La società italiana e il Ministro Brunetta. Il parere di un lettore

Il Ministro Brunetta, nel corso di una conferenza dedicata ai giovani ed all’innovazione, ha sentenziato e inveito contro due ragazze precarie affermando che in Italia – quindi nel paese dove le varie mafie dominano intere zone del territorio nazionale, dove la classe politica si è mescolata a più d’una massoneria, dove sono rimaste impunite un’enormità di stragi, dove lo sport nazionale è ciclicamente infangato da scandali ed illeciti vari,  dove più di una città è sommersa dai rifiuti, dove vengono persi ogni anno miliardi di Euro a causa della corruzione, dove si sta sgretolando il patrimonio ambientale e quello storico-culturale, dove sono stati falsificati bilanci di aziende come Parmalat e Cirio-  il peggio è rappresentato proprio dagli stessi precari. Certo che chi non è veramente informato, potrebbe pensare che, come minimo, saranno dei pericolosi criminali, questi “precari”!

In realtà chi è precario non fa altro che lavorare, come farebbe una persona a contratto indeterminato, senza però avere la certezza di sapere se il lavoro che sta svolgendo potrà proseguirlo un anno o, il più delle volte, qualche mese dopo. Call-center, scuole (anche se Brunetta sostiene che un supplente non lo è: “Un supplente non è un precario: è un supplente!”), strutture private e pubbliche in Italia ne sono piene: i dati parlano di dati inferiori rispetto a Francia e Germania, che però si attengono alle direttive europee che impongono l’assunzione a tempo determinato dopo tre anni di precariato, mentre da noi c’è gente che è andata via dalla scuola per andare in pensione da precario (e dire che “un supplente è un supplente!). Certo che è strano che dalla politica derivi questo giudizio sprezzante per chi è precario, considerato che la politica ha dato vita a questo fenomeno, tramite la Legge Biagi, ed è la stessa politica che non si attiene alle direttive comunitarie di Bruxelles; ancora più strano è che questa affermazione provenga da chi, oltre a ricoprire la carica di Ministro (Minister in Latino indicava il servo, ma spesso lo si dimentica) ha ricoperto almeno per un certo periodo quella di Parlamentare europeo, o da chi ha preteso che le auto- blu a Strasburgo lo venissero a prendere direttamente sulla pista dell’aeroporto (fonte: “L’Espresso”), o ancora da chi ha falsificato il proprio curriculum dichiarando di essere professore ordinario alla Sapienza di Roma, mentre era associato. E l’elenco potrebbe continuare, quasi all’infinito. Ormai Brunetta lo conosciamo anche troppo bene.

Quello che non mi è chiaro è che come non ci si renda conto che Brunetta rappresenti la punta di un iceberg: quello che lui ha detto una settimana fa, se non pienamente, è in parte condiviso da diverse fasce della nostra società. Come ha anche detto la precaria palermitana Barbara Evola nel corso del suo intervento nella manifestazione “Tutti in piedi”, il modello propinato dalle reti Mediaset ha contribuito a sviare le coscienze di molti. Quanti Italiani pensano che sia più giusta la gavetta rispetto ad un successo effimero ma facile, anzi facilissimo? E quanti pensano che sia meglio essere assunto con un contratto a tempo determinato, rispetto ad un’assunzione a vita tramite la più classica delle raccomandazioni? Quante persone nutrono più ammirazione per chi ha fatto poco, ma onestamente, rispetto a chi può vantare una svariata serie di incarichi, rispetto ai quali però non è mai stato indetto un bando o una selezione? Quanto vale, insomma, un precario, nell’immaginario collettivo della base della nostra società, rispetto ad un raccomandato, ad un furbetto di turno o, peggio ancora, ad un disonesto che però può vantare una posizione socio- economico di gran lunga più solida?! Inutile fare ipocrisie, la società, almeno quella italiana, salvo le fisiologiche eccezioni, va proprio dalla parte di Brunetta.

Roberto La Tona

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