L’accordo di Parigi non basta a sconfiggere l’inquinamento globale

 

 

 

L’accordo di Parigi contro l’inquinamento e il surriscaldamento globale firmato nel 2015 dai capi di stato di tutte le nazioni sembra non potrà mai raggiungere gli obbiettivi prefissati nemmeno se si smettesse di inquinare completamente a partire da domani.
A quanto pare il tanto temuto “punto di non ritorno” è stato già raggiunto ed a dimostrarlo sono un gruppo di economisti, statistici ed esperti di atmosfera dell’università di Washington che, attraverso dei calcoli, sono riusciti ad arrivare alla conclusione che, entro il 2100, le chance di rientrare sotto i 2 gradi di aumento di temperatura globale rientrano non più che nel 5% di possibilità di successo e, a maggior ragione, le possibilità che si rientri nel grado e mezzo di surriscaldamento globale (secondo gli obiettivi prefissati dell’accordo di Parigi) avrebbero una possibilità di successo persino dell’1%.
-“I due gradi rappresentano la migliore delle ipotesi”– commenta a tal proposito Adrian Raftery, coordinatore dello studio. “Per rientrare nell’obiettivo dovremmo concentrare i nostri sforzi su tutti i fronti per i prossimi 80 anni”. Le emissioni annuali di gas serra, che attualmente sono 54 miliardi di tonnellate secondo l’Un Environment Programme, dovrebbero essere tagliate a 42 entro il 2030. “Gli obiettivi di Parigi – aggiunge il professore di statistica e sociologia dell’università di Washington – sono ambiziosi ma realistici. Il problema è che non basteranno a mantenere il riscaldamento entro il grado e mezzo”. Quindi, malgrado il mondo nell’ultimo decennio si sia dato un gran da fare per ridurre le emissioni di CO2, arrivando ad un calo di emissioni dell’1,9% annuale, la situazione sembra ormai irrecuperabile e, ad aggiungersi a questo problema, c’è anche la stima che fa l’ONU secondo la quale, nel 2100, la popolazione mondiale raggiungerà dli 11,2 miliardi di individui.
Per chiudere il cerchio, la rivista fa uscire oggi un terzo studio dell’università della Carolina del Nord con il calcolo delle conseguenze per la nostra salute. Tra oggi e il 2030 l’inquinamento provocato dal riscaldamento climatico causerà la morte prematura di 60mila persone in tutto il mondo (260mila entro il 2100). Al caldo sono infatti associati l’aumento del gas ozono a livello del suolo e del particolato fine. Le piogge diminuiranno, insieme al loro effetto di ripulire dall’inquinamento l’aria che respiriamo.

Fonte: Repubblica.it

Lorenzo Toninelli

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