Intervista a JUAN CARLOS POMPONIO autore di “Krishan il figlio del Sole”

di Mira Carpineta
Figlio di italiani emigrati in Argentina e della loro bellissima storia d’amore, Juan Carlos Pomponio nasce a Berazategui, nella provincia di Buenos Aires il 23 settembre 1966.
Fin da piccolo esprime una spiccata sensibilità artistica per il disegno e la pittura, che insegnerà nella vita adulta. “Sono cresciuto, libero, ribelle, selvaggio. Ho avuto un’infanzia felice e un’adolescenza indomita” racconta l’autore di “Krishan il figlio del sole”. (Tabula fati 2023)
Un autore prolifico, con 15 libri, tra romanzi e poesia, pubblicati in lingua spagnola (Salvaje, Fragua Universal, La risa de la hierba, Lluvias Torrenciales, El Naufragio de la Escafandra, Yupi Kankan ) esordisce ora in italiano con questo romanzo fantasy dalle avvincenti sfaccettature.
Il personaggio infatti è un giovane in formazione che affronta un viaggio, reale e metaforico per il raggiungimento della maturità e della consapevolezza.
Il viaggio è una costante nella vita di Juan Pomponio e ne ha segnato la crescita e la formazione: “Dal 2007 e per due anni, percorsi il Sud America in autobus – spiega Juan- Orme di fuoco è il titolo del racconto di quell’esperienza. Nel 2013 iniziai un altro viaggio, con le mie “bisacce” piene di libri e la bicicletta. Ho pedalato per migliaia di chilometri in tutta l’Argentina, attraversando paesi e città, vendendo libri.”
Juan racconta nei suoi libri ogni luogo che visita, le persone che incontra, le storie che ascolta. Nel 2016 decide di cambiare continente e proseguire i suoi viaggi in Europa, dalla Spagna all’Olanda, dall’Italia alla Croazia, passando per la Francia, Germania, Austria, Slovenia e fermandosi così in Abruzzo, a Scerni (CH), il luogo da cui tutto ha avuto inizio: il paese dei suoi genitori.
E da qui che iniziamo l’intervista. Come nasce lo scrittore? Cosa l’ha spinta a scrivere? 
Ho iniziato a scrivere a ventinove anni e da allora non ho più smesso, è una sorta di necessità fisiologica. Non avevo mai scritto niente nella vita prima di allora. Scrivo in modo quasi compulsivo, senza pensare, è un fiume di inchiostro che proviene da qualche luogo sconosciuto, inarrestabile, prorompente, con la stessa fluidità con cui rispondo alle domande. Non so spiegarlo altrimenti. Nella mia scrittura non c’è nulla di strutturato, disciplinato. Un giorno le parole si sono presentate alla mia mente e poi ancora tante altre, come un flusso inarrestabile e senza fine. È una forza interiore che mi spinge a scrivere. Scrivo ovunque mi trovi e non mi chiedo il motivo di questa scrittura. Lo faccio solo perché mi dà una pace indescrivibile.
Il genere fantasy ha  sempre avuto avuto illustri autori  (Tolkien, Rowling, Asimov, Orwell, Lewis ecc.) come è arrivato a fare questa scelta?
Ricordo perfettamente il momento in cui ho iniziato a scrivere il romanzo Krishan. Non è stata una mia scelta. In quel momento sentivo un’energia che mi spingeva a scrivere, senza rendermi conto di ciò che scrivevo. Mi sedevo davanti al computer e scrivevo come se qualcuno mi dettasse quelle parole. Era una scrittura automatica, frenetica e irrefrenabile. C’era solo la voce che mi dettava le avventure che stavano avvenendo in ogni capitolo. E mentre scrivevo il romanzo, anche la poesia affollava i miei pensieri con una furia meravigliosa. Le metafore arrivavano come una tempesta di inchiostro.
Non ho una spiegazione logica della forma della mia scrittura. È così, viene, succede, il bianco si riempie di parole, messaggi, storie, poesie, racconti. Posso scrivere senza sosta fino a esaurirmi per quante sono le scene e i mondi che spuntano dalla mente o forse, da un altro luogo, chissà.
 Il fantasy si presta molto a rappresentare metafore e allegorie, cosa “racconta” Krishan attraverso le sue avventure?
Krishan è venuto al mondo per viaggiare in ogni angolo dell’umanità. Non cerca nulla. Vuole solo essere sé stesso davanti a tutti coloro che possono raggiungerlo e forse ricevere qualche messaggio. È un viaggiatore del tempo senza spazio e senza limiti. Krishan è il viaggio che ognuno di noi compie in questo momento sulla faccia della terra. In fondo siamo tutti in viaggio, da chissà dove per chissà dove. Ogni lettore potrà riconoscersi in Krishan e magari intuire qualche risposta ai propri dubbi esistenziali. Krishan viene al mondo per elevare le sue consapevolezze e capire che la vita è, in fondo, un atto di magia. Sfugge le trappole che il sistema sociale tende per formare schiavi. Il suo è un grido rivoluzionario carico di spiritualità, per spezzare le catene dei dogmi e delle ideologie che rendono schiavo l’essere umano, elevare la coscienza addormentata di leader che calpestano la dignità dell’umanità.
Il suo messaggio e la sua ricerca possono aiutare a raggiungere significato della vita.
C’è qualcosa di autobiografico nei personaggi che crea?
Non so se posso definirli autobiografici, ma certamente nella mia vita ho vissuto “avventure” e momenti simili, soprattutto durante i miei viaggi. In autobus per due anni, in tutto il Sud America ho dovuto affrontare moltissime situazioni: fantastiche, straordinarie, drammatiche, difficili, impegnative. Viaggi che poi si trasformano in racconti. E forse in questo libro c’è il mio viaggio spirituale. Un’esperienza molto profonda, come se la mia anima viaggiasse nel tempo e nello spazio, in questa eternità chiamata vita. La scrittura per me è come respirare, ne sono posseduto- conclude l’autore.

Juan Carlos Pomponio è un artista eccentrico, poliedrico che si esprime in molte forme, scrittura, poesia, pittura. La sua ricerca spirituale sfocia inevitabilmente in forme di pensiero e azione filosofica. Pronto a cogliere sempre il lato positivo degli eventi, osserva il mondo e la vita con occhi curiosi, mai sazi di cogliere il nuovo, il domani, il futuro, ma senza dimenticare il passato, il valore dei ricordi. Memorie intime e ancestrali di culture diverse, multicolori, eppure conviventi in modo armonico e vitale, con energie fisiche e mentali inarrestabili e dirompenti.
Juan Pomponio insegna Yoga e meditazione da molti anni, ma non è ancora riuscito a domare il “demone” che scalcia per uscire dai suoi versi e dalle sue righe.

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