Il genio sbeffeggiatore di Franco Battiato

Con licenza poetica intendiamo “una deviazione dalle norme consuete della lingua e del metro”. E di licenze, non solo poetiche, gli artisti se ne prendono parecchie, in particolare in ambito musicale. Pensiamo, ad esempio, ai testi di Mango, splendidi ma talvolta poco comprensibili: “Chissà se nevica al di là di un dolore/ se è dispari il freddo nel cuore”, “È bellissima da dentro la fine delle poesie”…. O, ancora, pensiamo agli accenti immancabilmente spostati di Max Pezzali e Tiziano Ferro (con il suo celebre “puoi rimà-nereee”). E che dire di certi passaggi delle canzoni di Ligabue, come quel Dio con il suo “bel gilet”? Frasi che sembrano responsi di un oracolo e che, invece, non hanno un senso: semplicemente “gli suonano bene”, come lui stesso tranquillamente risponde a chi gli chiede di darne un’interpretazione autentica. C’è poi chi dice che se anche la mitica Mina cantasse un testo demente, tutti lo considererebbero un capolavoro. E forse accadrebbe davvero, perché il talento della Tigre di Cremona è tale per cui potrebbe donare personalità e senso a qualunque cosa. O forse, semplicemente, non saremmo capaci di ammettere che anche una grande come lei possa toppare …

Ma, tra gli artisti musicali italiani, colui che più “osa osare” è senza dubbio Franco Battiato. Il suo valore artistico è un dato oggettivo che sono pochi a contestare. In tanti ci emozioniamo sentendo brani come La cura, Alexander Platz e Per Elisa. Ma più di uno fra noi si sarà chiesto se versi come “A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata / a Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie” messi in bocca ad un Signor Nessuno non avrebbero suonato come un’assoluta idiozia. E una parte degli estimatori di Battiato sicuramente non sentiva la necessità di apprendere da una canzone lezioni come “Gli aborigeni d’Australia si stendono sulla terra, con un rito di fertilità vi lasciano il loro sperma.”

Un po’ di tempo fa, persino Fiorello, in un suo programma, si divertì ad esaminare i suoi testi, soffermandosi in particolare su quelle rime improbabili tra le quali troneggia – neanche a dirlo – “un giorno sulla prospettiva Nevski per caso vi incontrai Igor Stravinsky”. A chi mai sarebbe potuta venire in mente, a parte lui? E a trovarla normale e sensata forse può essere solo un intellettuale dalla puzza sotto il naso, di quelli che prediligono tutto ciò che è criptico e pretenzioso.

Per non parlare dei vari gesuiti euclidei, bonzi, geishe, dervisches tourners e compagnia bella che popolano le sue canzoni o degli immancabili riferimenti geografici, non sempre indispensabili alla compiutezza del testo. Ad esempio, riesce difficile spiegarsi com’è che “i campi del Tennessee” siano finiti in mezzo a quella meravigliosa dichiarazione d’amore che è La cura, il cui valore può dirsi universale in quanto slegata da qualunque contesto geografico,  temporale, sessuale o etnico. E quel “come vi ero arrivato, chissà” non basta certo a farlo sembrare un elemento meno estraneo.

Allora sorge il dubbio che certe trovate del cantautore siciliano non siano sempre frutto del suo genio e della sua follia, ma anche – talvolta – del suo desiderio di farsi una risata alle nostre spalle, consapevole che il suo spessore artistico e intellettuale è tale per cui nessuno oserebbe affermare che ciò che in quel momento dice è una  banale stupidaggine. D’altronde, se nei suoi confronti non si tendesse a provare un certo timore reverenziale, più di uno troverebbe il coraggio di dire che dovrebbe evitare di cantare in inglese, vista la sua pronuncia pessima (addirittura imbarazzante in I’m that, nella quale duetta con Cristina Scabbia).

Tuttavia, che Battiato ci prenda o no per i fondelli, basta la sola prima strofa di Bandiera bianca a fargli meritare, comunque, un posto nella schiera dei saggi e dei maestri di vita:


Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare
rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare
siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro.
Per fortuna il mio razzismo non mi fa guardare
quei programmi demenziali con tribune elettorali
e avete voglia di mettervi profumi e deodoranti
siete come sabbie mobili tirate giù uh uh.
C’è chi si mette degli occhiali da sole
per avere più carisma e sintomatico mistero
uh com’è difficile restare padre quando i figli crescono e le mamme imbiancano.
Quante squallide figure che attraversano il paese
com’è misera la vita negli abusi di potere.

Marcella Onnis

3 thoughts on “Il genio sbeffeggiatore di Franco Battiato

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *