Latina, lo sfogo di una lettrice

CI SCRIVONO:

Giorno dopo giorno, come tutti gli abitanti del resto, sono relegata al ruolo di spettatrice impotente del progressivo e pervasivo degrado della mia città. Degrado ambientale e degrado della convivenza in tutte le forme.
Eccone alcuni: affissioni selvagge, anche quando significa deturpare i pochi alberi rimasti. E sono ovunque: attaccati ai semafori, ai pali destinati a segnalare le fermate degli autobus, sui cassonetti, a ridosso delle centraline elettriche ecc …;
l’inamovibilità di bandierine, luminarie, addobbi di circostanza..; quello che le intemperie ed il vento non hanno disperso è ancora presente a ricordare il raduno alpini del 9 maggio 2009;
l’onnipresente esposizione di bottiglie di birra e vino vuote, ostentatamente lasciate in ogni angolo, sui marciapiedi, nelle aiole dei giardinetti, vicino le chiese o ammucchiate senza numero lungo siepi e canali.
l’immancabile immondizia sparsa vicino ai cassonetti e su ogni disgraziato spazio verde, per efficace concorso di cittadini irresponsabili e inefficienza organizzativa;
i raccoglitori della caritas svuotati e il contenuto disperso all’intorno ed oltre;
deiezioni umane misto all’impensabile in bagni di fortuna a vista vicino alle chiese (Immacolata, S. M. Goretti) e ad ogni angolo possibile.. Ho letto di crociate minacciose per deiezioni canine ma mai per quelle umane o per i rifiuti sparsi ovunque! Bah!
bancarella di cianfrusaglie inamovibile all’incrocio del semaforo sulla circonvallazione appartenente a qualche poveraccio e radicata lì in arbitraria deroga alle disposizioni in materia, oltre che a testimonianza di fraudolenta disparità di trattamento fra gente che campa allo stesso modo, nei mercati e fuori;
macchine in prolungato parcheggio di gente pericolosa “dimenticate” rispetto a chi deve pagare per tenere la propria sotto casa;
le indisturbate favelas abusive con scarichi diretti nel canale per le quali ti chiedi da dove e chi paga le utenze di consumo che pure ci sono;
Il degrado della convivenza civile e del rapporto con le istituzioni è molto più sottile, ma non per questo meno letale e distruttivo.
Chi si angoscia davvero e costantemente nel considerare che i diritti dei nuovi schiavi, i nostri giovani e i precari a vita, pesano meno del profitto aziendale? Chi controlla? E che dire di gente di mezza età che ha perso il lavoro e trova preclusa ogni possibilità?
Chi regolarmente vigila a che gli immigrati, quelli regolari, siano rispettati nei loro diritti ovunque, (pretendendo anche l’ottemperanza dei doveri) e gli irregolari, senza lavoro, sbandati o comunque parassitanti sul corpo sociale, siano davvero rimandati a casa? Non sappiamo nemmeno quanti siano ma sappiamo bene dove e come vivono. Oltretutto in clima di contrazione di lavoro il problema è fin troppo ovvio. (E che pensare delle situazioni ritenute “normali” che finiscono col rafforzare un sottobosco organizzato e diffuso di manodopera “facile”, che, in concorrenza sleale, dissangua senza sosta la piccola impresa italiana e più in generale il Made in Italy?).
Di fronte a questi problemi è decisamente più tranquillo e pulito “lasciar correre” e poi … gli stranieri (ancorchè clandestini) sono “risorsa” “manodopera” “volano del prossimo sviluppo” e … poi, vuoi mettere? Siamo un paese solidale. Siamo stati emigranti anche noi!!!! Siamo Solidali!
Certamente: LA “SOLIDARIETÀ” consortile DEGLI IGNAVI!!!
Cieca. Tollerante per gli uni. Inflessibile per altri.
Però ci meravigliamo di Rosarno (e qualche insipiente ne elogia la violenza)e rimaniamo lì vacuamente a chiederci se siamo o non siamo razzisti (anche se a questo, lo sappiamo bene, ci arriveremo per saturazione, condotti per mano da una politica occupata in interessi di casta, assente, miope).
Siamo una città allo sbando. Una città di morti. Passata la fugace tempesta di fatti gravi che dovrebbero farci ripensare e privilegiare la prioritaria tutela della convivenza civile, tutto riprende esattamente come prima.
Il trionfo della palude.
La palude che non è più sotto i nostri piedi: è nell’anima!
E questa palude è florida perché corroborata dall’ignavia.
L’IGNAVIA è la virtù italiana che allarga Rosarno a tutta la geografia terrestre e relazionale: a Latina come nelle altre città.
Un esempio: chi si preoccupa ed occupa davvero a che i canali ancora esistenti in zona siano sottratti all’insensato uso di fogna e discarica per convertirli in oasi fruibili ed aumentare le aree di verde pubblico?!! Patetico???
E che dire della risistemazione della ormai obsoleta rete idrica, e della tutela seria delle stesse riserve idriche? E dell’inquietante non funzionamento della struttura sanitaria? (provate ad andare al pronto soccorso o chiedere appuntamenti per esami specialistici).
Non fanno notizia, queste cose. Tanto meno in campagna elettorale.
Conviviamo giornalmente con paradossi che con altrettanta facilità “rimuoviamo”: la fatica dei giovani a realizzare e mantenere progetti legittimi di “mettere su famiglia” a causa del lavoro sottopagato e precario; l’immorale sfruttamento di lunghi “apprendistati” presso studi professionali; le “elemosine” indecorose (e promesse ancora in campagna elettorale) elargite a pensionati e non abbienti ignorando correttivi strutturali; le violazioni perenni e impunite delle regole di accesso al lavoro; le arbitrarietà in materia di diritti del lavoro dipendente; la protervia montante della pura discrezionalità nel gestire i fondamentali diritti delle persone; la frustrazione di sentirsi sempre più aggredibili e spaesati dinanzi ad una burocrazia ottusa e boriosa; la giustizia negata e spinta all’angolo nel territorio della raccomandazione; la sfacciata imposizione di servizi sociali onerosi e puntualmente più che scadenti.
E il rapporto con le istituzioni? Sono andata ai vigili per denunciare la presenza di pecore morte in Via Adda: il saccente interrogatorio per citofono aveva questa domanda: le pecore sono in terreno pubblico o privato? Colpa mia: avrei prima dovuto passare al catasto. E denunciare ritrovamenti o smarrimento di animali domestici per forme di contenimento e tutela dei randagi? Questo è meglio cancellarlo da ogni attesa. Comprensibile! Sono a rischio i diritti degli umani e stiamo a pensare a cani e gatti??!! …
La conclusione è che quando l’ignavia si è radicata come abitudine quotidiana, si è diffusa come narcosi collettiva nel più generale e indifferente culto della stupidità, della trivialità e del laido; e quando a tutto questo si affianca il sostegno istituzionalizzato di una impunita, vacua e sterile politica dei vertici che affligge quotidianamente il paese, appare del tutto inutile argomentare che questo modo di continuare distrugge la possibilità stessa della convivenza civile e ci immobilizza nel punto di non ritorno.
Quale sensazione esistenziale vi aspettereste da una persona comune come me, che osserva impotente tutto questo giorno dopo giorno? E che sa che questa realtà è moltiplicabile per l’intero paese?
Non credo che possa essere altro di diverso dalla consapevolezza angosciante di trovarsi catapultati in una giungla senza regole, dove l’imbarbarimento culturale e relazionale ha spazzato via il diritto, la ragione, il buon senso, il decoro collettivo, l’orgoglio per ciò che comunica bellezza e armonia..
L’esperienza quotidiana ci conferma che ci ritroviamo sempre più vulnerabili, esposti ai rischi e all’insicurezza della spicciola e grande criminalità diffusa e, più genericamente, dei furboni di turno o della giustizia disattesa.
Sì. Mi rendo anche conto che, di solito, queste constatazioni, fanno storcere il naso a chi – per arcane ragioni – si crede in una botte di ferro o detentore di impensate soluzioni. Ma basterebbe guardarsi un po’ intorno, ascoltare i commenti e riflettere.
Certo ci sono anche le cose che si fanno ogni tanto: si intombinano i canali distruggendo ecosistemi ed ancora utili e sapienti strategie di bonifica; oppure si “ripuliscono” distruggendo insieme all’improprio anche querce annose nonostante la vibrante protesta delle persone; (è successo in Via Lunga: gli addetti alla pulizia del canale hanno tagliato querce che non erano nell’alveo e, di più, hanno cambiato una ruota al loro autocarro e l’anno abbandonata lì, dove è ancora);
si asfaltano le strade (meglio se in periodi di elezioni) perché resistano una stagione.
I cartelloni elettorali di questo periodo e che pagheremo senza dubbio molto cari, quelli sì non cessano di sorprendermi: sono una lezione magistrale di alchimia politica ricorrente. Non fai che essere guardata e squadrata da gente ilare e sorridente che sembra non avere nessuna idea dello squallore che li circonda, che pure molti di loro dovrebbero conoscere bene, per frequentazioni abituali della pubblica amministrazione. A tastare l’eloquio usato, tuttavia, non hai nulla da scoprire: proposte di persone ingessate nell’immobilità di un inizio perennemente abortito, e che spacciano per nuove le stesse soluzioni aleatorie ed obsolete a problemi antichi nel frattempo degenerati e incancreniti; problemi che un attivo sottobosco politico ha mantenuto vivi in persistente coma farmacologico.
A didascalia di questa galleria di personaggi metterei l’amara confessione di un giovane (arruolato per incentivare l’interesse giovanile per la politica) :- “vogliono che diventiamo come loro”!!!
Ora sono lì, intorno a te, e ripetono in maniera ossessiva -sono con te- il futuro è adesso-cambiamo insieme-esci dal coro- scegli la persona-, e ci cascheresti se un sano istinto di conservazione non ti avvisasse che è solo un bluff, oltre che un rischio: questa folla che ti accerchia, potrebbe scatenarti una crisi da asfissia!
Chi scegliere??!!!
Ci vorrebbe una politica di lungimiranza. Siamo invece alla politica della palude: si fa rumore all’interno quel tanto che occorre per sopravvivere, ma si rimane morbosamente prigionieri nello stesso corto orizzonte.
Ci vorrebbe un surplus di speranza cristiana. Non ci sono i cristiani. O si adeguano.
Sono a dir poco attonita nel constatare che la gente e la stampa si siano dichiarati sorpresi nell’aver tastato, in questi ultimi giorni, che l’illegalità organizzata è fra noi.
Non capisco: sono a Latina dal 1973 e già all’epoca ti aggrediva forte nell’anima l’afrore della presenza del crimine organizzato.
Che cosa ci ha condotti a questo?
Buona fortuna a noi cittadini di Latina!
È solo una riflessione sul profondo e progressivo deterioramento del nostro sistema di convivenza civile. Nient’altro!
Verdemanu

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