NON È DETTO CHE UNA LUCE ALL’INTERNO DI UN CARCERE NON ILLUMINI IL VOLTO DELLA SOCIETÀ: SI TRATTA SOLO DI FARLA USCIRE

di Ernesto Bodini (giornalista e critico d’arte)

Chanel Iyamu

Quante definizioni si possono dare a tutto ciò che è luce? Forse tante, forse poche, ma sta di fatto che tutto ciò che illumina è vita, sia esteriore che interiore, soprattutto se ad essere illuminata è una realtà come quella di un carcere. Con questa finalità l’associazione torinese ODV La Brezza ha voluto richiamare l’attenzione su questo aspetto sociale affiancandosi all’iniziativa della città “Luci d’Artista” con il decennale dell’attività dedicata a “Scambi in luce”, sottolineata dallo slogan “La luce esce dal carcere e illumina la città”, presentata il 16 di novembre al Circolo dei Lettori di Torino e presieduta dalla presidente Chanel Iyamu. Oltre all’intervento del pubblico “stimolato” dalla psicologa e criminologa Marisa Brigantini, in distribuzione anche un opuscolo celebrativo, corredato da immagini che hanno segnato passo passo l’evoluzione di un progetto caratterizzato dalla continuità dell’opera del volontariato all’interno della Casa Circondariale torinese Lorusso e Cutugno, le cui acquisizioni hanno permesso di portare all’esterno una luce attraverso le sbarre, affinché la società sempre più distratta non potesse dire di non vedere per non sapere… E questo perché? «Spesso gli individui che vivono in situazioni di grande disagio all’interno delle carceri – precisa nell’opuscolo il Consigliere Vol.To ETS, Silvio Magliano – vengono etichettati senza che venga loro concessa possibilità di riscatto. Anche questa è una condanna, una pena sociale che impedisce di capire e conoscere quella che è l’identità profonda di queste persone». Ma nel concreto in cosa consiste questa iniziativa? Essa è consistita nell’installazione in vari luoghi di Torino di lampade create all’interno del carcere, con la “spicciola” filosofia tra il “dentro e il fuori”; lavori realizzati nei laboratori Arte Espressione de Sé con materiale povero e di riciclo delle lampade; creazioni ad opera di detenuti donate alla Città di Torino che, nel periodo natalizio, sono state accese all’interno dei negozi del centro ed in luoghi istituzionali. Una forte “azione-simbolo” ma colma di significato che si auspicava (e si auspica) una utilità per preparare la società ad accogliere le persone detenute contribuendo al loro inserimento. Ed è così che l’iniziativa ha preso il via nel 2013, in collaborazione con il cantautore Niccolò Fabi, che ha partecipato al progetto come partner della campagna del Centro Servizi VSSP “Volontariato una buona idea”; per poi proseguire con la seconda edizione del 2014 con la creazione di lampade, create nel Laboratorio di stampa tampografica del carcere torinese con il logo “Esco un attimo”. Nel 2015 vi è stato il coinvolgimento dei ragazzi, ossia giovani detenuti dell’Istituto Minorile Ferrante Aporti (IPM) di Torino e i giovani studenti dell’Istituto scolastico Bodoni Paravia, le cui realizzazioni sono state collocate attraverso dei lavori fotografici nelle vie della città subalpina. L’attività è proseguita nel 2016 con il contributo dei detenuti del carcere di Vercelli i cui messaggi di pace e accoglienza; mentre il 2017 è stato caratterizzato da una mostra fotografica per documentare i luoghi dove le lampade hanno preso luce. Nel 2018 il Centro Servizi per il Volontariato (Vol.To) ha accolto un percorso espositivo di Scambi in Luce: ogni padiglione del carcere era raccontato attraverso lampade, fotografie, letture e performance diffuse in vari punti della città; nel 2019 l’iniziativa si è trasformata in un percorso di eventi che ne hanno permesso la comunicazione tra il dentro e il fuori dal carcere, uno scambio necessario per favorire l’accoglienza e il reinserimento della persona detenuta. Nel 2020 è stata inaugurata la prima galleria dell’arte online dell’opera dal carcere denominata “Carcerarte”, i cui lavori artistici sono stati realizzati all’interno di Istituti Penitenziari del Piemonte: Vercelli, Alessandria, Ivrea e Torino. Con la IX edizione del 2021 è stata realizzata la performance teatrale “Aria Scambi in Luce 2021”; mentre con l’edizione del 2022 è stato realizzato il progetto “L’arte dei Tatuaggi”, 36 elaborati fotografati e raccolti tra i partecipanti del laboratorio, amici, conoscenti e studenti delle scuole che hanno messo a disposizione le proprie opere d’arte sulle quali si sono realizzati degli scritti. Un percorso sempre più in salita che i volontari de’ La Brezza hanno intrapreso e portato a termine con l’auspicio, come afferma la volontaria A. Rocchina: «che la società accolga e accetti con fiducia la convivenza e la condivisione delle persone determinate al cambiamento e al confronto per comprendere gli altri al paragone dell’unione delle luce che porta al saluto della creazione». Questa affermazione è ciò che l’Associazione La Brezza con il suo operato all’interno di Istituti Penitenziari e con laboratori all’esterno di “Arte espressione del Sé” si auspica.

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