INVOCARE LA PACE NON BASTA…

Sono le azioni la migliore invocazione per tale scopo, come quelle di gloriosi filantropi che si sono spesi per i loro simili

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Noi crediamo che nel processo evolutivo di ogni Essere umano c’è un tempo in cui la sua natura (fisica, emozionale e mentale) raggiunge uno sviluppo che determina la sua personalità. Ed è proprio da questo momento che l’uomo pensa, decide e dispone sino ad assumere il controllo della sua stessa vita e quella altrui, con la presunzione di “influenzare” (con il pensiero e le azioni), a volte, i suoi stessi simili. Storico e a dir poco emblematico, ad esempio, l’evento delle due Torri Gemelle abbattute a New York, ennesima conferma della debolezza  e della crudeltà degli umani, inalienabili sintomi che inducono a costanti riflessioni che invocano il senso della giustizia, del rispetto umano e quindi della pace. Da quel fatidico giorno di profonda lesione della vita e della dignità umana (11 settembre 2001) sono ormai trascorsi quasi cinque lustri, ad opera di un’organizzazione terroristica in cui morirono quasi 3 mila persone e oltre 6 mila rimasero ferite. Un caso isolato? Non proprio se rapportato agli eventi analoghi attuali che si protraggono da anni a causa di oltre 50 conflitti un po’ ovunque nel mondo; e oggi, con l’elezione del 267° Pontefice  si ripete e si invoca quella quella cristiana parola: “Pace”.

A mio modesto avviso probabilmente non si arriverà mai ad ottenere il totale bene dell’umanità, perché è come se volessimo “sovvertire” l’ordine ancestrale del Creato; anche se ciò non toglie che non si debba profondersi nel bene e per il bene con ogni azione di noi tutti…, sia pur distratti da tutte le amenità che tentano ognuno di noi di allontanarci gli uni dagli altri, e soprattutto da Dio. Purtroppo c’è troppa tendenza ad attribuire a Dio gli eventi funesti che accadono in Natura e certi comportamenti dell’uomo, molto meno quella di attribuire ad egli stesso il male che compie quotidianamente. E ciò, a cominciare dal fatto che molti uomini non vogliono essere utili ma importanti (si considerino pure le doverose eccezioni), e da qui il continuo declino dell’umanità. Detto ciò non significa gettare la spugna, ma è bene pontificare di meno ed agire di più prendendo esempio da quei filantropi che, pur non “rivestendo” un ruolo ecclesiale, hanno dedicato l’intera esistenza ai propri simili più deboli e diseredati del pianeta. Evergetismo, Filantropia, due termini che si pronunciano assai poco, come di rado si rievoca chi li ha praticati e il loro passato con le loro azioni e la loro cristiana umanità. Un’ultima osservazione: forse sarebbe utile ipotizzare di poter inserire nei vari insegnamenti didattici (bassa ed alta scolarità) la citazione dei due termini suddetti e dei relativi protagonisti. Capitoli di storia che hanno contribuito (e potrebbero contribuire) ad essere finalmente Uomini… e soprattutto umani!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *