L’Islanda ha sconfitto la dipendenza da droghe e alcol dei giovani con il programma”Youth in Iceland”

L’Islanda è riuscita a sconfiggere la grande problematica che da due decenni opprimeva il paese, la dipendenza da droghe e l’abuso di alcol in età adolescenziale. In quasi 20 anni gli adolescenti islandesi sono passati dall’essere i più assidui bevitori d’Europa, ad essere i più salutisti di tutto il continente.
I ragazzi abituati alle sbronze sono passati, numericamente parlando, dal 48% registrato nel 1998, al 5% registrato nel 2016.
Possiamo affermare che l’Islanda è riuscita nel suo intento e ha portato a termine una vera e propria impresa titanica, considerata da molti un miracolo, visto i primi numeri registrati. L’Islanda però, non solo è riuscita a togliersi di dosso la nomea di essere il paese tra i più pesanti consumatori di alcol e droghe in Europa, ma oggigiorno, i ragazzi islandesi sono considerati i giovani più “puliti” in assoluto, come viene riportato da uno studio che è stato pubblicato dal Mosaic Science.
Questo risultato però, è stato ottenuto solamente grazie a interventi drastici e diretti, con il giusto insieme di divieti integrati con attività extrascolastiche di coinvolgimento, come quelle creative e sportive, che hanno coinvolto gli adolescenti a tempo pieno, l’instaurazione di un rapporto più stretto e comunicativo tra i genitori e l’ambiente scolastico, e inoltre, l’aggiunta di un coprifuoco.
Il piano portato avanti dall’Islanda è stato avviato nel 1992, grazie ad una tesi di dottorato scritta diversi anni prima a New York, dal professore di psicologia statunitense Harvey Milkman, oggi docente presso l’università di Reykjavik. La sua tesi metteva in stretta relazione il consumo di alcol e droghe e la predisposizione allo stress propria di alcune persone. Grazie a questa tesi Milkman venne inserito in un gruppo di ricerca specializzato a contrastare l’abuso di droghe e nel 1991 venne inviato in Islanda per diffondere i suoi studi.
La tesi del professore colpì molto gli islandesi che decisero di dargli l’opportunità di testare i giovani di età compresa tra i 15 e i 16 anni, i quali, nel 1992, vennero sottoposti ad un questionario, ripetuto anche successivamente negli anni seguenti, ideato dallo stesso Milkman. Nel questionario venivano proposte una serie di domande ai ragazzi islandesi, ad esempio: “Bevi alcolici?”, “Ti sei mai ubriacato?”, “Hai mai fumato?”, “Quanto tempo trascorri con i tuoi genitori?”, “Svolgi attività?”.
I risultati di questo esperimento furono molto negativi: circa il 25% dei ragazzi affermava di fumare quotidianamente e il 40% ammetteva di essersi ubriacato appena un mese prima. Ma quel che colpì Milkmna fu un altro risultato: dal questionario, infatti, constatò che chi praticava sport o frequentava corsi, e aveva un buon rapporto coi genitori, era meno propenso all’utilizzo di droghe e alcol.
Così è nato, su iniziativa del governo, “Youth in Iceland”, che consiste in un programma nazionale di recupero che cerca di coinvolgere il più possibile i genitori e le scuole.
Vennero abolite le pubblicità di sigarette e bevande alcoliche, i minori di 18 anni non potevano più comprare sigarette e chi non aveva 20 anni non poteva acquistare alcol. Venne introdotto un coprifuoco agli adolescenti tra i 13 e i 16 anni: rientro a casa alle 10 di sera in inverno, a mezzanotte d’estate. L’obiettivo principale, infatti, era far passare ai ragazzi più tempo possibile in casa, anteponendo la quantità alla qualità delle ore trascorse in compagnia dei familiari. Vennero poi introdotte attività extrascolastiche di ogni tipo, in modo che i giovani potessero stare insieme il più possibile.
Grazie a questo programma, la percentuale di coloro che fanno uso di alcol e droghe in Islanda è calato drasticamente.
Si è cercato di estendere questo programma anche a tutta l’Europa ma è stato accolto solamente in alcune piccole città di 17 paesi europei. Molti paesi si sono rifiutati di accogliere il progetto a causa dei costi di mantenimento e per la rigida disciplina che dovrebbero imporre a tutti i giovani.
Nonostante questo l’Islanda costituisce un vero e proprio esempio per noi, perché ci ha dimostrato che se si vuole veramente arrivare al raggiungimento di un obbiettivo e ad un cambiamento, anche radicale, serve solo un po’ di impegno di tutte le parti in causa.

Ilaria Filippini
Fonte: agi.it

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