LA “RIDONDANZA” DEL SENATORE A VITA

Essere sempre alla ribalta non migliora, purtroppo, le aspettative per il futuro, mentre più sobrietà ne incrementa il valore intimo e spirituale

 

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

È mai possibile che per il fatto di aver vissuto un’esperienza  drammatica: prima, durante o dopo un conflitto si continui a considerare la nomina di “Senatore a vita” alle persone designate? Rammento che, anche se non vengono alla ribalta, nel corso della vita non sono pochi i casi che hanno vissuto un’esperienza drammatica sia pur non inerente ad esempio all’ultimo conflitto. Ora, che alla signora Liliana Segre si continui a dare continua visibilità ritengo essere un “eccesso”, sia perché altre persone (meno note) hanno vissuto una esperienza simile alla sua, o anche di altra natura ma egualmente drammatica, e sia perché paradossalmente tale ridondanza non fa che alimentare l’antisemitismo. Dicasi altrettanto per una certa famiglia (ovviamente ben lontana da tale riconoscimento) che ha subito la perdita di un famigliare per mano femminicida, in questo caso l’onnipresenza ovunque e sui mass media potrebbe fomentare ulteriore avversione… In sociologia si potrebbe dimostrare che eccedere nella visibilità di un fatto o di una notizia con al centro i protagonisti, non può che suscitare reazioni avverse al rispetto degli stessi e del loro vissuto. A questi protagonisti, peraltro consapevoli, che potrebbero rifiutare di esporsi eccessivamente ai mass media, istituzionali e non, personalmente e noi tutti dobbiamo certamente il massimo rispetto acquisendo sì la conoscenza della loro esperienza e relativo “insegnamento”, ma al tempo stesso non favorire una costante diffusione del loro vissuto, anche perché chi vuole intendere non ha bisogno di farselo ripetere ogni momento, mentre gli oppositori e i negazionisti saranno sempre degli irriducibili avversi alla comprensione e al rispetto. A mio modesto avviso sarebbe quindi più saggio che, tutte quelle persone che vengono individuate per un loro vissuto di particolare rilevanza storica e umanitaria, assumessero una posizione un po’ più defilata non prestandosi (volutamente o meno) alle insistenze dei mass media. E, se si vuole essere “coerenti”, non si dimentichi allora tutte le vittime dei conflitti che sono rimaste gravemente invalide, e tutte quelle che sono state oggetto, ieri e tutt’oggi, di torture e private della libertà oltre che della loro dignità; e che anche queste potrebbero meritare il titolo di senatore. Del resto, ci sono testimoni della sofferenza passata e presente che vivono in silenzio e nell’ombra e che nessun mass media si sognerebbe di individuare. Ma tornando alla Signora Segre, esprimo profondo rispetto per quanto ha patito… con la presunzione di sinceramente immedesimarsi come cittadino e biografo, ma allo stesso tempo suggerirei di restare più nell’ombra… anche perché continuare a far notizia non incrementerebbe la conoscenza, oltre al fatto che per i mass media è tutta manna.

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