LA COMPAGNIA DI SAN ROCCO UN ESEMPIO DI UMILTÀ E “VERO” NON PROFIT

San Rocco

Una realtà associativa di volontariato del torinese ha chiuso i battenti. In eredità esempi di cristiana fratellanza e solidarietà nell’ambito della partecipazione alla vita sociale

di Ernesto Bodini (giornalista)

Quasi un quarto di secolo, per la precisione dopo 23 anni, la Compagnia di San Rocco, associazione di volontariato torinese, ha chiuso l’attività. Una decisione sofferta sia perché riuniva i residenti del quartiere e zone limitrofe, e sia perché nel panorama locale viene a mancare un riferimento sociale e culturale improntato su valori cristiani e di fratellanza. I beni e i servizi resi hanno contribuito a mantenere il livello della solidarietà fra tutti gli associati, loro famigliari e simpatizzanti, e ciò anche attraverso iniziative ludiche e di pratica utilità, ospitando di tanto in tanto esperti nelle più diverse discipline e con la partecipazione (diretta o indiretta) delle istituzioni locali. «La pandemia, i raggiunti limiti di età di alcuni soci, come la scomparsa di alcuni altri – fa sapere lo staff del Direttivo, presieduto da Antonio Sinicropi, con il coordinamento e il segretariato di Valentina Soldo – hanno anticipato questa sofferta decisione. Il nostro operato era presente soprattutto con intrattenimenti ludico-ricreativi, processioni religiose, visite a pazienti in strutture socio-sanitarie di ricovero, incontri per l’informazione, attenzione e accompagnamento per i disabili ed altro ancora. Attività nel nome di San Rocco, il Santo che ha sempre ispirato il nostro operato per tutti questi anni, e da cui abbiamo appreso la gioia del mettersi a servizio e l’attenzione (amorevole e disinteressata) rivolta soprattutto agli ultimi ed ai più bisognosi». Un lungo cammino guidato dalla saggezza del suo presidente e di quanti lo hanno coadiuvato, ma anche in collaborazione con le parrocchie di Santa Croce, San Giulio d’Orta e San Rocco di Torino, oltre alla stretta collaborazione della locale Circoscrizione 7, del Comune di Torin, dell’Endas e della Amministrazione Pubblica. Una realtà, semplice talvolta silenziosa ma rispettabile e quindi stimata da tutti, tanto che molti ne lamenteranno la mancanza… «La consapevolezza che il nostro percorso non si esaurisca con questo atto – sottolineano i rappresentanti – ci dona, infine, una maggiore leggerezza al cuore poiché ci è oltremodo chiaro che non siamo più un’associazione, ma un semplice gruppo di amici che crede ancora nei valori della solidarietà e della cura del prossimo. E come, tali, stiamo continuando a muoverci e ad agire».

Nella foto: uno dei tanti incontri dell’associazione

Personalmente anni fa ebbi modo di avvicinarmi a questa associazione attraverso un simpatico incontro con il presidente Sinicropi, che intervistai proprio per estende la conoscenza di “oasi sociale di tutto rispetto”, in seguito al quale mi resi disponibile con incontri di carattere socio-culturale e di estesa informazione. Anche per me è stata una ulteriore esperienza, attraverso la quale ho conosciuto ed apprezzato la semplicità del loro porsi e del loro agire, in quanto incisivo è stato il loro insegnamento: nessuno è troppo povero da non aver da dare: sarebbe come se i ruscelli di montagna dicessero di non aver nulla da dare al mare perché non sono fiumi. La nostra società non ha solo dei doveri nei confronti dei propri membri più indifesi e bisognosi, ma ha anche bisogno di loro: è povera la società che si priva del loro apporto. E ciò si basa su una buona dose di ottimismo, anche se gli ostacoli talvolta appaiono insuperabili.

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