LETTERA APERTA AL MINISTRO MATTEO SALVINI
Egregio Signor Ministro,
È il caso di ribadire che le polemiche non sono mai costruttive, ma nell’ambito delle comunicazioni sociali e della cronaca, come in quello della politica, sono sempre più ridondanti tanto da sconfinare nelle incomprensioni, negli scontri fisici e verbali non di rado anche nelle aule giudiziarie. In effetti non c’è argomento che nella vita quotidiana non si presti a tutto ciò, e questo perché? Si potrebbe fare una miriade di illazioni e probabilmente parte delle quali equivarrebbero a centrare il “fenomeno”, ma poiché personalemente non ho elementi a sufficienza per il momento mi astengo… Egregio ministro, Lei è salito alla ribalta dopo lunghi percorsi di militanza che lo hanno visto protagonista determinato, acclamato, osannato, e anche contestato ma alla fine accettato tanto da ricoprire un ruolo di primo piano nel tentare di risanare questa “malsana” Repubblica; avendo peraltro Lei ammesso che questo Governo giungerà al suo termine naturale con Lei alla sua guida…, intoppi e imprevisti permettendo. Ma mi permetta qualche osservazione a Suo carico. Al di là del Suo “entusiasmo” che sotto certi aspetti potrebbe essere letto sotto la luce di un rinnovato patriottismo, e sotto certi altri aspetti quella di un idealismo con lo scettro del risolutore tout court, trovo assai deviante il Suo comportamento relativo all’eccessivo presenzialismo in piazza e in ogni cantone della Penisola, oltre a vestire(esteticamente) ogni volta panni diversi quasi a volersi immortalare (e idealmente per qualche attimo sostituire) con i rappresentati dell’Ordine pubblico e delle più svariate realtà sociali. Per non parlare poi della sfrenata “selfie-mania” che, seppur richiesta dai suoi “fan”, non giustificherebbe un così assurdo ed ostenato esibizionismo; mentre, di fatto, potrebbe con altrettanta semplicità ed eleganza rifiutare questi inviti che da parte dei più sanno di ipocrisia e di immaturità. I Suoi predecessori, mi riferisco agli esponenti dei primi due-tre Governi post Costituzione, che non avevano certo questa tendenza anche se all’epoca non esistevano i cellulari, ma molto intenso comunque era il lavoro dei cosiddetti “paparazzi”, ai quali spesso si sottraevano e, come Lei sa, in taluni occasioni i fotomontaggi erano dietro l’angolo. Ora, volendo richiamare la Sua attenzione anche sul caso dei due minori immortalati dai mass media come “eroi” per aver evitato probabilmente una strage con uno stratagemma, tanto che i quotidiani nei giorni scorsi hanno dato notizia che Lei ha riconosciuto loro la Cittadinanza Italiana, vorrei evidenziare che pur non avendo alcuna preclusione ideologica verso gli stranieri, qualunque sia loro etnia (e badi che non ho scritto razza) è preciso dovere di tutti noi avere rispetto per la Persona, e verso tutto ciò che è vita, ritenendo inoltre che sarebbe stato molto più accettabile se tale riconoscimento fosse avvenuto con minor clamore mediatico e, come ben Lei sa, nessuno è tenuto prestare il fianco ai mass media se non lo desidera. Ma così non è stato e, la conseguenza, è che la notizia ha preso il sopravvento con l’intendere collettivo i due protagonisti (loro malgrado) considerandolo gli “eroi” del momento. E se anche gli stessi interessati dovessero rifiutare questo appellativo, è inevitabile che “partoriranno” comunque dei falsi miti tanto che, dal punto di vista antropologico e sociologico, non è escluso che assisteremo prima o poi ad emulazioni… come del resto ce ne sono state in passato, sia pur originate da altre realtà. Come Suo connazionale vorrei credere in valori diversi da quelli che si stanno imponendo attualmente, ma i miei ideali sono ben lontani in quanto rispecchiano quelli appartenuti a grandi Uomini, ovvero i filantropi, uniche figure, a mio avviso, vicine ai propri simili… senza condizionamenti di sorta. Alla luce di quanto su espresso, egregio signor ministro, vorrei richiamare la Sua attenzione sul concetto etico di Albert Schweitzer: “rispetto per la vita”, che comprenda quel garantismo per tutti, e quindi diffonderlo in poche parole, con più sobrietà e più umiltà. E ciò trasmettendo ai Suoi interlocutori, politici e fan, quanto affermava lo stesso Schweitzer: «Qualunque siano i diritti fondamentali degli uomini, si possono garantire pienamente soltanto in una società stabile e ben ordinata. In una società disordinata l’uomo, con il suo desiderio essenziale di vivere bene, spesso determina l’indebolimento dei suoi diritti fondamentali». Ma per mettere in pratica questa saggezza, è indispensabile molta determinazione, meno parole, e più pragmatismo. Buon lavoro e cordiali saluti.
Ernesto Bodini (giornalista scientifico – biografo – opinionista) – Torino