LA BUROCRAZIA ODIERNA NON HA NULLA A CHE VEDERE CON QUELLA DEI TEMPI ANDATI

È quanto meno deleterio e “irresponsabile” non spiegare le origini e gli effetti di un fenomeno che, volendo, si potrebbero alienare o limitare.
di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)
È disarmante, a dir poco, quanto ci si prodighi per organizzare iniziative d’ogni tipo, sia ludiche che anche culturali (in parte discutibili), e nel contempo non si fanno passi avanti in ambito scolastico, tanto che il ruolo degli insegnanti si sta “indebolendo” sempre più, a cominciare dalla mancanza di rispetto verso di loro e le aggressioni nei loro confronti, per non parlare del bullismo tra gli studenti stessi. Ammesso che si sia ripreso ad insegnare Educazione Civica, che naturalmente credo venga citata anche la preziosa Carta Costituzionale, non mi pare invece che si spieghi agli studenti delle Scuole Superiori il “fenomeno” della burocrazia, una realtà che nel nostro Paese risale all’Ottocento, ossia già in epoca monarchica. Del resto questo aspetto della vita politico-istituzionale e sociale, è bene presente sia nel Regno Unito che in Germania, e forse in chissà quali altri Paesi sia pur con aspetti diversi. Ma tornando alla nostra realtà non mi pare che si sia mai elevato uno scudo per spiegare etimologia, origini e insediamento di un sistema tanto anacronistico quanto perverso che condiziona la vita di tutti i cittadini e, paradossalmente, degli stessi burocrati. Non passa giorno, infatti, che un cittadino non lamenti di incontrare qualche difficoltà burocratica in merito ad una propria esigenza o nell’espletamento di un proprio dovere, magari per lo svolgimento di un “semplice” iter, appunto, burocratico. Ma l’Italia, oltre ad essere un Paese delle incongruenze lo è anche delle assurdità tanto che tutti si lamentano (politici compresi), ma nessuno agisce per risalire all’origine del sistema per individuare quel “maledetto” meccanismo che ostacola atti e relative procedure, spesso aggravate da un dialogo non comune tra le parti. Richiamando l’Educazione Civica certamemte si farà riferimento alle varie tappe che hanno determinato l’Unità d’Italia, come i vari progressi sino alla stesura della Carta Costituzionale che, se letta e doverosamente interpretata, in alcuni punti non è rispondente alla realtà dei fatti da parecchi decenni a questa parte. Da molto tempo mi occupo di questo argomento, avendolo analizzato sotto diversi aspetti, e sono certo che anche se tutti gli italiani (sia pur con alcune comprensibili eccezioni) si dedicassero all’analisi della burocrazia, scoprirebbero che le Istituzioni dovrebbero giustificare non poco certi modi di interpretare leggi, normative e conseguenti applicazioni pratiche. Da qui si rende necessario richiamare l’attenzione sull’aspetto legislativo, proprio perché in questo ambito nascono le prime difficoltà burocratiche vere e proprie che, verosimilmente, hanno a che fare con la interpretazione di una determinata legge, normativa, disposizione o circolare finalizzate alla loro applicazione pratica. E qui sta u’altra nota dolente: quanti hanno capacità, pazienza e determinazione per capire che la prima difficoltà burocratica parte proprio da quel funzionario o dirigente (burocrati per eccellenza) che si avvalgono del loro ruolo (spesso indiscutibile… oltre al fatto che ora l’abuso d’ufficio non è più reato) per imporre la loro interpretazione e la relativa applicazione? Quando si dice convenzionalmente che trattasi di “iter burocratico”, si intende appunto questo modo di procedere che il cittadino-fruitore di beni e servizi (ma anche preposto a certi doveri) non è in grado di contestare, sia perché “non esperto” e sia perché spesso subisce quel timor riverenziale che, personalmente; ritengo essere di sudditanza; mentre gli eccessi di una contestazione per una incomprensione o un torto subito riguardano cittadini dediti alla violenza…
Secondo fonti storiche il burocrate ai tempi della monarchia, era il classico impiegato-modello che aveva particolare caratteristiche esecutive, di comportamento e anche di portamento, ligio al proprio dovere e osservante di quanto doveva; e a questo riguardo, si consideri che a quei tempi non vi era alcun mezzo tecnologico che facilitasse i suoi compiti, come pure scarse erano l’istruzione e la cultura soprattutto di molti cittadini-utenti. E ciò nonostante si procedeva con razionalità e con particolare attenzione anche al risparmio, e nel rispetto dell’educazione. Ecco che, questo doveroso confronto tra la realtà di ieri e quella di oggi, evidenzia una breve fotografia di un imperterrito sistema perverso che, detto per inciso, nessun politico delle ultime generazioni ha cercato di considerare pur avendone la facoltà. È molto più semplice e senza alcuna implicazione di diretta responsabilità da parte loro, esprimere ogni volta rammarico criticando la burocrazia; ma è una voce che rimbalza da una parte all’altra e la palla (ossia la burocrazia) torna sempre al centro e, se rimbalza ancora, va a colpire il cittadino. Ovviamente non ho vissuto i primordi della Repubblica, e tanto meno quelli della Monarchia, ma purtroppo quella attuale che mi ha investito come un vento travolgente cerco ogni volta di sollevarmi, a differenza di tanti miei concittadini che preferiscono subire piuttosto che prendere carta e penna e denunciare un sistema che da tempo ormai, ho definito il peggior malessere made in Italy. Un’ultima considerazione: se determinati diritti sono subordinati a determinati doveri da parte del cittadino, è bene che le Istituzioni diano la possibilità allo stesso di poterli espletare al meglio, cominciando a sburocratizzare quanto più possibile. È questione di dovere civico e di buona volontà, diversamente non si andrà mai da nessuna parte. A parte le mie convinzioni rafforzate da oggettive constatazioni, un ulteriore e più esaustivo contributo su vizi e virtù delle nostre Istituzioni (inclusi gli effetti della burocrazia), è dato dalla pubblicazione “Dentro le Istituzioni – Idee, giudizi, critiche, proposte” di Guido Melis (Ed. Il Mulino, 2023, pagg. 240).