La pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli

Quando l’Arte è anche un dono

di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

 

 

Tra i miei recenti ricordi di “osservatore artistico” di non molto tempo fa affiora una visita alla Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, un piccolo museo d’arte con sede a Torino negli spazi commerciali dell’8 Gallery (all’ultimo piano del complesso del Lingotto). Inaugurata nel 2002, raccoglie una selezione di opere provenienti dalla collezione privata di Gianni e Marella Agnelli, che ne hanno fatto dono alla città subalpina. Si tratta di dipinti e sculture di importanti autori del Settecento e dell’Ottocento che occupano le cinque sale espositive; fra queste nella prima “accolgono” il visitatore due splendide sculture in marmo bianco di danzatrici del trevigiano Antonio Canova (1757-1822), la cui espressione ammaliatrice in apparente movimento ne sottolinea l’eloquente simbolismo femmineo.

Due le imponenti tele dell’aretino Gino Severini (1883-1966): “Velocità astratta” e “Lanciers Italiens au galop” del 1915, soggetti dalla fantasia inventiva e dalla forte cromia che fanno del futurismo e del cubismo un’arte d’avanguardia e di grande coinvolgimento per tutto il Novecento. Maestose le tele di Antonio Canal, detto il Canaletto (1697-1768), come “Il Canal grande da Santa Maria della Carità verso il bacino di San Marco” e “Il Canal Grande dalle prossimità del ponte di rialto verso nord”; realizzate tra il 1725 e il 1726, le due opere esprimono la minuziosa architettura che l’artista veneziano ha dipinto con particolare talento scenografico in cui sfondi e contrasti di luce si impongono per estensione ed omogeneità cromatica. La consistente esposizione offre al fruitore anche due grandi tele di Bernardo Bellotto (1721-1780): “Il mercato Nuovo di Dresda visto dalla Moritzstrasse” e “La Hofkierche di Dresda con il Castello e il Ponte di Augusto”; esempi di una rigorosa prospettiva esecutiva, traccia indelebile di una pittura vedutistica fresca che evidenzia il preciso tratto toponomastico e architettonico completato da una coinvolgente luminosità. Di Henri Matisse (1869-1954), grande esponente della corrente artistica Fauvisme del XX secolo, sono presenti diverse opere dalla cromia intensamente vivida, non naturalistica; in ogni soggetto mostra di attenersi a toni contenuti e alla geometrica ma le forme, talvolta dal tratto ovoidale, evocano un profilo particolarmente espressivo come la coinvolgente “Meditation apré le bain”, “Michaell, robe jaune et plante” e “Femme et anemones”.

Fa bella mostra di sé “La Négresse”, un ritratto di Edouard Manet (1832-1883), dotato di libertà espressiva collocandolo tra i fautori del pre-impressionismo, dedicandosi con ampie pennellate (il nero è quasi sempre presente) alle figure in diversi contesti scenici. Il bel ritratto “L’hétaire” del 1901 (imponente primo piano di donna) di Pablo Picasso (1881-1973) sintetizza la maestria di questo pittore, scultore e anche poeta, la cui cospicua produzione è rappresentata dai diversi periodi di appartenenza: Periodo blu, Periodo rosa, Periodo africano, per completarsi con lavori di stile neoclassico e surreale sino a dar vita ai noti cubismo analitico e sintetico. Tutte opere che, se osservate con una certa immedesimazione, a mio parere possono suscitare nell’osservatore (anche se non esperto in arte) una sensazione di estasi, preludio ad una sorta di coinvolgimento interiore che fa dell’Arte espressiva uno dei massimi contributi alla cultura pittorica e scultorea.

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