IL DELETERIO ESEMPIO DELL’INCIVILTÀ PARLAMENTARE

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

Certo che sorvolare sui comportamenti di deputati e senatori in aula di Parlamento è indice di indifferenza e menefreghismo, poiché azioni verbali e mimiche che vanno al di là della liceità e del buon senso civico, sono di cattivo esempio per i cittadini che li hanno eletti per essere rappresentati. Sulla piattaforma di you tube, ad esempio, spesso, se non quotidianamente, vengono pubblicate sequenze delle attività parlamentari (ben difficilmente artefatte dalla piattaforma), e alcune delle quali si commentano da sé… Ora, se tra i 945 parlamentari (eternamente “scalda scranni”) che si sono fatti posizionare insistentemente soprattutto per la loro mera ambizione, nell’esporre mozioni, interpellanze ed ogni altra iniziativa si esprimono con urla, epiteti, azioni fisiche e sbandierando striscioni con slogan di poco buon costume comunicativo, il tutto degno dei bassifondi dei più derelitti, c’é da chiedersi in che mani si è per la gestione di un Paese. Questo malcostume, tanto per usare un eufemismo, si protrae ormai da lungo tempo ed ha interessato esponenti di quasi tutte le Legislature, e non credo che i primi parlamentari storici abbiano dato sfogo alle eventuali contestazioni con esuberanze senza controllo e con poco senso civico. In effetti, si può immaginare che la cultura politica dell’epoca sia su basi ben più radicate all’identità dell’unione e quindi di una Repubblica democratica, e la cui compostezza dei suoi rappresentanti era certamente un esempio di civiltà e di rispetto reciproco, anche se, qualche modesta “devianza” ci sarà pur stata. Inoltre i partiti e le sigle rappresentative erano ben più modeste sia dal punto di vista numerico che da quello rappresentativo in merito ai problemi della vita quotidiana; mentre oggi, le problematiche sono decisamente maggiori ma non per questo il comportamento di contestazione/opposizione ha motivo di degenerare. E ciò vale a dire che, se qualche altro buon tempone intendesse sollevare il problema di una qualunque altra realtà, come ad esempio quella dei cittadini senza arte e né parte, ecco che si inventerebbe un partito (o movimento) con relativo simbolo facendone una propria bandiera. Una libertà questa, che se nel rispetto delle procedure costituzionali, potrebbe aggiungersi alle altre incrementando però la pletora dei partiti e movimenti politici per meri scopi personali. Ma da cosa può nascere un comportamento privo di senso civico in una sede parlamentare? Proviamo ad ipotizzare qualche spiegazione. Anzitutto bisogna fare i conti con il numero dei parlamentari stessi (più è elevato il numero e maggiore è il caos che si può verificare), poi il grado di educazione che gli interessati hanno ricevuto e messo o non messo in pratica; ma anche il grado di istruzione (quello culturale è un optional), per non parlare poi della considerazione dal punto di vista umano che ciascuno ha nei confronti dei propri avversari.

Ma c’é inoltre da sottolineare quanto ognuno di essi conosca in modo corretto e completo la composizione e le funzioni del Parlamento della Repubblica Italiana, ossia: Storia, Bicameralismo perfetto, Oraganizzazione interna, Prerogativa delle Camere (Giurisdizione domestica), Status del parlamentare, Funzione legislativa, Procedura legislativa costituzionale, Funzione di controllo e indirizzo politico, Funzione di inchiesta, Funzione di revisione costituzionale, Parlamento in seduta comune, etc. Non ho citato volutamente la Costituzione e i relativi articoli della cui conoscenza darei per scontato… Se poi si vuole richiamare l’attenzione di tutti i parlamentari sull’Educazione Civica, che peraltro si vorrebbe re-introdurre come materia di insegnamento nella scuola primaria (ma l’attuazione è slittata al prossimo anno accademico 2020-2021), allora tale indicazione sarebbe oltremodo giustificata per rivedere il loro comportamento in Aula parlamentare. Il fatto è che probabilmente nessuno dei comuni cittadini intende dedicare del tempo per fare una analisi sul modus operandi di questi esponenti politici “prezzolati” (nonostante la gran parte dei quali abbia all’attivo una prima professione), mentre ritengo che chi si ritiene “votato” alla politica attiva per rappresentare i propri connazionali, dovrebbe avere una miriade di requisiti non solo di cultura politica e istituzionale, ma anche quella rara dote (che volutamente non equiparo a virtù) che si chiama rispetto per il prossimo. Infine, a tutti loro consiglierei di consultare l’utilissimo Dizionario della Politica italiana (Newton Compton Editori) del giornalista e scrittore Gino Pallotta. Il volume, anche se edito nel 1985, come tutti i dizionari non ha scadenza di validità, questo nella fattispecie contiene i meccanismi della vita politica con la sua vasta terminologia specifica, e quarant’anni di storia di uno strumento di lavoro e di consultazione per il giornalista, per il parlamentare, il lettore di prosa politica, il cittadino. Ma non dimentichiamo che per antonomasia il politico è uno che non sa niente e crede di sapere tutto.

La prima foto è tratta dal sito www.dicearco.it

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