I racconti di Pino: Lettera ad un angelo

Caro Angelo Custode….

Durante il mio cammino negli spazi limitati, conto i passi che terminano sempre contro il muro della disperazione. Il tempo passa lento e i secondi sembrano più lunghi del giorno infinito.

La Cappella è sempre aperta e stranamente questa mattina è più silenziosa che mai ed è deserta. Ma in un angolo, sotto lo sguardo severo della Madonna “prigioniera” nella tela di una cornice scrostata, una Suora che non conoscevo inginocchiata pregava.

Fui spinto ad entrare per curiosità, forse desideravo trovare in quell’ambiente Sacro la serenità che sapeva trasmettermi. La Suora mi guardò e mi fece un sorriso, poi avvicinatasi prima di uscire mi poggiò la mano sul capo e disse: “Nei tuoi occhi si legge tanta tristezza, rivolgiti al tuo Angelo Custode, Lui saprà infonderti la forza di cui hai bisogno e ti proteggerà.”

Quando ritornai nella mia stanza, pensai alle parole di quella Suora e mi domandai come potevo rivolgermi a un Angelo. Mi venne in mente di scrivergli una lettera, una lettera però che non potrò mai spedire, ma se veramente l’Angelo Custode è qui vicino a me, Lui la leggerà, e così preso da una voglia irresistibile iniziai a scrivere.

Questa è la prima volta che scrivo a qualcuno che non conosco e sinceramente non so neppure se esisti veramente. Ma la Suora che ho incontrato in Chiesa stamattina mi ha ispirato, ed eccomi qui.

Caro Angelo Custode, ho atteso che arrivasse la notte per parlare con Te e in questo buio illuminato pigramente dalle stelle e dalla luna, non mi farò distrarre dal rumore delle chiavi e dei cancelli.

In questo serio momento il silenzio cala nella stanza, come cala la nebbia che s’adagia nelle valli al primo mattino e dipinge di strani colori le ombre della la campagna ancora addormentata.

Non so se veramente sei vicino a me, ma se così fosse ascolta la preghiera che ti faccio. Tu che in questo momento ti accorgi delle lacrime che nessuno vede, sai che non sono bugiarde, e quando qualcuna di esse cade su foglio senza fare rumore, guarda come ricama la carta, e fa nascere un piccolo fiore.

Desidero aprirti il mio cuore e dirti che sono contento di averti vicino stanotte. Tu sei l’Angelo Custode che conosce ogni cosa del mio vivere e sarebbe inutile mentirti. Sicuramente non sarai contento dei miei peccati, ma ti prego di capire che gli ho commessi per quell’incoscienza giovanile e incontrollabile, che nessuno sarebbe stato capace di fermare.

Stanotte ricordo quelle strane sensazioni di malessere che mi turbavano l’animo, e non capivo che erano solo i tuoi severi rimproveri. La spavalderia che mi caratterizzava era la stupida arma che non mi permetteva di reagire come tu volevi.

Caro Angelo Custode, non voglio fare la vittima del destino che ho scelto, ma credimi, oggi riconoscendo che il mio agire fu tutto sbagliato, capisco che sarà difficile ottenerne il perdono.

Questa notte mi sto proponendo un domani diverso e anche se sai che il mio domani è ancora lontano, per sapere se manterrò le promesse dovrai restare affacciato alla finestra della Tua nuvola ed aspettare.

Mentre ti scrivo mi accorgo di essere osservato, l’occhio magico che discretamente mi spia imbrunisce la fievole luce dell’esterno corridoio. Chissà cosa penserà quel sorvegliante assonnato nel vedermi ancora sveglio? Mi domando se capirà la sofferenza che sto provando, o forse sarà abituato nelle sue notti insonni, a condividere il dolore dei tanti come me. Non m’importa ferirmi nell’orgoglio, e senza vergogna continuo a piangere!

Adesso che ho parlato con Te ho la pace nel cuore, sento le tue ali accarezzarmi il capo, vorrei vederti per abbracciare la tua luce e con questa desidero addormentarmi sognando il mare e l’amore.

Ora ho la certezza che rimarrai sempre vicino a me e anche se non ti vedo, la Tua presenza mi avvolgerà dandomi quell’amore che mi manca, grazie Angelo mio per avermi fatto incontrare quella Suora, ma forse eri proprio Tu che mi stavi aspettando. Buonanotte.

Giuseppe Medile (Pino)

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