NARCISISMO E INFORMAZIONE DEI CLINICI IN TV

Foto tratta da ContoCorrenteOnline.it

Un modo di “imporsi” al pubblico forse non disorientante… ma sicuramente discutibile

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico e opinionista)

Se è vero che l’uomo per sua natura è fatto per socializzare è altrettanto vero che dovrebbe nel contempo adottare quel minimo di cum grano salis, sufficiente per dare un senso razionale e logico alle sue relazioni sociali. E ciò lo manifesta in particolare attraverso la parola, per antonomasia il mezzo principe della comunicazione umana. Ma con quanta saggezza e umiltà viene usata? Infiniti sono gli eventi della vita che lo coinvolgono e che tali richiedono la descrizione e la divulgazione, perché far sapere è doveroso e utile (ma non sempre) affinché si possa crescere, confrontarsi ed emanciparsi sino a raggiungere soddisfazione per sé e per gli altri. Ma ad ogni evento di particolare risonanza, soprattutto da quando esiste la carta stampa e in particolare la radio e la televisione, il comunicare è diventato un “incontrollato” bisogno di ostentazione che, da parte degli interessati, si configura in quell’egocentrismo e quindi narcisismo tali da voler dire: «Guardate chi sono e quanto valgo». A riguardo si potrebbero citare una infinità di esempi, ma in particolare è in questo periodo pandemico che tale esuberanza (per certi versi anche tracotanza) ha preso piede, in quanto argomento paragonabile al miele che attira le mosche, ossia clinici, cattedratici ed altre figure affette dallo  spasmodico desiderio di apparire per esprimere il proprio punto di vista (se non la propria edulcorata sapienza), grazie agli editori televisivi che li invitano… ovviamente per incrementare l’audience e quindi l’appannaggio degli sponsor. Tra gli attuali frequentatori delle passerelle televisive mi ha colpito, oltre ad altri, il costante presenzialismo del prof. Matteo Bassetti, illustre infettivologo (del San Martino di Genova), il quale non manca di farci conoscere ogni volta la sua posizione in materia di pandemia e di vaccinazioni, ben sottolineata, come titola in virgolettato il Corriere della Sera del 29 aprile scorso: «Sì, sono narciso: chi nega di esserlo dice una bugia. E basta catastrofisti». In seguito a questo titolo, l’articolista che lo ha intervistato gli ha posto le domande-osservazioni: “La telecamera è una droga. È malato di narcisismo?”, e “A volte si sfiora l’esibizionismo”, alle quali il cattedratico ha risposto rispettivamente: «Tutti quelli che vanno in tv lo sono. Se dicono di non esserlo, mentono. Io non ci trovo nulla di male»; e «Siamo libri aperti, ormai siamo personaggi pubblici. Il nostro ruolo è aiutare la gente a capire». Premesso che non è una sola persona a dover informare in quanto ve ne sono tante altre deputate a farlo, il fatto di essere sempre gli stessi ad apparire con la “ridondanza” delle loro affermazioni (molto spesso divergenti e anche oggetto di numerose polemiche), porta, in realtà, a non informare più del dovuto e in modo appagante, ma disorientano alquanto soprattutto i profani, ed ecco che alcune conseguenze sono inevitabili… Io credo che l’essere professionisti di un certo livello, peraltro ormai noti e consolidati, non giustifichi il continuare a calcare la scena del palcoscenico televisivo perché ciò indurrebbe, sia pur indirettamente, a focalizzare l’attenzione su questo o quel personaggio… anziché su quella o altra notizia.

Albert Schweitzer

Personalmente non conosco il prof. Bassetti, del quale ne rispetto la riconosciuta validità professionale, ma in virtù della mia professione giornalistica e del mio impegno sociale, conosco diversi altri suoi Colleghi anch’essi autorevoli per la stessa od altre specialità cliniche e, tra questi, ve ne sono alcuni altrettanto noti che non hanno quella (per me discutibile, appunto) ambizione di apparire pubblicamente un giorno sì e l’altro pure. A riprova di ciò, a tutti coloro che ritengono lecito dare “sfoggio” pubblico del proprio sapere, vorrei rammentare la valenza etica e quindi l’umiltà del filantropo dottor Albert Schweitzer (1875-1965), partito per il Gabon con la moglie nel lontano 1913 per dedicarsi totalmente agli africani e, anche se allora non esisteva la televisione, i sufficienti mezzi di comunicazione hanno dato risalto alla sua persona e alla sua opera umanitaria solo in seguito all’annuncio dello stesso suo contemporaneo Albert Einstein (1879-1955), ossia alcuni decenni dopo. E Schweitzer, pur estremamente etico, ma non privo di difetti e, tanto che, ebbe a dire: «Dite pure delle mie manchevolezze se finalmente non diremo cose che a qualcuno dispiaceranno, non diremo mai per intero la verità».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *