Le origini dell’arte giornalistica

ERODOTO PRIMO INVIATO SPECIALE

ED EVOLUZIONE DI STILI E PENSIERI

La definizione di Benedetto Croce. Ampiezza del campo e incertezza dei suoi limiti. Interessi informativi, culturali e politici

Le origini del giornalismo – se con questo termine intendiamo la produzione e la trasmissione di notizie – sono antiche quanto il mondo e si perdono nella notte dei tempi. I leggendari Sumeri conoscevano già quest’arte: le loro pietre raccontano imprese di popoli primitivi, trasmigrazioni e battaglie. Tuttavia, è difficile considerare una pietra l’equivalente di un giornale, ma l’evoluzione della tecnica non tocca la sostanza, quando lo scopo resta identico.

Rinunciando alle incertezze di un’epoca lontana, sono molti coloro che ritengono Erodoto il “padre della storia”, nonché padre del giornalismo e questo, per ragioni, a dir poco, plausibili. Erodoto viaggiò molto e lasciò particolareggiate relazioni di ciò che vide e dei popoli che conobbe durante i suoi viaggi: grazie a lui sappiamo che sono esistiti i Tauri, che sacrificavano alla vergine Ifigenia tutti i Greci catturati sul mare; gli Agatirsi, che avevano le donne in comune; i Neuri, o lupimannari; gli Androfagi, mangiatori di uomini; i Geloni, sempre ubriachi; gli Argipei e gli Issedoni che dormivano sei mesi all’anno; le Amazzoni, popolo di Valchirie; infine, gli Iperborei, rassomiglianti ad abominevoli uomini delle nevi.
Tutte cose immaginate, si dice, che non avevano corrispondenza nel reale. Ma quando Erodoto narra di essere giunto ai confini del mondo, alla pianura sterminata «ove non si può più proseguire a causa dei fiocchi di neve che cadono dal cielo, infiniti», ci vuol poca immaginazione per scoprire in quella pianura la steppa russa.

Se per “giornalismo” intendiamo immediatezza, spontaneità, senso del particolare, chiarezza o gusto della divulgazione, allora, tali espressioni, che sono proprie all’arte giornalistica, è giusto riscontrarle in certe pagine classiche. Ma fra le varie definizioni, la più attendibile ci pare quella di Benedetto Croce (filosofo, storico e critico, 1866-1952) che, in un capitolo dedicato ai giornalisti-autori, fra l’altro, scrive: «Qui non s’intende toccare neppure per rapidi accenni la storia del giornalismo italiano tra il ‘600 e il ‘900, storia che è strettamente legata con quella politica e civile e ne segue le variazioni e gli svolgimenti. Ché, in effetti, il giornalista è personaggio politico non meno del deputato e del ministro, e il fiorire e il decadere del giornalismo vanno di pari passo col fiorire e il decadere della vita politica e della libertà, come già gli antichi autori dicevano per gli oratores, i quali erano i giornalisti del loro tempo… »
In questi rapidi accenni di Croce, vi sono indubbiamente molte varietà; basterebbe il riferimento agli oratores, il cui maggior pregio era la “facondia”, così come uno dei maggiori pregi del giornalista è l’abbondanza, e comune agli oratori e ai giornalisti è la disposizione, anche notata dal Croce, ad influenzare il pubblico, convincendolo alla propria tesi. Inoltre, nel suo scritto, Croce pone in evidenza una sorta di incompatibilità tra il giornalismo e arte. Ma va rilevato che una persona di gusto riconoscerà l’arte anche in un racconto giornalistico, in una cronaca (se arte vi è) e respingerà la subordinazione del giornalismo alla letteratura se non come criterio generalizzato, ma comunque prevalente.

Un’ulteriore definizione di “giornalismo” è data dall’autorevole Enciclopedia Britannica, ed. 1960, «Il giornalismo comprende la compilazione e la pubblicazione di giornali e periodici. Benché questa sia una definizione fondamentale, vari scopi e processi intimamente legati con la produzione in serie sono comunemente classificati come giornalistici. Così la raccolta e la trasmissione di notizie degli affari del giornale, la pubblicità in tutte le sue fasi sono spesso considerate attinenti al campo del giornalismo. E, dopo l’avvento della radio e della televisione, vi è un indirizzo favorevole ad includere tutte le comunicazioni relative agli affari correnti in tale termine».
L’ampiezza del campo e l’incertezza dei suoi limiti sono sottolineati dal numero di uomini che guadagnarono eguale fama quali giornalisti e statisti, politici e letterati. Fra questi Benjamin Franklin, Alexander Hamilton, William Cullen Bryant, Mark Twain, Walt Whitman e Teodoro Roosevelt sono alcuni degli uomini famosi in altri campi e che pure sono considerati strettamente “giornalisti” negli Stati Uniti. In Inghilterra, Joseph Addison, Samuel Johnson, Daniel Defoe, Thomas Macaulay, Charles Dickens, William Makepeace Thackeray, William Gladstone e Winston Churchill furono direttori o costanti collaboratori di giornali. In Francia una lunga serie di uomini di Stato, da Richelieu a Clemenceau, e in Germania grandi scrittori come Goethe e Schiller furono giornalisti. Mussolini e Hitler arrivarono al potere in gran parte attraverso giornali che, rispettivamente, controllarono e diressero.

Ma dare una definizione del giornalismo, come dare una definizione dell’arte, è un’impresa certamente non facile e pone interrogativi di un certo impegno. La produzione giornalistica, ad esempio, è “opera di circostanza”? Si sa che ogni produzione artistica lo è ugualmente, perché inconcepibile fuori del luogo e del tempo in cui fu ideata e venne alla luce. Si farà riferimento al mezzo tecnico? Ma la tecnica della diffusione del pensiero è antica quanto il mondo, e le notizie circolavano ben prima che esistessero le rotative.
Si parlerà di un interesse informativo che prevale sull’interesse culturale o politico? Si prenderà come misura del giornalismo la velocità nella trasmissione delle notizie? Ma informazione e commento sono cose inscindibili e, per quanto riguarda la “vita” delle notizie, i Greci già sapevano che restringe al giorno, e perciò dettero loro la parola adatta: effemeridi. È quindi inutile, o quasi, rincorrere il miraggio della definizione; mentre è più opportuno stabilire ciò che non è giornalismo. Ma anche qui le difficoltà non mancano, soprattutto se non si adotta il criterio che fa del giornalismo una categoria particolare, fra le molteplici, dell’arte. Del resto, non è giornalismo tutto quello che è retorico, sofisticato, oscuro. Immediatezza di sentimento, singolarità, chiarezza e sintesi, sono caratteri propri dell’opera d’arte in generale, e del giornalismo in particolare. Accertata l’impossibilità di una teoria universale del giornalismo, non resta che ripiegare sul concetto dell’arte. Nessuno, tranne il nostro gusto personale, la nostra scelta, potrà affermare se una pagina riveste o meno carattere giornalistico. La storia del giornalismo si identifica in tal modo con la storia dei grandi avvenimenti, come sono stati visti da animi commossi e, per questo, partecipi.

 

Ernesto Bodini

(giornalista scientifico)          

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