OGNI ANNO IL 20 NOVEMBRE È DEDICATO AI DIRITTI DELL’INFANZIA
Ma tra proclami, raccomandazioni ed emendamenti ben poco si continua a fare poiché esistono ancora emarginazioni, sfruttamento, lesioni e abbandoni. Anche in quei casi i più deboli continuano a soccombere di fronte agli occhi dei potenti…
di Ernesto bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)
Con l’inesorabile trascorrere degli anni, e diciamo pure dei secoli, si vanno sommando sempre più eventi che fanno dell’Umanità l’anello più debole del pianeta. Tra questi, benché superati secoli relativi all’Oscurantismo (Medioevo, Inquisizione) e più recentemente i conflitti mondiali, oltre a quelli non meno cruciali in alcuni Paesi del Vicino e Medio Oriente, gli esseri umani sono sempre più oggetto di depravazione e di procurata estinzione. In questi ultimi tempi la nostra attenzione è focalizzata sui femminicidi che si perpetuano “ormai” quotidianamente, e non si intravede alcun tentativo di inversione del fenomeno, tanto che la nostra più o meno passiva osservazione ci lascia sgomenti ed incapaci di ogni sorta di utile ribellione…, se non manifestazioni plateali: fiaccolate, processioni e invettive di ogni tipo attraverso slogan a destra e a manca. Ma nel contempo non si può disattendere tutto ciò che ruota attorno all’infanzia, una notevole popolazione “debole e inerme”, spesso lasciata solo a se stessa e, proprio per queste ragioni è dal 1959 che è stata approvata dalla Assemblea delle Nazioni Unite la nuova Dichiarazione del Fanciullo, e nel contempo anche la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia. Due pietre miliari che ogni anno, come il 20 novembre scorso, per porre l’attenzione sul tema dei diritti del più piccoli e ricordare che c’é ancora molta strada da percorrere, proprio perché questa ricca popolazione è costituita da 2,2 miliardi di bambini e adolescenti che rappresentano il 31% della popolazione mondiale. Nel contempo si sono redatte molte Carte in merito a tali diritti, come ad esempio le Carte dei diritti del Fanciullo, alcune delle quali hanno carattere di Dichiarazioni generali nelle quali è rappresentata tutta la vasta gamma dei diritti dell’uomo o del fanciullo; altre hanno carattere particolare e si connotano come documenti inerenti a campi specifici dei diritti del fanciullo. Tutte queste enunciazioni ne raccomandano, ovviamente, l’effettivo esercizio.
Ma passiamo in rassegna quelli che sono i princìpi essenziali, per i quali l’allora (1987) Segretario Generale dell’Onu, il peruviano Javier Perez de Cuellar (1920-2020), in una pagina introduttiva di una pubblicazione in merito, ha scritto tra l’altro: «… il comportamento di una società nei confronti dei bambini è indicativo non soltanto della sua capacità di compassione e protezione umanitaria, ma anche del suo senso di giustizia, del suo impegno per l’avvenire e del suo desiderio di migliorare la condizione umana per le generazioni future. Ciò è indiscutibilmente vero per la comunità degli Stati che per gli Stati stessi». Il primo principio enuncia che il fanciullo deve godere di tutti i diritti citati nella Dichiarazione, che debbono essere riconosciuti a tutti i fanciulli senza eccezione, distinzione e discriminazione fondata sulla razza (termine che a mio avviso andrebbe sostituito, ndr), il colore, il sesso, la lingua, la religione, le opinioni politiche, l’origine nazionale e sociale, le condizioni economiche, la nascita e ogni altra condizione. Il secondo principio enuncia che il fanciullo deve beneficiare di una speciale protezione e godere di possibilità e facilitazioni, e ciò in base alla legge e ad altri provvedimenti affinché possa essere in grado di crescere in modo normale sul piano fisico, intellettuale, morale, spirituale e sociale e in condizioni di libertà e dignità. Il terzo principio prevede il diritto, sin dalla nascita, a un nome e una nazionalità. Il quarto principio stabilisce che deve beneficiare della sicurezza sociale, poter crescere e svilupparsi in modo sano; a tal fine devono essere assicurate a lui e alla madre le cure mediche e le protezioni sociali adeguate soprattutto prima e dopo la nascita; oltre ad una alimentazione, ad un alloggio e a cure mediche adeguate. Il quinto principio pone in evidenza il fatto che il fanciullo che si trova in una situazione di minoranza fisica, mentale o sociale ha diritto a ricevere il trattamento, l’educazione e le cure speciali di cui esso necessita per il suo stato o la sua condizione. Il sesto principio include che il fanciullo, per lo sviluppo armonioso della sua personalità ha bisogno di amore e di comprensione; deve crescere sotto le cure e la responsabilità dei genitori e, in ogni caso, in atmosfera d’affetto e di sicurezza materiale e morale; inoltre la società e i poteri pubblici hanno il dovere di aver cura particolare dei fanciulli senza famiglia o di quelli che non hanno sufficienti mezzi di sussistenza. Il settimo principio precisa che il fanciullo ha diritto a una educazione che, almeno a livello elementare, deve essere gratuita e obbligatoria, ed ha diritto a godere di una educazione che contribuisca alla sua cultura generale e gli consenta, in una situazione di uguaglianza e di possibilità, di sviluppare le sue facoltà, il suo giudizio personale e il suo senso di responsabilità morale e sociale, e di divenire un membro utile alla società; ma deve anche avere tutte le possibilità di dedicarsi a giochi e attività ricreative che devono essere orientate a fini educativi, come la società e i poteri pubblici devono fare ogni sforzo per favorire la realizzazione di tale diritto. L’ottavo principio rammenta che in tutte le circostanze il fanciullo deve essere fra i primi a ricevere protezione e soccorso. Il nono principio include che il fanciullo deve essere protetto contro ogni forma di negligenza, di crudeltà o di sfruttamento; altresì non deve essere sottoposto a nessuna forma di tratta; non deve essere inserito nell’attività produttiva prima di avere raggiunto un’età minima adatta, e in nessun caso deve essere costretto ad assumere un’occupazione o un impiego che nuocciano alla sua salute o che ostacolino il suo sviluppo fisico, mentale o morale, Infine, il decimo principio stabilisce che il fanciullo deve essere protetto contro le pratiche che possono portare alla discriminazione razziale, religiosa ed ad ogni altra forma di discriminazione; deve essere educato in uno spirito di comprensione, di tolleranza, di amicizia fra i popoli, di pace e di fratellanza universale, e nella consapevolezza al servizio dei propri simili.
Questa serie di princìpi eguaglia e completa i vari punti della Convenzione sui diritti dell’infanzia, che nel loro insieme costituiscono gli obiettivi dall’intrinseco valore umano e costituzionale. Ma a questo punto sorge la domanda: quanto di ciò che è enunciato e sancito viene rispettato nel mondo? Probabilmente non mancano fredde statistiche che sono tutt’altro prive di conforto e, il fatto che conflitti e guerre fratricide si perpetuano sena sosta, è un insulto (mi si perdoni l’eufemismo) alle Carte dei Diritti tanto dei fanciulli, quanto degli adulti e dei disabili. Ecco che il quadro dell’umanità di oggi rispetto a quello di ieri sostanzialmente non è mutato, confermando l’ipocrisia dell’Essere umano, quello preposto a far rispettare ciò che è stato legiferato, diversamente non si spiegherebbero tutti quegli eventi che ledono i diritti dei più deboli. Ma come è noto, la storia è ciclica e si ripete nel bene e nel male e, il non far tesoro delle lacune del passato, è preludio ad un pessimismo tale da aprire le porte ad una parziale estinzione, come dire che Dio crea e l’uomo distrugge… Tuttavia, vorrei concludere richiamando alla memoria il prof. Albert B. Sabin (1906-1993 nella foto) scopritore del vaccino antipolio, che peraltro non ha mai brevettato, il quale durante i convegni e le interviste più volte dichiarò: «La nostra vita non ha senso se non facciamo qualcosa per il nostro prossimo… Non basta lavorare per migliorare se stessi, bisogna essere in grado di farlo anche per aiutare gli altri, specialmente coloro che ne hanno più bisogno». Per ricordare la sua figura e la sua opera, martedì 12 dicembre (ore 14.00) si terrà una relazione (a “due voci”) presso l’Aula Carle dell’ospedale Mauriziano di Torino in Largo F. Turati 62.