IL SOPITO VALORE DI ATTESTAZIONI E RICONOSCIMENTI

Tra progressi e modi di intendere i rapporti umani spesso i ricordi materiali donati e ricevuti perdono il loro significato e il merito di essere conservati

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Ci sono infinite circostanze nella vita le cui relazioni sociali lasciano spesso a desiderare. Sul fronte di nuovi incontri e delle nuove conoscenze, che in seguito possono tramutarsi in un rapporto della cosiddetta amicizia (un sentimento sul quale ci sarebbe da disquisire per le sue numerose sfumature), le variabili sono assai diverse a cominciare da come e perché è avvenuta la conoscenza con una determinata persona, come infinite sono le occasioni favorite sia dalla casualità che dalla migliore intenzione. Anni addietro, ricordo, secondo la nostra cultura “made in italy”, la conoscenza con una persona adulta avveniva per lo più spontaneamente, e soprattutto quasi sempre con trasporto e senza secondi fini o particolari malizie tanto che, con il tempo, il rapporto si intensificava facendosi talora più intimo dal punto di vista della confidenza e quindi anche della familiarità. Rispetto ad oggi nei decenni scorsi c’era più genuinità, più lealtà e sincerità tanto da dover condividere non solo confidenze ma anche diverse cose in comune dando largo spazio alla solidarietà. Inoltre, in molti rapporti sociali tra persone per bene in più occasioni ci si scambiavano lettere, biglietti di auguri e dediche per ringraziare o in segno di particolare riconoscenza e stima; mentre oggi quella minuziosa parolina che si chiama “grazie” per molti è un optional, e purtroppo anche da parte di chi ha ricevuto una certa educazione! Secondo la mia esperienza, che somma di parecchi anni, ho potuto constatare che con il tempo ogni dedica scritta su carta o incisa su una pergamena od una targa, in non pochi casi ha perso il suo reale valore iniziale (supposto che all’origine l’autore fosse sincero e con sentimento partecipativo) sia dal punto di vista concettuale che morale. Testi che di fatto in gran parte si sono via via vanificati perdendo quel valore per il destinatario sino ad annullare il rapporto fra le parti. Quindi, cosa dedurre? Falsità? Ipocrisia? La risposta va ricercata nella soggettività dei casi, ma comunque accomunati da una sorta di superficialità più o meno intenzionale. Deduzione drastica? Forse e, per quanto paradossale, i moderni mezzi di comunicazione hanno contribuito a peggiorare i rapporti umani a cominciare dal punto di vista della relazione. E se l’onestà intellettuale ha ancora un valore, io credo che le eccezioni si possono contare sulle dita di una mano. Oggi, ad esempio, per effetto del progresso tecnologico non si scrive più una lettera di condoglianze o di altra natura, ma si preferisce un laconico e freddo sms dal proprio telefono cellulare, e ciò denota una povertà di spirito e di sentimenti alimentata proprio da quel materialismo che la fa da padrone, per non parlare poi dello scarso uso dei vocaboli sempre più ridotti e, come se non bastasse, anche poco inclini al buon costume espressivo. Ora, quanti di noi conservano pensieri e dediche ricevute da un Ente o da una comune persona individuando in noi un certo merito? E cosa farne? E se chi ci ha fatto un dono non rientra più nella nostra considerazione, diretta o indiretta, merita di essere conservato oppure cestinato? Personalmente, quando ho ritenuto di fare un dono con una dedica a qualcuno, l’ho fatto perché ero convinto dei meriti del destinatario; ma poi, alcuni di essi hanno deluso le mie aspettative o comunque hanno dato modo di farmi ricredere soprattutto per la loro incoerenza… rivelatasi poi ipocrisia o anche opportunismo. Parimenti, in questi anni di attività socio-culturale anch’io ho ricevuto diverse considerazioni per meriti vari in versione cartacea o targa di metallo, che conservo per ricordo quali tappe della mia vita e anche per una questione inerente la mia etica, ma la gran parte di esse sono rigorosamente archiviate e rinchiuse in un contenitore, non esposte alla “luce del sole” e quindi all’occhio di chicchessia. Altra cosa dal mio punto di vista, invece, sono i documenti fotografici e i libri ricevuti in omaggio, in quanto è soprattutto in essi che trovo l’anima dal significato più incisivo, meno indelebile come aver voluto firmare e designare una eredità… solitamente meritata. Ma in buona sostanza mi rendendo conto che quello che conta non sono i riconoscimenti per una buon gesto od lodevole azione, quanto invece con quale spirito si sono compiuti soprattutto nell’ambito del volontariato che, solitamente, implica un grazie. Ma godrà di beatitudine chi non si aspetta nulla perché non sarà mai deluso.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *