La cultura dell’handicap attraverso un racconto

disabilità -differenza

di Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

disabilità -differenzaAnni fa fui invitato a scrivere la prefazione di un racconto pubblicato dall’allora Laura Rangoni Editore (scrittrice e giornalista specializzata in antropologia e su temi di enogastronomia). La pubblicazione, edita nel 1998, era scritta da Patrizia Cogliati e portava il titolo La Signora dell’Estate – Vivere con l’handicap. Anche se assai datato questo libro, di “appena” 76 pagine, non ha perso l’attualità in quanto permangono pregiudizi ed atteggiamenti di prevenzione nei confronti di chi nasce (o contrae) con una qualunque forma di handicap, specie se all’interno del proprio ambiente famigliare. Per queste ragioni credo sia utile ritornare sull’argomento riproponendo la presentazione di questo racconto dal vivo. La storia di Patrizia Cogliati, è una come tante, ma che rievoca a ragione l’eterna ed inalienabile realtà delle persone con un passato di sofferenza, intriso di amore, ma anche di iniziale emarginazione: un tarlo duro a morire anche nella nostra società cosiddetta moderna, emancipata, apparentemente senza inibizioni ma ancora prevenuta… Lo stile semplice di questo voler raccontare con coraggio e “sforzo” interiore, sintetizza tappe, avvenimenti e aneddoti che, in qualche modo, trovano un po’ di spazio nel dialogo con familiari, compagni, conoscenti e figure istituzionali che l’hanno “ghettizzata”, grazie alla loro dote di ignoranza e poca voglia di sapere della sua malattia che, nonostante tutto, non le ha precluso il raggiungimento di mete umane: oggi è moglie e madre. Il concetto di “normalità” è spesso chiamato in causa e difeso da chi più sa per ragioni di professione; mentre quello di handicap appare talvolta inesistente tal’altra meno, ma è indubbio che la volontà e la costanza della Cogliati e soprattutto la sua convinzione di appartenere a pieno titolo al mondo dei cosiddetti “normali”, vuole responsabilizzare ancora una volta quanti di noi si sentono superiori ai loro simili meno fortunati…

La sofferenza, specie se sul nascere dell’esistenza ed anche se destinata a ridursi o scomparire, lascia sempre un segno, una reminiscenza che talvolta può condizionare la serenità della persona; ma nel caso della ancor giovane Patrizia, non condiziona in alcun modo il realizzarsi dei suoi propositi e il completamento della sua maturità psicologica ed umana. Lo dimostra questa pubblicazione che sta tra una sorta di denuncia e il resoconto di un’esperienza raccontata con coraggio, semplicità ed ottimismo per il futuro. Una storia da leggere perché non solo ci aiuta a conoscere l’autrice (vera signora dell’Estate!), ma soprattutto che chi sta veramente a contatto della sofferenza (fisica o psichica) e chi occupa il suo tempo allo studio ed alla ricerca di soluzioni inerenti la stessa, sa che il dolore fisico non è mai esclusivamente fisico, così come il dolore che chiamiamo morale (o psicologico) non è mai senza conseguenze sul fisico. È vero, da questa pubblicazione sono trascorsi parecchi anni, e probabilmente non c’é più traccia della stessa forse perché tra quelle “minori” e di modesta diffusione; tuttavia, ritengo che rievocare il nerbo di questa storia possa in qualche modo rappresentare un ulteriore messaggio e di considerazione della cultura dell’handicap. Un dovere morale dell’intera collettività.

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