La mafia è “sudista” o “nordista”? Risponde Giusy La Piana, criminologa

Ormai è di dominio pubblico la campagna contro Roberto Saviano, “che dà del mafioso al Nord”, indetta da Il Giornale. Dopo le critiche del ministro Maroni, infatti, puntuale è partito il battage di Vittorio Feltri contro l’autore di Gomorra. Di contro l’Unità ha indetto una campagna di adesione  per difendere lo scrittore, attraverso una raccolta di firme (http://www.unita.it/firme_saviano/). In 24 ore più di 30.000 persone hanno risposto in difesa del “predicatore star”, ovvero un uomo che vive sotto scorta ed è stato condannato a morte dalla camorra.

Noi abbiamo incontrato un’esperta di criminologia, Giusy La Piana, che ha scritto due libri che riguardano proprio questa tematica: “L’Impero dei pizzini di Bernardo Provenzano” e “Strategie di comunicazione mafiosa”.

Giusy, cosa ne pensa del battage di Feltri contro Saviano e della repentina risposta indetta dall’Unità?

Questa vicenda  è inquietante e anche un po’ fastidiosa perché richiama alla mente  una moderna e raffazzonata forma di quel deleterio meccanismo atavico chiamato  ostracismo. Francamente, non mi sembra che Saviano abbia comunicato notizie eclatanti o stravolgenti:  ha semplicemente dato voce e risalto a quanto è già chiaro da tempo a chi sa riconoscere il puzzo della mafia.

Secondo lei è vero che il nord è diventato più mafioso del sud?

Nel corso degli anni è avvenuto un cambiamento nella distribuzione delle risorse e nella tipologia di ‘ investimenti’ dell’organizzazione criminale.  Il che equivale a dire che in  Italia non esiste immunità geografica per le mafie.  Il motore propulsore della mafia infatti  sta nella speculazione e nel profitto. Di conseguenza  il fenomeno non è  solo circoscritto alle regioni del Sud e negare ciò, oltre ad essere controproducente, è  ipocrita.  La mafia  gode di ottima salute in certe zone del Nord e non sono le fantasie di uno scrittore.  Il quadro fornito dalla Direzione Investigativa Antimafia è chiaro: da anni le cosiddette cosche dal colletto bianco sono  strategicamente presenti a Roma come a Milano,  hanno grande dimestichezza nell’ambiente imprenditoriale,  mettono  le mani su appalti pubblici,  sulle attività produttive e  cercano  di attuare precisi disegni economici  lesivi per il tessuto socioeconomico territoriale.

Quali sono secondo lei le differenze sostanziali tra la mafia “sudista” e quella “nordista”?

Provocatoriamente le risponderei che differiscono solo nei referenti massonico-politici finali ma attenendosi strettamente ai fatti storici le dico che l’unica distinzione fra le fazioni mafiose sta semplicemente nella capacità di imporre il proprio potere. Ma il marciume rimane tale.

Lei ha sempre parlato di virus mafioso, cosa intende?

È  quel meccanismo deleterio e in molti ambiti consuetudinario che fa passare quello che è un diritto per un favore. È l’accettazione passiva di un sistema  non meritocratico. È quell’incombente marchio da fabbrica del fango con il quale,  utilizzando anche gli strumenti che dovrebbero essere a garanzia della democrazia e della libertà di pensiero,  si cerca di stoppare l’intraprendenza ed il coraggio di chi alza la testa e non da un prezzo alla propria libertà e dignità di cittadino.

I cittadini del nord e del sud cosa possono fare per debellare la mentalità mafiosa? E cosa per stoppare le organizzazioni criminali che sfruttano questo atteggiamento?

Nord o Sud poco importa, nonostante i progetti schizofrenico-razziali di qualcuno, siamo tutti italiani.  Viste le ramificazioni della mafia, queste riflessioni vanno estese anche a diversi stati europei dove  i segnali dell’attecchimento mafioso appaiono preoccupanti. Non c’è una ricetta magica ma di sicuro c’è una barriera etica che tutti possiamo anteporre alla mala pianta mafiosa.   A stanare e stoppare le mafie ci pensa chi questo mestiere lo fa  e ha la competenza per farlo. Da comuni cittadini però è doveroso che si tenga  alta la guardia perché la mafia s’insinua e cresce dove non c’è un ferreo rispetto di due concetti basilari quali legalità e trasparenza. So che per molti l’argomento mafia, quando non è circoscritto nei confini delle fiction,  è tedioso.  L’errore è quello di ricordarsi del potere distruttivo della mafie solo quando  s’inciampa sul morto per strada o  in occasione delle cerimonie antimafia.   Chissà, forse se tutti, ognuno col proprio ruolo,  ci disabituassimo alla pigra tolleranza delle reticenze e al fare spallucce dicendo “ ma si sa, tanto non cambia mai niente”, certe ingiustizie diventerebbero più amare da ingoiare e il virus della mafia non troverebbe tutto questo terreno fertile.

L’autrice e giornalista siciliana, presenterà, venerdì 26 novembre alle 17.00, nei locali di Palazzo Cutò a Bagheria (Pa) il suo ultimo lavoro “Strategie di comunicazione mafiosa”. Sarà un modo per trattare delle tematiche delicate e vicine alla realtà siciliana, scritte da una bagherese esperta in comunicazione e criminologia. All’evento, organizzato da Sinistra Ecologia e Libertà di Bagheria e introdotto da Luca Lecardane coordinatore di SEL, porteranno il loro saluto il Sindaco  Biagio Sciortino e il Presidente del Consiglio Comunale Daniele Vella. Interverranno inoltre all’evento moderato da Mirella Mascellino, il Prof. Giuseppe Carlo Marino, docente ordinario di Storia Contemporanea all’Università di Palermo e il Prof. Francesco Pira sociologo dei processi culturali e comunicativi all’Università Udine e autore della prefazione del libro.

Giusy Chiello

Redattrice- giusy.chiello@ilmiogiornale.org

3 thoughts on “La mafia è “sudista” o “nordista”? Risponde Giusy La Piana, criminologa

  1. esprimo un desiderio:
    desidero un mondo libero da mafiologhi(gi), libero dai risolutori di conflitti esperti in mafie, libero dagli scrittori dallo sguardo languido e profondo…libero dai biografi di criminali, libero dagli analisti delle tresche nefaste dei mafiosi, libero dagli assessori in prima linea, libero dai giornalisti a rischio…insomma non vorrei esser mal interpretato e non é un apologia, al finire delle nefasta struttura mafiosa ed onnicomprensiva (e finirá) finiranno pure i probi viri che ne parlano. Speriamo succeda e che mi tocchi viverlo!!!

  2. io sono più pessimista e credo che – purtroppo – fintanto che esisterà ricchezza, esisteranno le mafie, per cui ben bengano gli inviti a dmettere in pratica la cultura della legalità, a non abbassare mai la guardia e a non credere che – arrestato un intero clan – il problema sia risolto in eterno

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