Molto rumore per Nu(te)lla: a proposito di informazione ingannevole

Il fatto. Lo scorso 16 giugno il Parlamento Europeo ha approvato, in prima lettura, la proposta di Regolamento della Commissione europea in materia di informazione sugli alimenti, tendente a garantire un livello elevato di protezione della salute, di trasparenza e di comparabilità dei prodotti e ad offrire ai consumatori le basi a partire dalle quali essi possano adottare scelte informate e utilizzare i prodotti alimentari in modo sicuro: a tal fine – tra le altre cose – si prevede tutta una serie di informazioni obbligatorie sulle caratteristiche del prodotto (artt. 4 e 9), regolandone contenuti e forme; si sancisce inoltre espressamente che le informazioni fornite – anche attraverso la pubblicità – non devono indurre in errore sulle caratteristiche o sulla genuinità del prodotto né, in particolare, attribuire la proprietà di prevenire, trattare o guarire una malattia umana (art. 7).   

La notizia. Apparentemente non ci sarebbe nulla da (ri)dire. Eppure, sulla scia del grido d’allarme lanciato dal vice-presidente del gruppo Ferrero, Francesco Paolo Fulci, i media hanno fatto sì che prendesse piede l’idea che presto la Nutella – e con essa tanti altri appetitosi prodotti, soprattutto dolciari – sarebbe stata messa “al bando” o addirittura “fuori legge” e che se ne sarebbe vietata la pubblicità, così costringendosi in ginocchio l’intera industria dolciaria; il tutto ad esclusivo vantaggio di “chi si è fatto fare i profili su misura, soprattutto di chi produce yogurt”.

I commenti. Se questa è stata la reazione dal fronte degli operatori del settore, tra gli altri diretti interessati – i consumatori stessi – si è detto che quest’intervento comunitario non era poi così necessario, posto che la maggior parte dei compratori sa già che la famosa crema di cacao e nocciole (ovviamente a titolo esemplificativo) non rientra nella categoria dei cibi salutisti e ben pochi credono che gli Azzurri al mattino facciano colazione con frutta, latte, pane e Nutella (e se lo fanno… beh, allora forse abbiamo individuato un’altra causa del clamoroso flop ai Mondiali!!!). Si è anche detto, peraltro, che il futuro regolamento si rivelerà in concreto piuttosto innocuo, quanto meno per la Ferrero, considerato non solo che la Nutella è ormai un prodotto (inter)nazionalpopolare, che forse non ha più bisogno di pubblicità, ma soprattutto che l’esempio delle sigarette ci insegna che nessun (antiestetico) monito funesto, stampato a caratteri cubitali su un pacchetto, è capace di riportare sulla retta via i viziosi.

Il paradosso. Ad ogni modo, aldilà delle considerazioni (più o meno) soggettive ed ora che perfino lo stesso Parlamento Europeo si è scomodato per puntualizzare che nessuno ha intenzione di vietare la commercializzazione della Nutella, è inevitabile soffermarsi sul paradosso insito nell’aver fornito un’informazione ingannevole a proposito di un provvedimento… contro l’informazione ingannevole!

Contrariamente a quanto molti di noi pensano, i legislatori europei non si svegliano la mattina per estrarre a sorte da un’urna l’argomento futile su cui legiferare: l’intervento in discorso – perché ancora di “provvedimento” non si può parlare, posto che si tratta di una proposta di Regolamento approvata in prima lettura dal Parlamento, che dovrà successivamente passare al vaglio del Consiglio dei Ministri per poi, verosimilmente, tornare all’esame del Parlamento in seconda lettura ed infine entrare in vigore non prima del 2014! – proviene da un lungo iter preparatorio, che ha visto coinvolti gli stessi operatori del settore e che si è concluso con un tentativo di mediazione tra i contrapposti interessi espressi dalle associazioni dei consumatori da un lato e dalla rete dei produttori dall’altro.

Compromesso ragionato, come dimostra la bocciatura dell’approssimativo “segnale semaforico” – bollino rosso ad indicare un alto contenuto di grassi, zuccheri e sale; bollino arancione per il livello medio; bollino verde per i prodotti più “sani” – assolutamente non funzionale per i prodotti di base, come opportunamente evidenziato dalla Relatrice Renate Sommer: basti pensare che ai succhi di frutta naturali spetterebbe il bollino rosso per l’alto contenuto di zuccheri, a fronte del bollino verde che competerebbe alla Coca-Cola light!

A ben vedere, dunque, l’unico obiettivo realmente perseguito dalle istituzioni europee è fornire ai consumatori gli strumenti per compiere scelte alimentari consapevoli, senza con ciò fare del terrorismo psicologico – va infatti detto che il Parlamento ha soppresso l’originaria previsione di informazioni concernenti l’impatto sulla salute, compresi i rischi e le conseguenze collegati ad un consumo nocivo e pericoloso del prodotto alimentare (art. 4, par. 1 lett. b, punto iii) – e soprattutto senza il ventilato secondo fine di danneggiare determinati produttori, a vantaggio di altri (manifestazione non nuova di un patologico egocentrismo, accompagnato da manie di persecuzione…): non è detto che lo scopo sarà efficacemente raggiunto, ma il costante aumento di malattie legate alla cattiva alimentazione imponeva quanto meno un tentativo… e pazienza se non avremo più modo di vedere Claudio Silvestri, il cuoco della Nazionale!

Silvia Onnis

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