LETTERATURA E STORIA DELLA MEDICINA
Piccolo contributo come stimolo a quel sapere al di fuori delle Accademie
di Ernesto Bodini (giornalista scientifico e biografo)
Per essere “più vicini” alla Medicina taluni operatori non avrebbero bisogno soltanto di esperienza, ma anche di tornare sui passi della Letteratura, attraverso la quale si snodano numerosi capitoli in cui le malattie assumono un certo potere in quanto fanno storia. Rievocare queste pagine per certi versi può “colmare” quel vuoto che è l’insegnamento della Storia della Medicina nelle Facoltà. Quanta ricchezza di nozioni e di confronti che le nuove generazioni di medici potrebbero acquisire, anche se in questi tempi sono maggiormente presi per coprire carenze ed esigenze create in questo ultimo ventennio dal nostro SSN. Personalmente, pur non essendo medico ma un divulgatore scientifico e appassionato di Storia della Medicina, immergermi in quelle pagine trovo un “conforto” cercando di capire quanti sacrifici hanno coinvolto gli studiosi delle varie epoche passate, gran parte dei quali hanno poi dato notevoli impulsi per la conoscenza della malattie e per il loro trattamento. Forse ben pochi danno importanza ai confronti tra ieri e oggi, mentre in realtà non mancano spunti e analogie per meglio comprendere un concetto basilare: quello che non si è potuto capire (o poco) ieri, con le conseguenti acquisizioni di oggi non solo si rende merito e onore ai pionieri, ma si è resa possibile la conferma (e la miglioria) per conoscere meglio una malattia e realizzarne il relativo trattamento. Ad esempio, le ricche pagine che raccontano come è stata scoperta l’anestesia (1846), ad opera di alcuni ricercatori statunitensi, un passo della storia del quale esiste un vero e proprio capitolo della letteratura; a questo riguardo sono passati oltre due secoli e mezzo, un lungo periodo ricco di generazioni e relativo progresso. Sempre in questo ambito non meno significativo e ricco di storia, il capitolo dedicato alla dottoressa statunitense Virgina Apgar (1909-1974) che descrisse l’Apgar Score, un sistema a punteggio per la valutazione delle condizioni fisiche dei neonati. E tanti altri contributi, compreso quello relativo ai molti pregiudizi nei confronti delle donne votate alla Medicina (ed altre professioni), la cui ripartizione attuale è definita “Quote rosa”. Ma il fascino di questo contributo, che la letteratura ci fa ben conoscere anche nei dettagli, va ben oltre in quanto molti altri protagonisti sono entrati nell’Olimpo della Medicina in progress, il cui elenco sarebbe quasi interminabile considerando anche gli sviluppi delle Scienze chirurgiche, della Immunologia, della Biologia, della Genetica, etc. Proseguire sull’importanza che la letteratura ha avuto ed ha per la maggior conoscenza della Medicina richiederebbe molto spazio; tuttavia, proprio perché non sono uno stretto addetto ai lavori ma un appassionato divulgatore di questa materia e biografo, mi limito a fare la seguente considerazione: per avere più padronanza nell’esercitare la Medicina oggi, io credo che oltre ai testi accademici sia utile affiancarli a quelli della letteratura all’interno della quale emergono veri e propri pionieri, date, tentativi, progressi e, quasi sicuramente, più umiltà… e forse meno rincorsa alla pecunia. Del resto, come diceva il medico canadese William Osler (1849-1929): «Un medico ha bisogno della letteratura come della scienza».