Liguria e Lunigiana: una tragedia annunciata

Dal 1998 in Italia circa 400 persone sono morte in quella che spesso, subito dopo l’accaduto e puntualmente il giorno dopo viene  apostrofata come una “tragedia annunciata”: le conseguenze di pesanti e intense alluvioni e nubifragi che danno luogo a frane, allagamenti, erosioni del terreno e delle montagne. Ma annunciata da chi a chi?

Il 1998 è l’anno della tragedia di Sarno e Quindici, in provincia di Salerno: il 15 maggio di quell’anno una violenta alluvione causò lo staccamento della montagna sovrastante i paesi. Morirono 159 persone. La lista di uomini e donne morti da Sarno a oggi in disastri come questo è infinita e presenta una spaventosa cadenza quasi annuale: dodici morti a Soverato e ventitré in Piemonte nel 2000, due morti a Massa Carrara nel 2003, quattro a Villar Pellice, in provincia di Torino nel 2008, 2 in provincia di Belluno e 36 nella provincia di Messina nel 2009, due a Salerno e in provincia di Genova e Savona nel 2010, due nel Veneto nel novembre del 2010.

400 persone. Morte affogate in sottopassaggi saturi d’acqua, incastrate nelle loro auto improvvisamente travolte dal fiume in piena, allagate in campeggio, travolte dalla montagna sotto la quale vivevano,  intrappolate sotto il fango, trascinate via dall’acqua della piena mentre si trovavano in strada, mentre soccorrevano persone in difficoltà, affogate mentre dormivano nei seminterrati di una casa che sembrava sicura. Nell’era del progresso e delle potenti tecnologie si muore ancora per pioggia:  perché ci sono persone in macchina mentre il fiume è in piena? Perché ci sono persone che muoiono nei seminterrati allagati? Perché non si ha la percezione dell’imminente pericolo, e non ci viene spiegato quando è il momento di mettersi in salvo e come? Chi si metterebbe alla guida di un’ auto se sapesse che esiste il concreto rischio di morirci affogato? Chi si rintanerebbe in un seminterrato se sapesse che una piena sta per inondare la città? L’Italia è il paese in Europa con il rischio idrogeologico più alto, il rischio cioè che i fiumi delle zone interessate straripino o che i terreni, sotto l’effetto di pesanti e intense precipitazioni possano dare luogo a frane, smottamenti  o colate di fango. Secondo il rapporto di Legambiente “Ecosistema rischio 2010” esistono dei fondi stanziati dallo Stato Italiano per intervenire nelle cosiddette “emergenze del suolo”: sono 650 i milioni di euro utilizzati  nel solo 2010 per far fronte all’accoglienza sfollati, ai primi soccorsi, alle urgenze legate all’emergenza. È sulla prevenzione però che non si fa abbastanza:  l’82 % dei Comuni italiani è a rischio idrogeologico, 3 milioni e 500 mila sono i cittadini esposti a questo rischio ma solo il 22% dei Comuni, secondo Legambiente, organizza esercitazioni pratiche, informa i cittadini dei concreti rischi a cui sono sottoposti e spiega  loro quali comportamenti adottare in determinate situazioni, cosa fare e dove andare in caso di emergenza. Un rischio idrogeologico così diffuso è insito alla conformazione geologica del territorio, ma è molto spesso aggravato dall’abusivismo edilizio e dal disboscamento eccessivo. Molto spesso un territorio geologicamente fragile come il nostro, unito al disinteresse per la manutenzione e alla speculazione edilizia, diventa, alla prima eccezionale tempesta, una potenziale catacombe; emblematica la già citata tragedia di Sarno, dove i 2 milioni di metri cubi di fango scivolati via dalla montagna dopo le forti piogge investirono quasi 200 abitazioni che là non dovevano esserci.E adesso c’è un’altra catastrofe da aggiungere alla lista infinita: 5 morti e 7 dispersi in Toscana e in Liguria; le zone più colpite dalle alluvioni sono La Spezia e la zona della Lunigiana, completamente devastate. Sono crollati ponti e sono state cancellate strade sotto la furia di 500 mm di acqua caduti in poco più di 6 ore; frane, terreni dissestati, fiumi che straripano e invadono le strade; paesi come Monterosso, una delle bellissime Cinque Terre, completamente cancellati dal fango.  Inevitabile la calamità naturale, evitabili le negligenze che da anni si ripetono ciclicamente: sfollati, morti, dispersi e disperati, la stessa medesima tragedia che si ripete annualmente in tutto lo Stivale terrorizzando la Penisola in lungo e in largo, a turno, in ogni regione. Quasi a volerci avvertire che siamo tutti a rischio ma cogliendoci sempre e comunque impreparati. Tragedia annunciata, ma come al solito mai in tempo.

Grazia D’Onofrio

 Nella foto: paese della Liguria dopo l’alluvione

 

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