LA FATICA DI ESSERE UMILI E MODESTI

Apprezzare le bellezze astrali è un patrimonio di tutti ed è quanto di meglio si possa fare per allontanarsi da ingloriose fama e notorietà. Gli eccessi dell’ipocrisia nei riconoscimenti… in vita e anche post mortem.

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

È proprio vero che tutto il mondo (o quasi) è Paese e proprio per questo, non servirebbe lamentarsi sempre del paese o della città in cui abitiamo, perché scandali politici, casi di malasanità, corruzione o altro sono diffusi in tutto il mondo. Ma vorrei fare uno strappo alla regola per evidenziare che anche in Italia, quando viene a mancare un idolo dello sport o dello spettacolo i mass media ne danno sfarzo per diversi giorni, specie se il divo scomparso ha avuto molti fan. Allora mi chiedo quanta importanza può avere la dipartita di questi “vip” rispetto al comune clochard, o al vicino della porta accanto che magari ci è stato di aiuto e conforto nei momenti del bisogno, ancorché senza clamore. A mio avviso l’atteggiamento del primo esempio sembra rasentare l’ipocrisia perché dopo un po’ di tempo si tende a dimenticare chi si è acclamato, anche se un eventuale richiamo alla ribalta può essere promosso da una ricorrenza o da un altro evento analogo. Ci sono state (e ci sono) persone al mondo che per anni hanno agito in silenzio, rifuggendo da ogni velleità, del resto nessuno è obbligato a farsi avvicinare dai mass media, mentre questi ultimi conoscendo le tendenze della massa la soddisfano replicando notizie di questo o quel personaggio “un tempo famoso”, anche se deceduto da tempo. In questi decenni mi è stato insegnato che non è buona cosa l’essere narcisisti (anche se in taluni casi potrebbe rientrare in una sorta di disturbo della personalità), ovvero inseguire spasmodicamente la notorietà che, alla resa dei conti, sminuisce il valore morale della persona, tanto da voler depennare dai dizionari i vocaboli umiltà e modestia. Ed è così che anche molti personaggi comuni, ma “strambi” (sempre più in aumento), diventano particolarmente influenti tanto da alimentare in poco tempo i cosiddetti follower, ovvero ammiratori che alla prima “caduta” del loro beniamino si riducono drasticamente, non risparmiandogli critiche e a magari anche disprezzo; in altri casi, invece, osannandoli anche post mortem. È questo, a mio parere, è un aspetto molto negativo della società contemporanea, all’interno della quale si vanno creando continuamente falsi idoli, ancorché creati dall’effetto emulazione. Tra questi protagonisti-idoli o idolatrati vi sono anche i politici, la cui visibilità se non è cercata quanto meno è procurata dai mass media ai quali, però, non sempre si sottraggono. Il nostro Paese, e personalmente non mi è facile inserirmi in quel “nostro”, si sta sempre più allontanando da certi valori che alcuni nostri avi (non tanto remoti) ci hanno tramandato. Un’eredità difficile da meritare…

Per contro, so bene che può far piacere trovare riscontri nel prossimo con la loro ammirazione per un nostro “merito”, professionale o ludico; ma al tempo stesso vorrei richiamare l’attenzione sui filantropi (non in senso economico-finanziario) che, proprio perché tali, non amano far parlare di sé in virtù del loro operato umanitario, e forse proprio perché non produce introiti ad alcuno. Il concepire l’esistenza da questi punti di vista è come “violare” la psiche delle persone, ma è altrettanto obiettivamente umano evidenziare tali differenze comportamentali per meglio comprendere (per quanto possibile) come far fronte al narcisismo più ostentato fine a se stesso; atteggiamento che non deve indurre ad invidia ma farci riflettere sul depauperamento del genere umano, in gran parte condizionato dal progresso e dai facili costumi. Ecco, dunque, che mi sovviene un mio vecchio aforisma: «Gli adulatori sono abili lettori del pensiero: ci dicono proprio quello che pensiamo. Ed è per questo che è meglio evitarli», da non confondere con chi spontaneamente ci fa un complimento sincero di circostanza. Queste mie considerazioni non hanno certo la pretesa di impartire una lezione morale a chicchessia, ma vogliono rappresentare un contributo alla riflessione sul concetto esistenziale che, per quanto filosofico, richiama la Persona al centro dell’Universo allietata dalle sue bellezze astrali, patrimonio di tutti donatoci (per chi ci crede) da un’Entità Suprema, primo esempio di modestia e umiltà. Ma queste doti, che dovrebbero appartenere anche al genere umano, non sempre possono essere osservate perché a volte non si riesce ad agire verso il prossimo con azioni di bene senza far conoscere le proprie disponibilità e competenze. Ben altra cosa, invece, è ostentare spasmodicamente il proprio essere al fine di ottenere visibilità e apprezzamenti, da non confondere con lo spontaneo entusiasmo.

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