I loschi traffici della classe dirigente in un film di Pupi Avati

di Giusy Chiello

La classe dirigente dei giorni nostri messa a nudo in una storia cinematografica diretta da Pupi Avati. Questo è quello che si vede nel film “Il figlio più piccolo” (Medusa, Italia, 2010), che vede tra i protagonisti un inedito Christian De Sica, un losco Luca Zingaretti e una Laura Morante fragile e tragicamente succube.

Il ruolo di De Sica è forse l’antitesi dei personaggi da lui interpretati nelle commedie comico-brillanti tipiche del suo “fare cinema”. Si tratta di un uomo senza scrupoli, Luciano Baietti, che sposa una donna ingenua (Laura Morante) ed approfitta dei suoi beni per arricchirsi attraverso la creazione di una holding  che vive di loschi traffici e spudorate raccomandazioni e connivenze. Ma quest’arricchimento facile, supportato dal suo braccio destro (Luca Zingaretti), non dura molto poiché i debiti sopraggiungono e gli appoggi cominciano a vacillare. Per scaricare queste pericolose situazioni compromesse, il figlio più piccolo e anche più ingenuo, Baldo (interpretato da Nicola Nocella), viene identificato come la vittima sacrificale per fare da prestanome e caricarsi, quindi, di tutti gli obblighi della società del padre.

Un uomo che sfrutta la bontà dei suoi cari per arricchirsi, per vivere nel lusso e nel potere, ma che cade nel baratro e trova alla fine rifugio solo tra le braccia di coloro che ha truffato: la moglie e il figlio.

Brama di potere, indifferenza e menefreghismo da una parte, ma anche vergogna per gli errori commessi e tragica prostrazione.

Un ruolo che fa di De Sica un attore a tutto tondo che si avvicina all’idea di quello che era il suo grande genitore, Vittorio.

Il film in questi giorni è in programmazione su Sky Cinema.

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