La festa di San Giuseppe

di Bruno Guidotti


C’era sempre tanta confusione in quegli anni, per la festa di San Giuseppe,
al rione Trionfale.
Ricordo che fin dalle prime ore della mattina l’aria era pregna del fumo degli oli bollenti nei calderoni, in cui i tanti venditori improvvisati, friggevano le tradizionali ed immancabili frittelle e castagnole, di questi di uno ricordo ancora il soprannome:” Sciabbolone”.
C’erano le giostre con i tirassegni, i cavallucci che giravano, c’era la musica che stordiva, i ragazzini che si rincorrevano colpendosi con pallette di pezza assicurate a degli elastici estendenti, e c’erano le malcapitate ragazzine, anche loro prese di mira ed inseguite con grida lancinanti, mentre cercavano disperate, una inutile via di fuga.
Le trattorie erano piene, e avevano messo i tavolini anche fuori nei marciapiedi. La gente si divertiva, mangiava la pizza, i supplì, gli squisiti calzoni al baccalà, si ubriacava e anche bisticciava per la solita politica, o per la propria squadra del cuore, là da Ulderico e Jacovacci sotto casa, mentre un suonatore allampanato, strimpellava con la sua chitarra un po’ scordata, per poi passare fra i tavoli col suo cappello capovolto facendoti l’inchino ed un sorriso, per rimediare qualche lira per campare.
C’erano anche le bancarelle con i bruscolini, le fusaie, le trombette, i cappellini di carta colorati, con gli immancabili ragazzini intorno, le coppiette che si tenevano abbracciate, le famigliole vestite a festa, che si soffermavano intente a curiosare. Intanto le giostre giravano, giravano con i loro cavallucci, le macchinette che si scontravano, mentre la musica continuava assordante ed indifferente, a diffondersi nell’aria.
A sera poi, la processione sfilava per il quartiere illuminato, solenne, lunga,
preceduta dalla banda musicale, con i bambini vestiti da paggetti, le femminucce con le ali da angeletti, le varie associazioni religiose, e quindi di San Giuseppe la grande statua portata a spalla da una decina di facchini, a cui la gente si inchinava al suo passaggio, mentre la lunga fila di persone dietro, elevava i religiosi canti, e le preghiere.
Infine a tarda sera gli attesi fuochi artificiali riempivano il cielo di colori, e l’aria del frastuono degli scoppi, e noi rapiti, tutti con con il naso in su e a bocca aperta, a guardare quell’insolito spettacolo, forse allora agli esordi nelle feste di quartiere.
Erano altri tempi, e forse questa festa ormai scomparsa, siamo rimasti in pochi a raccontarla.

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