LA COLPEVOLE RESPONSABILITÀ DI CHI HA POTERI MA NON FA…

Sono sempre più le persone emarginate a causa dell’egoismo di tanti e della “ottusità” delle Istituzioni alle quali non ci si deve sostituire…

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

E poi vatti a fidare dello Stato e, a ricaduta, delle sue molteplici Istituzioni locali decentrate. Cominciamo a prendere in considerazione i cosiddetti senzatetto che, a Torino ad esempio, sono ben 2.500 e nell’area metropolitana sono circa 6-7.000. In tutta Italia i poveri sono oltre 5 milioni, il 9% della popolazione, e di questi 96 mila sono senza casa. Insomma, una vera e propria emergenza abitativa… e di sopravvivenza che, oltre a compromettere la vita fisica degli interessati lede la loro dignità. E poi quasi ogni giorno c’è chi (figura autorevole) va sciorinando a destra e a manca l’invito a considerare la Costituzione della Repubblica che, come ben si sa e per quanto nobile, elenca una serie di articoli di “garanzia” di determinati diritti ma che di fatto tale garanzia lascia il tempo che trova… Inoltre, tanto per fare un esempio di “prepotenza legislativa” del nostro Paese che va sotto il concetto etico di Legge da rispettare, anche un povero estremo se sfrattato dalla sua ultima abitazione per insussistenza dei mezzi necessari, la Legge deve fare il suo corso e se non intervengono i Servizi Sociali o qualche privato di buon cuore, il povero inquilino “moroso” si può trovare letteralmente in mezzo alla strada… anche con minori a carico. Ora, è pur vero che la Legge deve fare il suo corso ed imporsi se non rispettata, ma è altrettanto vero (o dovrebbe essere) che il cittadino ha diritto di imporsi nei confronti delle Istituzioni se queste non osservano i princìpi della Costituzione. A questo riguardo vorrei rammentare un principio giuridico avvalorato dalla ratio che, quando una norma di legge è in vigore e chi di dovere non è in grado di farla rispettare, la logica vuole che la stessa debba essere abolita o modificata adeguandola alle esigenze del momento. Ma questo non avviene quasi mai! Altra “prepotenza” del sistema impone che «la Legge non ammette ignoranza, ma per quanto razionale – aggiungo io – una Legge ignorante sì». Perché? A questo punto mi pongo un’altra domanda: chi difende quei cittadini (ovviamente non abbienti) che incorrono in situazioni come queste? A ben rammentare di ingiustizie, paradossi, incomprensioni, carenza di trasparenza, incongruenze e burocrazia il nostro Paese è uno dei massimi detentori e il cui elenco si perderebbe all’infinito; ma purtroppo questo è l’andazzo che porterebbe a dire: «Ognuno per sé e Dio per tutti»; un concetto sbrigativo di alto menefreghismo che i padri della Costituente non avrebbero mai concepito e, proprio per questo, una volta passati a miglior vita i loro principi etici nella pratica sono venuti meno, e da allora in poi ognuno si arrangia come può… sopravvivenza permettendo! Non ho forse detto nulla di nuovo giacché queste realtà sono note ormai da decenni, e ciò confluisce nel detto: «Pancia piena non pensa a quella vuota», od ancor peggio: «Chi muore giace, e chi vive si dà pace… se riesce». Per effetto di tutto ciò e di tanto altro ancora, nel frattempo sono nate associazioni, enti e movimenti vari con il proposito di “alleggerire” certe situazioni, un ripiego che ha messo in luce le inefficienze delle Istituzioni e nel contempo qualche volontario avendo risolto sporadici casi, ma che in concreto non ha certo invertito la realtà attuale, peraltro sempre in peggioramento e a dir poco assai grave. Il fatto che da sempre esiste il ricco e il povero, non è una buona ragione per lasciare alla deriva i più deboli e i più poveri, perché in caso contrario equivarrebbe, nelle giuste proporzioni, ad un ritorno al Medioevo. Se poi volessimo tirare in ballo il problema della Sanità pubblica, per come vanno le cose i governanti stanno facendo come i gamberi: un passo avanti e due indietro; ma devono tener presente che se un cittadino che ha bisogno di cure e assistenza in tempi necessari come da prescrizione dei medici, e per un ritardo nella erogazione delle prestazioni dovesse aggravarsi, è facile dedurre a chi imputare le responsabilità. In buona sostanza povertà, mancata assistenza e lesione alla dignità della persona, sono concetti che vanno messi sul piatto non della bilancia ma della coscienza di chi è deputato a far rispettare le Leggi e i diritti dei cittadini escludendo, bene inteso, quelle che rasentano il paradosso e la burocrazia. Mi si accusi pure, ancora una volta, di anticonformismo (anche se so che a volte si è puniti per le proprie virtù), ma prendendo a prestito la saggezza di un autorevole saggio, a chi mi obietta rispondo: «Si dica pure delle mie manchevolezze e di innocenti idealismi se finalmente non diremo cose che a qualcuno dispiaceranno, non diremo mai per intero la verità».

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