IL MEDICO DI FRONTE A PARTICOLARI PATOLOGIE

Pazienti affetti da patologie croniche e autoimmuni che lamentano poca attenzione e minor tempo dedicato

di Ernesto Bodini (giornalista scientifico)

Di tanto in tanto si rilevano lamentele del comune cittadino che le visite mediche, per quanto appropriate, vengono svolte da medici un po’ troppo “frettolosi”, il cui dialogo è competente ma troppo sintetico… È pur vero che i pazienti prenotati non sono pochi, ossia sono in molti quelli che si rivolgono (giustamente) al SSN, ma dedicare solo qualche minuto in più alla visita e al dialogo, che non è mai sprecato, penso che possa costituire un “supporto terapeutico” ulteriore. In effetti la semeiotica clinica, o semiologia (Disciplina che ha per oggetto il rilievo e lo studio dei segni che orientano verso la diagnosi), credo che in Italia rispetto ad un tempo venga insegnata in poche (o comunque molto meno) Facoltà di Medicina e Chirurgia e, oltre a comprendere metodi quali l’ispezione, la palpazione, la percussione e  l’auscultazione, dovrebbe includere anche il dialogo specie al primo incontro, sia per cercare di capire meglio il paziente dal punto di vista psicologico, sia per stringere quel patto di alleanza quale preludio ad una più proficua collaborazione. I cosiddetti “tempi stretti” imposti dalla spending review e dagli obiettivi da raggiungere, oltre che dalla quantità dei pazienti e dalla scarsità di medici, non devono costituire un alibi: tempi e costi non sono un problema del paziente, ma esigenze di carattere politico-burocratico e soprattutto organizzativo che non devono ricadere sullo stesso; diversamente si tratterebbe di una “imposizione” che potrebbe compromettere la relazione medico-paziente e paziente-medico (se non anche la diagnosi), gettando verso quest’ultimo discredito e sfiducia. La realtà della pandemia ha, per così dire, alterato in più casi il rapporto fra le parti, ma ora che si sta tornando (sia pur gradualmente) verso la normalità, è bene riprendere quel rapporto fiduciario tra paziente e medico, sia in ambito privato che ospedaliero e territoriale. Inoltre, va rilevato che vi sono pazienti affetti da particolari patologie croniche importanti, che richiedono ulteriori attenzioni sia in termini di “ultraspecialistica” che di tempo dedicato. Anche se questi pazienti sono considerati “cronici”, essi accusano situazioni sintomatologiche ingravescenti e quindi necessitano di eventuali approfondimenti… anche dal punto di vista psico-sociale; ma purtroppo, per una serie di ragioni, tali pazienti sono relegati nel limbo delle liste di attesa… Sono pazienti che hanno spesso varcato la soglia del P.S., ripetendo più volte la loro storia anamnestica per poi concludersi con un nulla di fatto: stessa diagnosi, stessa terapia, stesse “amare” considerazioni, sia pur nell’oggettivo rispetto dei limiti della Medicina. Quindi, a mio modesto parere, si tratterebbe di individuare di volta in volta altri specialisti maggiormente dediti per competenza, casistica ed esperienza, con particolare riguardo per le malattie autoimmuni; ed è proprio in queste circostanze che i pazienti hanno difficoltà ad individuare questi professionsiti del SSN e, quando lo individuano, ottenere una prenotazione in tempi “utili” è quasi una chimera; oppure, si sentono dire: «Purtroppo per la sua patologia non ci sono altre cure disponibili». Per quanto sia rispondente alla realtà tale affermazione per il paziente è una doccia fredda, tanto che a volte lo sconforto ha il sopravvento, e se sono disponibili cure palliative, quella del dialogo dedicato e in tempi confortevoli, l’effetto per certi versi può essere anche un po’ terapeutico… Un po’ meno ostica la realtà relativa ai pazienti affetti da malattie oncologiche, sia dal punto di vista delle visite per una prima diagnosi che per la programmazione terapeutica, anche se a livello nazionale la realtà si presenta a macchia di leopardo…, mentre è notevole un po’ ovunque l’impegno degli hospice. Ora, se è vero che un buon paziente fa un buon medico, è altrettanto vero che un buon medico fa un buon paziente! Un aforisma che spesso rispecchia la realtà, ed è bene che il SSN ne prenda atto introducendolo nella programmazione di abbattimento delle liste di attesa.

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