Il vero male dell'Italia: la burocrazia

L’abitudine di lamentarsi sempre e un po’ ovunque di un “malessere”
made in Italy che in realtà nessuno intende affrontarlo in modo pragmatico. Esempio massimo di una ipocrisia tanto deleteria quanto assurda

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Ogni qualvolta (per la verità assai raramente) un parlamentare o un ministro annuncia l’intento di voler ridurre o rivedere il fenomeno burocrazia, c’é da stupirsi… Primo perché è un argomento assai “scomodo” da affrontare, soprattutto dal punto di vista pratico, secondo perché credo che chi sta al potere non conosca a fondo le origini che hanno portato a condizionare la vita quotidiana degli italiani. Quindi credo che il far sapere di voler ridurre la burocrazia sia per lui più una boutade piuttosto che il reale intento di “lenire” il malessere della popolazione. E questo anche se il premier Giuseppe Conte, intervenendo agli Stati Generali della transizione energetica, all’Ansa del 17 ottobre 2018, affermò: «Non se ne parla molto, perché si parla molto di più del piano anti evasione, ma un altro importante pilastro su cui stiamo lavorando è quello della riduzione della burocrazia e della semplificazione del quadro regolatorio. Una riforma che richiede di sedimentarsi, un’attività sottotraccia incredibile che assicuro stiamo facendo e tra poco ci confronteremo con tutti voi con risultati concreti»; ma riguardo a queste affermazioni-promesse personalmente non mi risulta abbia dato adito a qualche concretezza. In tal senso riprendendo un passo introduttivo di una mia conferenza rammento che la burocrazia è sempre stata (ed è) un problema di difficile, se non impossibile soluzione (perché si vuole che sia tale, sic!) in quasi tutta Europa ed in particolare nello Stato con il più alto numero di leggi, come l’Italia. C’é quindi ragione di sostenere che i Paesi cosiddetti civili ed evoluti, per la questione burocrazia, si possano dividere in due essenziali categorie: Paesi burocratici e Paesi aburocratici… E proprio perchè la burocrazia è molto poco conosciuta nel suo contesto originale, ritengo sia utile che la collettività debba conoscere alcune nozioni storico-culturali (sia pur sintetiche ma esaustive), e soprattutto pratiche, affinché ciascuno possa affrontare al meglio le difficoltà quotidiane “imposte” proprio dalla burocrazia stessa prevenendo, per quanto possibile incomprensioni, perdite di tempo, inutili coinvolgimenti dei mass media, e a volte, anche ricorsi a consulenze legali con le conseguenti parcelle che, a mio dire, in molti casi si potrebbero evitare con il conforto di una felice soluzione dei propri problemi, talvolta anche in tempo reale. E quindi avendo la necessaria determinazione per affrontare gli esecutori della burocrazia, ossia, i dipendenti della Pubblica Amministrazione.

Ci sono Paesi nelle cui popolazioni predominano doti come rispetto meticoloso dell’ordine esteriore, senso della gerarchia, osservanza della forma, sentimento del dovere (a volte anche maniacale), assiduità nel lavoro, etc., doti che si possono interpretare come note particolari del perfetto funzionario (vedasi l’Estonia dove la burocrazia è pressoché inesistente); altri, nelle cui popolazioni queste doti mancano o, almeno, difettano in quanto esistono e abbondano “qualità” come mentalità individualistica, insofferenza alla disciplina e quindi al dovere, discontinuità di applicazione, ricchezza di iniziativa personale spesso controproducente, etc., il cui complesso ci dà un tipo di umanità che è l’opposizione del “diligente” e più razionale burocrate; vedasi, non a caso, il nostro Paese! Il nostro, a mio parere, trattasi di un fenomeno che tutti conoscono ma che ben pochi sanno “contrastare” in difesa dei propri ed altrui diritti, dopo aver espletato, bene inteso, i propri doveri. La burocrazia, va detto per inciso, spesso fa delle vittime in modo sia diretto che indiretto: è un sistema che blocca l’azione, legandola ad una decisione che quasi nessun burocrate prenderà mani, o quasi… La burocrazia “positiva”, quella di una volta, fa parte della storia che a molti non ha insegnato nulla; e quella che ne è derivata nel corso dei decenni non solo è “negativa”, ma è identificabile in quel malcostume, purtroppo perpetuo (anche se oggi per certi versi un po’ ridimensionato) che non si può però alienare, ma sicuramente controbattere con onestà, cultura, perseveranza e determinazione. E questo, a condizione di essere sempre dalla parte della ragione espletando i propri doveri, prima di pretendere qualunque diritto. Invertendo il pensiero del filosofo Söeren Kiekegaard (1813-1855), credo che si possa affermare che la burocrazia non è un mistero da vivere ma un problema da risolvere, cominciando ad osservare la saggezza latina: «exigua his tribuenda fides, qui multa loquuntur», ossia: bisogna prestare poca fede a quelli che parlano molto, e poco o niente fanno.  Proprio come i politici… soprattutto di queste ultime tre legislature.

La figura di copertina è tratta ta Democrazia Oggi

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