L’IMPERTERRITA INCONGRUENZA DI GOVERNANTI E CITTADINI

Da ambo le parti manca l’obiettività, la ratio e la volontà per superare i molti ostacoli della vita, a cominciare dal rispetto del buon funzionamento della sanità pubblica

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Sono sempre più sconcertato dal fatto che, nonostante l’evidente e repentino declino del SSN verso la Sanità privata, il comune cittadino e paradossalmente soprattutto i più bisognosi, non prendano posizione in alcun modo. Una minima parte di essi si limita a lamentarsi inviando lettere ai quotidiani che vengono in parte pubblicate nella “rubrica dei lettori” (effimero sfogo), qualche sporadico caso si rivolge ad alcune emittenti televisive, mentre un’altra percentuale si esprime in modo del tutto plateale: sciopero della fame, sit-in od altre manifestazioni analoghe (compromissione della propria dignità); poi vi è una certa schiera che aderisce a sindacati ed associazioni varie per scendere in piazza in cortei. A mio avviso, come da sempre sostengo, tutte queste forme di manifestazioni non servono a nulla o a molto poco; mentre sarebbe più razionale esprimere ognuno il proprio dissenso e quindi le proprie preoccupazioni puntando il dito direttamente nei confronti delle Istituzioni di riferimento, le quali per quanti sforzi facciano non sono in grado contenere il problema e, intanto, molti cittadini sono nella condizione reale di non potersi curare in tempo utile con la Sanità pubblica e tanto meno ricorrere a quella privata. Quindi, io mio chiedo, come fidarsi di una politica, o meglio di politici che non sanno o non riescono mantenere stabile il nostro SSN e/o SSR? Chi era al potere sino alle penultime due-tre generazioni e chi governa attualmente non hanno saputo dimostrare di avere delle reali e soprattutto complete competenze, tant’é che ogni volta che si tratta di intraprendere un provvedimento per migliorare una situazione come quella relativa alla Sanità pubblica, anche se qualcuno ha una qualche illuminata idea innovativa e quindi migliorativa viene subito boicottato dalle opposizioni; ma ciò nonostante il cittadino italiano (per la stragrande maggioranza) si illude di una possibile miglioria con un “cambio” di Governo. C’è chi sostiene da sempre, ad esempio, che per condurre il Dicastero della Sanità sia indispensabile avere la qualifica di medico, mentre altri sostengono che sia importante avere un preciso indirizzo politico piuttosto che l’essere laureati in Medicina in quanto requisito utile ma secondario. Ma chi ha ragione? È un quesito che in tutti questi anni, ossia dalla Riforma sanitaria 833 del 1978 a tutt’oggi non ha mai trovato una risposta univoca, e ciò dimostra che continua a primeggiare l’ambizione di ricoprire una carica istituzionale, poi se le cose vanno male… è sempre colpa di chi ha seminato in precedenza. E chi ne fa le spese? Ovviamente il cittadino-utente-paziente o potenzialmente tale che continua a vedere allontanarsi sempre più la garanzia di una adeguata assistenza sanitaria, o dei detrattori del momento, con il rischio palese di incorrere nell’aggravamento del suo “status” patologico in atto, o di non poterlo prevenire in tempo utile a causa delle fatidiche liste di attesa. A questo riguardo vorrei rammentare, per l’ennesima volta, che quando un cittadino non riesce ad ottenere una prestazione (visita specialistica od esame strumentale) con carattere di urgenza, come prescritto dal medico, può attuare un esposto a titolo cautelativo nei confronti delle Istituzioni sanitarie che non sono state in grado di garantirgli la necessaria prestazione. Se si vuole fare del gratuito “buonismo” si direbbe che è il classico esempio del cane che si morde la coda, mentre sostengo che in realtà non è così e, se chi dirige la Sanità pubblica a livello nazionale e locale sostiene che è un ruolo e un impegno di difficile attuazione, sarebbe da rispondere loro che farebbero meglio a lasciare il posto a chi ha migliori attitudini e più determinazione… senza farsi condizionare dai cosiddetti “detrattori”, i quali a loro volta, hanno la presunzione di sapere far meglio e di più di chi è oggi al potere e quindi deputato a reggere le redini del Dicastero della Salute. Nel contempo, dall’esterno, fanno sentire la loro voce le varie associazioni di categoria in ambito sanitario, aventi in comune più o meno la stessa visione nel disquisire (con utili suggerimenti) sulla Sanità pubblica. Ma anche ascoltando queste voci emerge sempre il problema finanziamenti con la popolare frase (ormai retorica): «Si giunti ad avere una coperta troppo corta», come dire che non ci sono soldi a sufficienza per garantire spesso anche il necessario.

Ciò che al momento sono ancora totalmente garantiti risultano essere i ricoveri ospedalieri e gli interventi chirurgici, mentre altre prestazioni sia pur non meno importanti sono garantite a macchia di leopardo,  e in sub-ordine presso la Sanità privata, e questo anche a causa del deleterio e intramontabile federalismo; un oltraggio agli articoli della Costituzione, 3 e 32 in particolare. In buona sostanza si tratta di fare i conti con alcuni grossi ostacoli: una politica inefficiente, un debito pubblico che non si riesce a ripianare minimamente, e la maggioranza dei cittadini che non sanno (e non vogliono) far applicare il rispetto dei loro diritti… sia pur a discapito della loro stessa salute. Chi mi legge da tempo (con onesta obiettività) ha imparato a conoscermi quale idealista e anticonformista ma coerente con il proprio modus operandi, perché oltre a diffondere queste considerazioni, per quanto mi è legalmente possibile le metto in pratica e, a tal riguardo, rendo noto che in questi ultimi mesi tali mie esternazioni le ho espresse (per raccomandata A/R) a varie autorità locali e apicali in ambito nazionale, ma manco a dirlo, senza averne alcun riscontro. E questa sarebbe democrazia? Non mi pare proprio, anzi non lo è, in quanto per essere tale finché esiste la Costituzione e relative Leggi a tutela dei cittadini, le stesse devono essere onorate senza se e senza ma, in difetto, è bene rettificarle o alienarle. Un’ultima osservazione. Va da sé che ogni cittadino è tenuto a rispettare le Leggi emanate dallo Stato, ma quando sono le Istituzioni a non rispettarle appare evidente che si è di fronte ad un vergognoso dispotismo e conseguente sudditanza. Oltre a questa ovvietà, a che serve insegnare Filosofia nelle Scuole Superiori e all’Università, se la saggezza di Socrate e di alcuni dei suoi discepoli, ad esempio, resta lettera morta se non per acquisire il titolo di “Dottore in Filosofia”? A mio parere acquisire nozioni di Filosofia non è solo per giungere a qualche risposta alle molte domande, ma anche per adottare quel comportamento di vita che rientra nella massima legalità da ambo le parti: politici-governanti e cittadini-fruitori di doveri e diritti!

Tutte l’opinioni presenti nel sito corrispondono solo a chi la manifesta. Non sono necessariamente l’opinione  della Direzione.

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