ILLUSIONE DI UNA CRESCITA… E SCARSA FIDUCIA NELL’ISPIRARE

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

 

La perseveranza nel trasmettere messaggi di speranza e di ottimismo da parte delle Istituzioni italiane, agli italiani, ad eccezione di quelli che ideologicamente non si ritengono tali, è una sorta di “stillicidio” imbonitore, vista la situazione in cui versa il Paese che non solo non si riprende su qualsiasi fronte, ma continua a sprofondare nella palude delle sabbie mobili dell’incertezza e quindi del non garantismo di un futuro migliore. Ancor peggio quando il presidente della Repubblica incoraggia ed invita attraverso i giornali (La Stampa di venerdì 9 novembre), testualmente: «Possiamo crescere, ma dobbiamo ispirare fiducia», secondo il quale, inoltre «… l’economia italiana presenta buoni fondamenti a cominciare da quelle risorse di cittadini e imprese rappresentate dal risparmio delle famiglie e dall’avanzo della bilancia commerciale… la più diffusa consapevolezza del bene comune aumenta la fiducia e la sicurezza nella società». Ma come si fa ad essere così ottimisti quando: il debito pubblico è costantemente intorno ai 2.300 miliardi di euro, lo Stato investe nella ricerca scientifica si è no l’1% del Pil, l’esercito del volontariato è sempre più numeroso e in gran parte sopperisce alle carenze in quasi tutti i settori delle Istituzioni, non riesce a porre freno alla criminalità (evasioni fiscali e corruzione senza limiti la fanno da padrone), carente è la tutela per l’incolumità dei cittadini, il sistema scolastico è sempre più “destabilizzato”, e quello sistema sanitario pubblico scricchiola ogni giorno di più; senza contare le inefficienze di gran parte del sud rispetto al nord (regione Campania in particolare), frutto di uno scellerato federalismo la cui patria potestà trae origine per la gran parte in zone dove si sbandiera e si beve acqua ad una fonte (ideale) che di cristallino non ha neppure gli ideali; e come se non bastasse uno Stato che continua a riconoscere (per doveri scontati…) onori e meriti a nome della Repubblica; per non parlare poi delle gratuite enfatizzazioni (da parte di chicchessia) inneggianti l’eroismo per un’azione compiuta da chi ha scelto di compiere un certo dovere istituzionale per la collettività. (A questo proposito ricordo ancora una volta che non esiste l’eroe dell’azione, ma della rinuncia e del sacrificio). Per non parlare poi delle “incontrollate” (semmai tollerate) performance dei ministri Salvini e Di Maio, ad esempio, che ovunque ogni giorno si sottopongono a selfie e a presenzialismi popolari (ben lontani dai concetti di sobrietà e riservatezza) talvolta sbrodolando un italiano se non maccheronico quanto meno discutibile dal punto di vista lessicale… non certo un buon esempio per gli eredi di Dante Alighieri. Una delle ultime performance di Salvini, come riporta il Corriere della Sera dell’11 novembre, la sua partecipazione alla Fiera di Rho (Eicma), in occasione della quale si è concesso come spalla al campione di bike trial, Vittorio Brunotti, stendendosi per terra per farsi saltare dalla bici dello stesso Brunotti. Ve lo immaginate un ministro d’altri tempi in una situazione esibizionistica simile?
Ora, avendo varcato la soglia del XXI secolo, e fruendo di tutti i benefici del progresso, sia esso scientifico-tecnologico che dell’informazione in senso lato, il nostro Paese come del resto anche altri, a mio avviso non può ritenersi foriero di certi vanti ed ottimismi, perché in realtà si sono fatti due passi avanti e tre indietro… vedasi ad esempio il fatto che ancora oggi oltre dieci milioni di italiani (colti ed istruiti compresi) credono a maghi e cartomanti, quattro milioni e oltre sono gli analfabeti di ritorno (talvolta ripresi anche dagli “autodidatta”), circa il 60% della popolazione non legge un libro all’anno, e ancora molte sono le persone che appartengono a sette o movimenti analoghi che, se venissero tutti alla luce del sole, ci porterebbero a “rivivere” (seppur idealmente) il periodo dell’Inquisizione. E questo non mi pare rientri nel progresso civile di una nazione. In sintesi. Come si fa a sostenere che si può crescere e ispirare fiducia quando un cittadino che pone quesiti ad un presidente della Repubblica non ottiene riscontro in merito agli stessi, e quando ha bisogno di interpellare questo o quell’assessore per sottoporre problemi sociali seri (altrui per dedito altruismo), non solo non viene ricevuto ma nemmeno ottiene un cenno di riscontro? In questi casi si deve parlare di comportamento “occulto” e non di trasparenza…

 

Potrei andare oltre a fare queste disamine, a porre quesiti, a contestare il palesemente contestabile, ma purtroppo mi rendo conto che consumerei ad oltranza i tasti del mio PC ma nel contempo, anche se la mia è la classica voce nel deserto è sufficientemente tonante per rivolgermi alla maggior parte dei miei connazionali rammentando loro che rientrano in ciò che sosteneva Alessandro Manzoni (nella foto): «Noi uomini siamo in genere fatti così: ci rivoltiamo sdegnati contro i mali mezzani, e ci curviamo in silenzio sotto gli estremi». Mai più attuale fu tale constatazione, che io rincarerei affermando: se è vero che le leggi ed i principi fondamentali della vita sono fondati sulle necessità di condurre un Paese, non possiamo dimenticare che una delle cose di cui abbiamo più bisogno, tra l’altro, è un modo meno retorico di far sapere come si può crescere e di ispirare fiducia. Infine, debbo constatare che mi è più facile parlare con il buon Dio due volte al giorno (e garantisco che mi ascolta…), piuttosto che ottenere un cenno (verbale od olografo) da chi mi rappresenta… o mi dovrebbe rappresentare! E sono sempre meno coloro che in questi contesti hanno coraggio e carattere, forse perché è sempre molto inquietante per chi sta loro vicino…

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