LA PENALIZZAZIONE PRODOTTA DALLA NATURA E DAGLI UOMINI

 

La solidarietà umana materiale potrebbe essere maggiormente sostenuta rifuggendo da ogni benessere ludico e di spensieratezza…

 

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Sembra banale se non retorico affermare che il mondo sta male e piange, e mi  riferisco, ad esempio, agli eventi catastrofici prodotti dalla Natura, e in non pochi casi anche al comportamento dell’essere umano. L’ennesimo evento è riportato dai mass media che tra ieri e oggi riguarda il sisma che ha colpito le popolazioni della Turchia e della Siria, causando nelle prime 24 ore oltre 2.500 morti. E come sempre c’è chi continua a vivere una vita spensierata e magari anche nell’opulenza, e c’è chi invece  sta soffrendo la fame e magari ha perso tutto. È pur vero che in questi casi non mancano interventi di solidarietà provenienti da privati, volontari vari e Istituzioni ma tali non bastano mai in quanto le avversità della vita nel mondo sono sempre immani e si ripetono al ritmo della quotidianità. Ma io credo che ciò non basti perché i sentimenti di solidarietà si possono manifestare anche alienando tutti quegli impegni mondani e ludici, dove lustri e lustrini distolgono il pensiero verso chi sta patendo gravi privazioni di ogni genere e grado. C’è poi da richiamare la responsabilità dei politici (tutti) impegnati a confrontarsi per prevaricare l’uno sull’altro, e proprio in quei frangenti, peraltro quotidiani, dimenticano i loro simili che stanno vivendo momenti meno felici… Ma ancora più grave, per certi versi, è il fatto che vi sono politici di alcuni Paesi che spendono il loro patrimonio in armamenti, e non solo si tratta di ingentissime somme ma anche di materiale finalizzato a ledere la vita umana e il patrimonio comune. A questo riguardo ricordo che anni fa lo scienziato Albert B. Sabin fece questa considerazione: «Il XX secolo ci ha dato molti e gravi esempi della bestialità umana: due guerre mondiali ed altri conflitti dalla cattiveria e crudeltà dell’uomo…, perché investire migliaia di miliardi negli armamenti ed ignorare completamente le miseria, il sottosviluppo, l’impossibilità di sopravvivere di milioni di bambini asiatici e africani?». Forse sono un illuso, che non tiene conto che tutto ciò è insito nella stirpe umana sin dai suoi esordi, ma ciò non toglie che non si possa richiamare l’attenzione sul fatto che, il bene esiste in funzione del male e viceversa, e proprio per questo il diritto alla vita ci riguarda tutti e nessuno è padrone di quella altrui e nemmeno della propria. Ma tornando agli eventi nefasti prodotti dalla Natura, che dovremmo farcela più amica, io credo che l’impegno di tutti dovrebbe essere quello di rispettarla e nel contempo di studiarla in tutti i suoi aspetti (anche i più misteriosi), investendo risorse economico-finanaziarie ed umane. Forse, con tutti questi accorgimenti si possono prevenire ed evitare o limitare al massimo determinate conseguenze. Mi rendo però conto che ciò sfiora l’utopia, ma se si facesse tutti opera di informazione ed agendo prima di ogni sgradita sorpresa, probabilmente avremmo meno consguenze: più vita e meno morti assurde.

Infine, mi permetto di evidenziare che da giorni si ipotizza la presenza del premier ucraino Zelenshy al Festival di Sanremo; una boutade di cattivo gusto e, se di promozione “tattico-politico-commerciale”, ancora peggio: presenziare in sede di svago e di ostentazione della spensieratezza, ben si contraddice con quanto si sta patendo in quei Paesi e, il suo rappresentante,  anche con il solo pensiero dovrebbe fare ammenda a chi ha ipotizzato l’invito. Forse perché quest’ultimo non è toccato dalle conseguenze di un conflitto dove continua ad essere messo in discussione il diritto alla libertà e alla indipendenza. E per concludere, i cari signori e patron del 73° Festival italiano della canzone, abbiano il pudore di abbassare le luci sul palco, anche se sarebbe meglio spegnerle del tutto! Un palco al buio non ridona certo la vita a chi è perito sotto il sisma di questi giorni, o non favorisce una situazione migliore a chi vive nella massima indigenza, ma almeno può esercitare l’esempio della sensibilità e del rispetto della loro dignità.

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