Italia: paese che consuma meno prodotti equosolidali al mondo

 

 

 

Gran parte degli Italiani non sa cosa sia il Commercio Equo e Solidale. Dal nome si pensa che sia un’ associazione umanitaria, ma non è così.  E’, invece, una vera e propria azione rivoluzionaria non violenta.

  Mi spiego meglio: il Commercio Equo e Solidale è un approccio alternativo al commercio tradizionale: il suo scopo è promuovere giustizia sociale ed economica e sviluppo sostenibile ,in sintesi, un sistema più equo.

 L’atto rivoluzionario di cui ho scritto prima è essenzialmente uno, ed è molto semplice, cioè garantire ai produttori( del sud del mondo) un giusto guadagno e condizioni di lavoro dignitose. Aiutare, così, i produttori e i lavoratori svantaggiati a passare da una condizione di vulnerabilità a una condizione di sicurezza ed autosufficienza. Da cosa deriva questa condizione di vulnerabilità?…Dal fatto che il commercio con i produttori del sud è spesso gestito dalle grandi multinazionali, il cui potere economico è troppo elevato per avere una contrattazione equa: i produttori non hanno alcuna voce riguardo la retribuzione che gli è dovuta. Per questo motivo il livello di indebitamento, e a sua volta di suicidi, tra i contadini del sud del mondo è elevatissimo.

 Mi si potrà facilmente dire che non è il caso di mettermi a scrivere di Commercio Equo e Solidale proprio adesso, nel pieno di una terribile crisi economica e politica. Invece io dico che è proprio in questi momenti  che bisogna parlarne, perché è ancora più forte la tendenza di occuparsi esclusivamente dei propri beni, dimenticando ciò che è il bene comune.

 Vorrei aprire una breve parentesi sul bene comune. Cos’è il bene comune? Perché ci dobbiamo occupare anche del bene degli altri? Non abbiamo già abbastanza problemi?… ” Il bene comune non serve solo al bene comune ma anche al bene(essere) di chi lo persegue e lo pratica.  Perché agire in comune, per il bene comune, soddisfa il proprio bene” : chi ha scritto queste parole è certamente un saggio, in poche righe ha detto una grande verità.

 Noi dobbiamo fare il bene per noi stessi, perché non c’è gioia più grande che sentirsi un uomo giusto. Gli operatori umanitari che rischiano ogni giorno la vita, operando in territori difficili , sovente in conflitto, non decidono di fare questo lavoro perché sono uomini santi, anzi , sono più egoisti di qualsiasi altro uomo, perché sono disposti a mettere persino  a rischio la loro vita,  pur di sentirsi la coscienza appagata, pur di sentirsi felici. Ringraziamo Dio che ci dà anche di questa gente egoista!

 Ma torniamo a parlare del Commercio Equo e Solidale. La gamma di prodotti del Commercio Equo e Solidale è vastissima, va dai generi alimentari di ogni tipo, ai souvenir, fino ad arrivare ai capi di abbigliamento. Ognuno di questi prodotti è certificato dal marchio Fairtrade. Questi sono disponibili in più di 5000 punti vendita, tra cui molte insegne della grande distribuzione : Auchan, Coop e Ipercoop, Crai, Dico, Lidl, Natura Sì. altresì, i negozi storici del Commercio Equo e Solidale sono le ” Botteghe del Mondo” , il cui ruolo non è solo quello di vendere il prodotto , ma svolge , anche, un importante ruolo di informazione e sensibilizzazione delle attività del Commercio equo e Solidale. Vi lavorano molti volontari, la cui missione è rendere il cliente partecipe alla loro causa.

 Il Commercio Equo e Solidale non è solidale solo nei confronti delle condizioni economiche dei produttori e lavoratori, poiché la solidarietà non può prescindere dalle condizioni di lavoro in cui si trovano ad operare.  L’introduzione agli standard generali Fairtrade si rivolge ai produttori così : ” è necessario proteggere l’ambiente nel quale lavorate e far sì che questo comportamento diventi uno stile di vita per le vostre aziende agricole e per la vostra organizzazione. La protezione dell’ambiente quella delle risorse idriche naturali, delle foreste vergini ed altre importanti aree agricole, e la gestione dei problemi di erosione e di stoccaggio dei rifiuti” .

 L’Italia è uno dei paesi in cui il consumo pro capite dei prodotti equosolidali è il più basso del mondo : 2,3 dollari all’anno per persona. A cosa dobbiamo questo triste privilegio?…  Penso che sia semplicemente mancanza di informazione e di un intervento politico, su questi temi, inesistente. Ecco perché è importante parlarne , sempre , anche in questi giorni, e dar voce ad una delle iniziative più belle che l’umanità abbia generato.

Paolo Carella

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