L’INCONTENIBILE FASCINO DELLA VISIBILITÀ

L’evoluzione dei tempi e delle culture, come pure la disponibilità dei mezzi di comunicazione, hanno reso parte dell’umanità sempre più priva dei valori più nobili come la modestia, la sobrietà e l’umiltà

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Una volta si diceva che l’umiltà era la virtù dei deboli, tanto da parte di persone note quanto di quelle più anonime. Una constatazione che oggi (e da un bel po’ di tempo) è superata di gran lunga e questo grazie (in senso negativo) in gran parte al contributo indefesso di tutti i mezzi di comunicazione. Non c’è personaggio già di per sé noto al grande pubblico (a parte le rarissime eccezioni) che non ostenti la propria prestanza fisica (in primis) e il proprio “talento” professionale o ludico; una ostentazione oltremodo sollecitata proprio dai mass media dai quali la gran parte dei personaggi “da vetrina” quasi mai si tira indietro, e ciò procura quella catarsi che pare non terminare mai. Il desiderio di voler godere dell’ammirazione del prossimo è da sempre un fatto normale, direi umano, e che è sempre esistito in tutte le culture; ma quando l’obiettivo è quello di attirare l’attenzione in forma spasmodica (e a volte senza ritegno) tale atteggiamento a mio parere rasenta il senso dell’onnipotenza, come dire: «Guardate chi sono io!», magari anche «Come sono bravo!». Insomma, un distinguersi dagli altri spesso a qualunque prezzo, come quello di venir meno alla propria dignità. Ed ecco che ammiratori, sostenitori vari e seguaci si sommano sino a perdersi all’infinito in folle oceaniche. Fra tutte queste star: sportivi, cantanti, divi dello spettacolo, artisti, politici, imprenditori, facili arricchiti e nullafacenti, comprese quelle più “anonime” comparse nella recita di spot pubblicitari, come pure volontari nell’ambito del volontariato, ed altri ancora, si va creando un movimento di massa centrato sulla pura immagine estetico-comportamentale i cui valori morali in gran parte metterei in discussione, ovviamente senza nulla togliere alle reali qualità tecnico-professionali che li ha portati alla ribalta; ma da qui ad esaltarsi sino a vedere il loro pubblico andare in estasi, ce ne passa… Quindi pare scontato l’effetto emulazione ossia la creazione di “adepti” che si illudono di poter diventare come i loro beniamini; e questo non fa che distorcere il concetto razionale della società. Ma proviamo ad ipotizzare l’inverso. Supponiamo che molti si dedichino alla lettura per conoscere illustri protagonisti che hanno fatto storia per una migliore crescita sociale come mecenati, scienziati, filosofi, artisti, missionari, filantropi, etc.; quanti emuli vi sarebbero oggi? Sicuramente non molti proprio perché la libertà di costumi, l’emancipazione delle leggi e più estensivamente la globalizzazione in ogni ambito del vivere comune, hanno fatto sì che determinati valori etico-morali perdessero il loro reale significato sia semantico che pratico. Forse è fin troppo facile parlare dal basso del pulpito ed esprimere giudizi, ma il narcisismo e l’edonismo (ivi compresa la presunziomne) sono atteggiamenti comportamentali che molto probabilmente sono insiti in determinate personalità, e ciò è talmente palese che il più delle volte non si può non rilevarle tanto da “azzardare” una analisi, un giudizio, una critica, o comunque una riflessione. Inoltre, fra questi personaggi che ambiscono alla visibilità, all’acclamazione e al proprio sostegno, vi sono anche quelli che, sentendosi in qualche modo superiori, non risparmiano atti di umiliazione ed offesa verso quelli che ritengono essere loro inferiori. Ad esempio, da tempo la moglie di un notissimo presentatore televisivo italiano non perde occasione per ostentare (spudoratamente e ovunque) la propria ricchezza e il godimento delle relative agiatezze attirando l’attenzione da parte di molti social: un vero proprio insulto a tutti quelli che sono… distanti da lei! In tutti questi casi si va manifestando quella che io definirei una sorta di schiavitù in versione moderna (nei confronti dei meno abbienti e degli stessi fan) sia pur distante dal concetto reale originario tra le varie etnie nelle diverse epoche. Ma in definitiva, perché queste differenze nonostante l’emancipazione e le molteplici opportunità di confrontarsi e di dialogare “alla pari” attraverso gli innumerevoli mezzi? Forse qualche risposta ci può venire da filosofia, psicologia e sociologia, ma soprattutto dall’antropologia, in grado di abbozzare alcune particolari sfumature del comportamento umano che sfuggono al profano, compreso a chi scrive. Tuttavia, il nostro vivere quotidiano continua ad essere condizionato se non anche disturbato, e le nuove generazioni, comprese queste ultime, saranno oggetto di mistificazione, vero e proprio preludio ad un futuro basato sul tutto ma soprattutto sul nulla. A mio modesto avviso, parte di questi protagonisti da palcoscenico itinerante non hanno paura di invecchiare ma di perdere il loro fascino, ben lontani dalla saggezza dei latini i quali sostenevano: «Animi lineamenta sunt pulchriora quam corporis», ossia, le fattezze dell’anima sono più belle di quelle del corpo.

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