Intervista al direttore della Radiodiagnostica dell’ospedale infantile ”Regina Margherita” di Torino

A corredo della mattinata trascorsa nel reparto di Radiodiagnostica dell’ospedale infantile ”Regina Margherita” di Torino (il cui resoconto è stato pubblicato ieri), ecco un’intervista al dottor Claudio Defilippi, direttore della struttura dal 1984 .

 

Dottor Defilippi, come si è evoluta la Radiologia in ambito pediatrico in questi ultimi 20 anni?

Gli ultimi 10-15 anni rappresentano l’evoluzione massima della Radiologia Pediatrica in quanto coincidono con l’inserimento delle tecniche diagnostiche e dell’ecografia in particolare; quindi assenza totale di radiazioni, esame “real team” indicato su pazienti sempre in movimento e non collaboranti per definizione, che si può ripetere più volte al letto del paziente. Successivamente c’è stata l’introduzione della RMN (Risonanza Magnetica Nucleare), altra metodica che ha il vantaggio di non emettere radiazioni ionizzanti e di poter studiare il sistema nervoso centrale (SNC), tenendo conto che la RMN è un po’ un paradosso perché, a tutt’oggi, in radiologia pediatrica è meno “sfruttata” di quanto lo potrebbe essere.

 

E questo perché?

Perché è l’unico esame effettivo per quanto riguarda la Neuroradiologia, e quindi le macchine sono particolarmente impegnate per indagine neuroradiologiche in pazienti pediatrici; inoltre, è un esame che richiede una certa durata di esecuzione, sottoponendo il paziente ad una posizione statica e il più delle volte in narcosi. A questo riguardo va detto  che c’è scarsità di anestesisti e, paradossalmente, al di là dell’ambito neuroradiologico dove è obbligatorio far capo alla RMN, ci sarebbero molte più aree di utilizzo della risonanza magnetica ma che non possono essere utilizzate per ragioni oggettive di disponibilità dell’apparecchiatura.

 

L’OIRM è l’ospedale pediatrico di riferimento anche per la diagnostica strumentale?

In Italia ci sono 10 Radiologie Pediatriche, e fra queste vi è quella del nostro ospedale.

 

Quali sono le specifiche competenze del medico radiologo, del fisico sanitario, del tecnico sanitario di radiologia medica (Tsrm) e dell’infermiere?

Ritengo che le rispettive competenze siano da considerarsi sinergiche perché in realtà un singolo esame nel nostro ambito coinvolge tutta l’équipe. Nello specifico il fisico sanitario, ad esempio, interviene in tutti gli esami radiologici per poter ottenere il massimo risultato con il minimo utilizzo di dose ionizzante da somministrare al paziente pediatrico, nel cui organismo il danno da radiazioni sarebbe molto elevato. Inoltre è preposto alla ottimizzazione delle apparecchiature in rapporto alle dimensioni fisiche del paziente: in teoria un esame fatto su un paziente adulto è ritenuto standard.

 

Quali altre peculiarità del vostro operato sinergico e multidisciplinare?

Noi trattiamo bambini appena nati (o quasi) e bambini sino ai 14 anni di età. Ogni esame deve essere studiato e preparato attraverso dei protocolli precisi con il fisico sanitario e il Tsrm. Quest’ultimo ha un ruolo fondamentale per l’esecuzione dell’esame stesso, esclusa l’ecografia che è di competenza del medico radiologico il quale ha il compito di scegliere il tipo di esame più idoneo e di discuterne l’indicazione, di programmarlo, seguirne l’esecuzione e refertarlo.

 

Quali sono le patologie più ricorrenti soggette ad accertamenti diagnostici strumentali?

Soprattutto le neoplasie, i traumi, le cardiopatie congenite, le malattie rare e quelle di carattere internistico. Tutte queste indicazioni giungono a noi in quanto siamo Centro di riferimento. Va  anche precisato che una patologia congenita quasi sempre comporta una gravidanza a rischio, e non di rado viene già sospettata durante il periodo di gestazione. Ma una delle caratteristiche dell’ospedale pediatrico è data dalla gestione uniforme di tutte le competenze sanitarie, comprese le Associazioni di volontariato il cui contributo si esprime attraverso elargizioni (dirette o indirette) di apparecchiature o strumenti che consentono ulteriori interventi diagnostici e terapeutici, etc. Nel nostro ospedale ci sono associazioni di volontariato che rappresentano più patologie, ma non un’associazione di bambini “radiografati”.

 

Dei circa 50 mila accessi, sono tutti appropriati?

Tutti i bambini che giungono nel nostro Servizio vengono sottoposti alla nostra attenzione, siano essi ricoverati o esterni prenotati. I casi urgenti vengono presi in carico entro 72 ore, i meno urgenti vengono messi in lista d’attesa.

 

Il burnout è ricorrente anche tra gli operatori della vostra Struttura?

Purtroppo, per ovvie ragioni, anche tra i nostri operatori è molto elevato, ma si cerca di superarlo individualmente o collettivamente.

 

Quali le criticità?

Le attrezzature sono in parte obsolete, insufficiente il personale rispetto al fabbisogno, e la logistica di alcuni locali non è più confacente alle esigenze della nostra attività.

 

Ernesto Bodini
(giornalista scientifico)

 

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