L’OLIMPO DEGLI “DEI” BUROCRATI

La carenza di dialogo e di trasparenza non solo allontana le parti ma possono favorire azioni che solitamente sono configurabili in un reato. Anche i Ministeri sono lontani dal cittadino che non riesce ad avere riscontri
di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)
È quanto meno deprimente constatare che fra cittadini e Istituzioni la trasparenza si va sempre più affievolendo. Oltre al fatto che alcuni operatori di determinate P.A. non sono sempre identificabili anagraficamente in quanto non espongono il proprio pass identificativo (oltre a non qualificarsi), e quando li incontriamo nei corridoi non possiamo ovviamente chiamarli per nome; quindi presenze anonime o quasi… per non parlare di fantasmi… Ad aggravare questo “non identificarsi” (volutamente o meno) è il fatto che quando abbiamo bisogno di un appuntamento (“de visu”) con un funzionario, un dirigente o addirittura un assessore, solitamente non si è ricevuti e per esporre un’esigenza occorre scrivere una e-mail (o Pec, che ha lo stesso valore legale di una tradizionale raccomandata) che, manco a dirlo, viene solitamente filtrata dalla Segreteria la quale dovrebbe poi inoltrarla al destinatario da noi richiesto. Quest’ultimo, a sua volta, dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) prendere visione della nostra missiva e, se lo riterrà opportuno, si degnerà di rispondere sempre per iscritto; ma preciso che talvolta la risposta proviene da un suo collaboratore, quindi interposta persona che non è detto essere sempre idonea o pertinente nel valutare il nostro problema. Per quanto riguarda il contatto telefonico, raramente la segreteria “favorisce” il contatto tra il cittadino e il burocrate specie se figura apicale. Questo modus operandi era già in corso prima dell’avvento pandemico, dopo il quale i contatti sono diventati decisamente telefonici o solo tramite e-mail. In alcuni casi, quando vogliamo avvalerci della corrispondenza tradizionale è ancora possibile scrivere al destinatario una raccomandata preferibilmente con ricevuta di ritorno, alla quale il destinatario è tenuto a rispondere alle richieste del cittadino entro 30 giorni (Legge 241/1990); ovviamente la raccomandata per via posta può essere sostituita dalla Pec, con la precisazione che la stessa devono averla le Istituzioni e i liberi professionisti, ma non è d’obbligo per il cittadino comune. Questa “rivoluzione” dei rapporti in-diretti tra cittadino e P.A. ha preso piede ancor prima con la creazione degli URP (introdotti con il Decreto Legislativo n. 29 del 1993, abrogato dal D.lgs 165/2001, il quale ha disposto che le A.P. individuino, nell’ambito della propria struttura, Uffici per le Relazioni con il Pubblico al fine di garantire la piena attuazione della legge 7 agosto 1990: “Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi”. Ma anche con l’avvento della telematica, incrementata dai cosiddetti call center i cui addetti possono essere dipendenti della P.A. e/o di ditte private in appalto. Fermo restando il diritto di interpellare il Difensore Civico della propria Regione per chiarimenti e consigli.
Ma a parte quest’ultima “opportunità”, si va sempre più imponendo la spersonalizzazione umana con determinate conseguenze a causa proprio del non aver potuto esporre un problema di persona al burocrate di riferimento. Tra le conseguenze talvolta si verificano aggressioni all’operatore che, non essendo però figura apicale, è il primo a farne le spese. Prima di questo avvento “insulso e dispotico” i rapporti con le Istituzioni rientravano nella normalità ed erano generalmente cordiali e spesso risolutivi di questo o quel problema, e ora che la situazione è totalmente invertita non si lamentino i burocrati se certi episodi spiacevoli accadono…, sia pur condannabili. Anche se siamo dotati di mani per scrivere, il buon Dio non per nulla ci ha dotati anche di una lingua per parlare e due orecchie per sentire, unitamente due occhi per vedere (i nostri interlocutori), ma anche una mente per ragionare ed essere razionali; doti che non pochi burocrati non sanno apprezzare, mentre preferiscono non affrontare qualche problema da risolvere a favore del cittadino ascoltandolo, e continuare a scaldare quello scranno… con meno preoccupazioni, condizione favorita dal fatto che molto raramente il cittadino è in grado di contestare. Se questa non è burocrazia (della più sfrontata) che cos’è? Ma una ulteriore “arroganza”, come ho già avuto modo di spiegare, è data dai Ministeri i quali spesso (per non dire sempre) non si degnano di rispondere al cittadino che ha scritto loro una raccomandata con qualche precisa richiesta e, il sottoscritto, ne sa qualcosa… A questo punto non mi si venga a “sollecitare” l’attaccamento e il rispetto (per quanto doveroso) della Costituzione che, se tutti la leggessero nei particolari, si accorgerebbero che per alcune parti non è rispettata dalle stesse Istituzioni. E per quanto riguarda l’amor patrio? Ci sarebbero da fare ulteriori precisazioni…, ma si può anticipare quanto segue: ossia, finché dalla suddetta Carta non verrà alienato il termine “razza” (peraltro sollecitato da più parti), a mio avviso i concetti di burocrazia e non trasparenza sono paragonabili a quella che si può tranquillamente definire pseudo democrazia. Un’ultima precisazione: ad onor del vero ci sono le eccezioni, come ad esempio le P.A. di piccole località dove tutti si conoscono, e dove il “nascondersi” sarebbe solo un innocente gioco infantile di vecchia memoria.