Le ceramiche e le porcellane del Dottor Vittorio Amedeo Gioanetti

Protagonista di un’arte raffinata che ha fatto scuola e storia nel panorama del Regno Sabaudo e oltre

di Ernesto Bodini

(giornalista scientifico)

Nella primavera del 1984 veniva impiantato a Vinovo (un paese di origine agricola alle porte di Torino), nell’ancora esistente Castello un tempo della illustre famiglia dei Della Rovere del XIV secolo, ora di proprietà del Comune, un laboratorio di ceramiche a cura di un gruppo di valenti artigiani, diretti da Luigi Fioccardi. Una lodevole iniziativa per volere dell’Asart (società artigiani ceramisti) in collaborazione con l’amministrazione comunale, oltre due secoli dopo la nascita della notissima fabbrica di porcellane del medico e scienziato Vittorio Amedeo Gioanetti. Nato a Torino il 31 ottobre del 1729 (suo Padre Giovanni Pietro era direttore presso l’Azienda Generale dei Tabacchi e Decurione della città), Vittorio Amedeo Gioanetti trascorse la sua fanciullezza in tipico ambiente borghese, condizione che gli permise di sviluppare la propria personalità e cultura. Intorno al 1747 iniziò gli studi della Medicina laureandosi nel 1751, e dopo un normale tirocinio entrò a far parte del Collegio di Medicina della Regia Università. Proprio in quell’occasione, per i suoi interessi particolarmente scientifici, sostenne importanti e indicative tesi, tra le quali “De luce coloribus”, “De myopia e presbiopia”, “De strabismo”, etc. Il Gioanetti non era soltanto un’ottima figura di medico, ma coltivava da sempre una segreta passione: la Chimica, disciplina alla quale dedicò il tempo libero e che gli diede le migliori soddisfazioni nella vita di studioso e di ricercatore. Torino stava lentamente mutando. La sua popolazione cresceva raggiungendo i 65 mila abitanti (nel 1760). Per lo studioso torinese, al quale non mancavano iniziative, tale periodo segnò l’inizio della sua fortunata carriera.

Oltre a partecipare alla vita dell’Accademia si spinse ad una più nuova e alacre attività di ricerca: si applicò allo studio delle terre fossili e creò formule per la fabbricazione di un buon grés ceramico e nel 1774 pubblicò ricette per 21 tipi di materiale. In seguito, per potersi dedicare completamente alle porcellane, Gioanetti trasferì la sua residenza in Vinovo e il laboratorio nella prestigiosa sede del castello, assumendo la direzione della “Fabbrica” nel 1780, alla cui produzione contribuirono i pittori Giorgio Balbo, Michele Carasso, l’architetto Carlo Furer e il Carpano. Quest’ultimo fu creatore dei colori assolutamente puri come il rosa naturale (da non confondere con il rosa violaceo) e l’azzurro di cobalto di una delicatezza inimitata, per non parlare dei rossi caldi o dei viola. Intorno agli inizi dell’800 furono organizzate le prime “Esposizioni” e Mostre d’Arte per merito dell’Accademia delle Scienze, periodo in cui l’artista torinese vede premiato il suo talento: le sue opere vengono esposte nei saloni Reali e apprezzate da tutto il popolo. Al rientro della Casa Savoia con il nuovo Re Vittorio Emanuele I, la Fabbrica ritornò Regia con l’artista Gioanetti già avanti con gli anni. Il 30 novembre del 1815 però il dottor Amedeo Gioanetti moriva, e con esso l’interesse per un’arte tanto raffinata quanto istruttiva.

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