Il Palermo conquista una finale di Coppa Italia storica e festeggia con “Pani ca’ meusa”

Alla domanda in conferenza stampa su come mai il Palermo fosse stata l’unica squadra italiana ad aver saputo sconfiggere in campionato il Milan nel 2011, Adriano Galliani ieri pomeriggio aveva risposto: “forse è il pani ca’ meusa che da energia al Palermo”.

Una battuta, certo, che comunque mal celava la sensazione di superiorità della squadra rossonera alla vigilia del ritorno di semifinale di Coppa Italia, fresca di scudetto appena cucito sulla maglia. E in effetti, il primo quarto d’ora del ‘diavolo’ sembrava legittimare l’ostentata sicurezza dei dirigenti milanisti, con un ritmo elevatissimo e manovre avvolgenti che costringevano il Palermo nella sua tre quarti di campo e i 36 mila del Barbera al mutismo.

 

Anche i telecronisti di Rai Uno, che al doppio palo colto da Ibrahimovic, si sarebbero fatti scappare davanti a 6 milioni di telespettatori, un clamoroso ‘nooooooo!!!’, sembravano certi di assistere a un monologo rossonero: seguivano attentamente le scelte tattiche di Allegri, le incursioni di Rubinho, le ripartenze di Pirlo da sinistra. Analisi tattica a senso unico. Come se il Palermo non ci fosse. Come se non fosse motivo di apprensione, per il Milan, controllare quel tridente d’attacco di giocatori poco più che ventenni, Pastore-Ilicic-Hernandez, pronto a colpire alla prima occasione. E infatti il Palermo, retto l’assalto del primo quarto d’ora, rispondeva colpo su colpo, giocando alla pari e sfiorando più volte il gol.

 

Le certezze granitiche del Milan rimanevano tali anche sotto la doccia: con giocatori come Cassano e Ibrahimovic pronti a subentrare, Allegri era certo di poter portare a casa la qualificazione per la finale di Roma. La squadra di Delio Rossi, che comunque in panchina di nomi non ne aveva meno (Miccoli e Pinilla), ricominciava a macinare gioco, ma il gol arrivava non da uno dei preziosi gioiellini d’attacco, ma dal gregario Migliaccio: incornata di testa ad anticipare il monumentale Thiago Silva, e palla nell’angolino sinistro.

 

A questo punto del match, ecco un nuovo giocatore in campo per il Palermo, il tifo: i 36mila spettatori non smettono più di incitare i loro beniamini, sostenendoli ad ogni ripartenza, applaudendoli, moltiplicandone le energie fisiche, che sembrano inesauribili. Il fallo da dietro in area di Van Bommel su Ilicic è il segno definitivo di una resa anche atletica. Rigore di Bovo, 2-0.

 

Al Milan in dieci non resta che giocare di mestiere, e infatti la giusta espulsione di Bovo è procurata da un tocco di mano di Pato. Ibrahimovic cerca più volte il rigore, ma si impegna anche, mettendo in apprensione la difesa rosanero con il doppio-palo, che spegne momentaneamente il sogno dei tifosi milanisti (e dei telecronisti Rai). Il gol di Ibra arriva nei minuti di recupero e riaccende le speranze del Milan ma, anche se il pathos e la tensione nel finale sono palpabili, a passare è il Palermo. Esplode l’entusiasmo dei giocatori, di Delio Rossi e perfino del Presidente Zamparini, che saluta i giocatori uno a uno e già pregusta i 6 milioni di euro in caso di accesso all’Europa League.

 

Giocatori e allenatore, società e città: ora che Davide ha battuto Golia, tutti si danno appuntamento a Roma, domenica 29, stadio olimpico, per la terza finale di Coppa Italia della storia del Palermo, contro la vincente tra Roma e Inter. Nell’attesa, pani ca’ meusa per tutti.

Andrea Anastasi

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