Mai dimenticare la dignità umana elemento fondamentale per ognuno di noi

di Lorenzo Toninelli

 

Si sente molto parlare, in queste ultime ore, della migrante camerunense Josepha, salvata dalla ong Open Arms dopo aver trascorso 48 ore alla deriva in mare aperto.
Quello che ha sconvolto tutti sono state alcune foto che la ritraggono con dello smalto sopra le unghie.
L’immediata accusa lanciata da molti è stata quella di “fake news” e di “attori pagati per fingere di essere migranti” senza soffermarsi a leggere qualche notizia in più.
Lo smalto è stato applicato, infatti, da alcuni volontari della ong Open Arms una volta che Josepha è stata salvata per poterla tranquillizzare (più informazioni sono reperibili da questo articolo ed altri: https://www.ilfattoquotidiano.it/…/migranti-la-fak…/4511101/).

Ma non è questo il punto sul quale voglio soffermarmi con questo post.
Quello che voglio trattare è invece l’elemento della “dignità umana”, un aspetto fondamentale che riguarda ogni individuo e forse uno dei capisaldi dell’umanità stessa. La dignità umana è un bisogno che si afferma in ognuno di noi soprattutto nei momenti di estrema difficoltà. Il ricordarci di essere uomini e, soprattutto, di avere una dignità in quanto tali.

Perché l’episodio di Josepha non è sicuramente né il primo né l’ultimo a cui, purtroppo, assisteremo ed a cui abbiamo assistito seppur indirettamente.

Un altro esempio è senza dubbio l’evento di un colonnello che liberò il campo di concentramento di Bergen Belsen, fatto che viene raccontato dall’artista Banksy in giustificazione del suo utilizzo del colore: “Il colonnello liberò il campo e in una cassa di aiuti che portarono c’erano 400 rossetti. Lui si incazzò, ma poi li diede alle donne e loro lo indossarono, poi si pettinarono i capelli; e forse quella fu la cosa che le fece sentire di nuovo vive, la cosa migliore che i soldati avrebbero potuto fare. Questo è quello che intendo quando parlo della differenza che può fare l’applicazione di colore, di pittura“.

Episodi come questo non possono non ricordarmi la storia di mio nonno. Egli partecipò al secondo conflitto mondiale come giovane arruolato nella, aimè, armata fascista. A sua difesa posso solo dire che era giovane ed ingenuo ed all’epoca lui, come molti altri, fu abbagliato dall’oscura illusione di Mussolini e se ne pentì solo molti anni dopo. Fatto sta che, da quanto riportato dai racconti di mia madre tramandati a sua volta da mia nonna, fu catturato per un anno dagli inglesi che lo rinchiusero in un campo di prigionia in Africa. Lì mio nonno patì la fame più nera e perse 30 kg, se non di più, durante il suo “soggiorno” dove i prigionieri venivano trattati al pari degli animali. Quello che mi rimarrà sempre impresso, però, fu cosa faceva mio nonno ogni volta che gli spettava il momento del pasto (che consisteva in una misera buccia d’arancia e una fetta di pane). Quando arrivava il cibo lui prendeva l’unico fazzoletto che gli era rimasto e si “apparecchiava” con la sua sorta di tovaglia improvvisata. Quando i suoi compagni prigionieri gli chiedevano perché sprecasse così il suo unico fazzoletto lui rispondeva sempre: “Loro vogliono ridurci a delle bestie, io, però, voglio conservare la mia dignità in quanto uomo”.

Gesti come questi possono apparire nell’immediato insulsi e inutili, ma sono azioni che possono davvero aiutare un essere umano che si trova a dover affrontare situazioni terribili di diversi tipi è per questo che, dunque, gentilezze (all’apparenza superflue) come quelle compiute dai volontari dell‘Open Arms in realtà sono fondamentali per aiutare un essere umano nel momento del bisogno. Anche piccoli gesti come questo possono fare una grande differenza in momenti del genere.

La dignità umana non dev’essere mai ignorata o sottovalutata perché è ciò di cui più abbiamo bisogno ed a cui dobbiamo appellarci con tutte le nostre forze quando affrontiamo eventi di simile portata.

È per questo che rimango allibito a leggere commenti di alcuni soggetti che si scandalizzano per dello smalto sulle unghie di una migrante.

Perché, se da una parte dobbiamo preoccuparci di conservare la dignità umana di chi si ritrova 48 ore in mare aggrappato ad un pezzo di legno, dall’altra dobbiamo preservare la dignità umana anche di chi si trova dall’altro lato ad accogliere chi ha bisogno di aiuto con insulti, odio, disinformazione e violenza.

Ed è proprio leggendo questi commenti che ho sempre più paura che la dignità umana di chi sta “dall’altra parte” in realtà stia a poco a poco svanendo e che, forse, un po’ di smalto, andrebbe messo anche nelle teste di molti italiani.

 

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