poter esprimere realmente il proprio vissuto ed essere ascoltati e accolti veramente, non è esperienza facilmente attuabile nel mondo moderno. Spesso si ha paura del giudizio. E’ un traguardo riuscire a sospendere il giudizio e dare spazio all’ascolto profondo ed empatico. Fonopoli ha quindi creato e messo in vendita a livello nazionale un catalogo multimediale con le opere degli artisti selezionati. C’è una parte di “mondo artistico” che a volte non trova grande spazio in contesti televisivi o canali mediatici commerciali. Credo quindi sia stata una bellissima iniziativa per dare visibilità ad una serie di artisti provenienti da diversi orientamenti artistici. –
“Il sogno che vorresti realizzare prima possibile?”
– Il sogno che vorrei realizzare il prima possibile…in realtà lo sto già realizzando facendo quello che faccio, avere la libertà di poter creare in modo autonomo. Ricordo che un pomeriggio ho terminato di scrivere una canzone e poi sono uscita a fare una passeggiata. Non puoi immaginare che senso di libertà straordinaria sia poter realizzare una tua creatura!!! Non avere condizionamenti esterni, la creatività e la libertà di potersi esprimere in tal senso. Certamente sarebbe opportuno avere maggiori possibilità di esposizione per proporre a nuove persone il proprio mondo musicale. –
“ Tu hai studiato al CET di Mogol, come ti sei trovata in quella scuola?”
L’esperienza al Cet è stata una buona esperienza, la ricordo con piacere. E’ stato bello conoscere altri ragazzi, potersi confrontare (con alcuni si è anche diventati amici..). Credo che questo sia una degli aspetti più interessanti. Ho poi avuto modo di duettare con un artista che amo molto che è Pino Mango. Non si tratta di una scuola di musica in senso classico, è più un momento formativo che va a toccare anche aspetti della personalità, si invitano i ragazzi ad esprimersi non solo vocalmente ma a cercare un loro mondo da poter trasmettere.
Francesca Lippi
Fine prima parte-

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