I LIMITI DEL BUON GUSTO NELLE PERFORMANCE DI FRONTE AI RIFLETTORI
Quando un compleanno meritevole di essere ricordato, stride con la rievocazione di discutibili performance del festeggiato.
di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)
Credo che sia un diritto di tutti fare delle osservazioni su certi comportamenti umani che a dir poco indignano, specie se i protagonisti sono celebrità del mondo dello spettacolo. Io non conosco l’attore Roberto Benigni, e quanti altri siano i suoi ruoli culturali e ludici, sta di fatto che, in occasione del suo 70° compleanno, Benigni è stato recentemente osannato e ricordato da colleghi, mass media (con tanto di intere pagine) e persino con una telefonata del Presidente della Repubblica. Ovviamente festeggiare la sua età è stato lo spunto per richiamare alla memoria il suo lungo excursus professionale che, tra simpatiche gag (non per me) e riconosciuti meriti professionali, le citazioni di alcune tappe storiche ne hanno “ravvivato” l’entusiasmo dei suoi fan e di chi ha voluto fargli pervenire gli auguri. Pur non volendo peccare di mero moralismo, alcune tappe storiche che lo riguardano a mio avviso non rientrano in quello che possiamo definire fine comportamento recitativo, aggravato dalla “incontrollata” platealità, ma a lui concesso per gli effetti della popolarità e della simpatia. Mi riferisco, ad esempio, ad una trasmissione del 1991 in cui era ospite in un programma televisivo di Raffaella Carrà, in tale occasione con esilarante performance le è volato addosso facendola cadere e rimanendo su di lei per qualche istante…, fatto accidentale e puramente esibizionistico ma sicuramente di pessimo gusto. Altro episodio analogo, si è verificato al Festival di Sanremo del 2002 in cui Benigni fu ospite di Pippo Baudo, in tale occasione per eccesso di euforia (spontanea?) l’attore si espresse in un “virtuoso” palpeggiare i genitali del noto presentatore, come se tale atto volesse rafforzare il suo estro goliardico suscitando ilarità tra il pubblico presente e sicuramente anche tra i molti telespettaori. Due scene non certo di buon costume, che sarebbero ulteriormente riprovevoli se avvenissero in un qualsiasi altro luogo pubblico, e il Teatro Ariston di Sanremo non è forse un luogo aperto al pubblico? Ebbene, questi esempi di liceità gratuita e quanto mai permessi dagli attuali costumi sociali, ancorché avallati dai mezzi televisivi, non solo producono (o possono produrre) emulazione, ma stanno a significare che ai vip tutto è permesso, condiviso e meritevole pure di quella considerazione tanto da essere menzionati da un presidente della Repubblica. E non credo che se un qualunque cittadino si fosse esibito in tali performance, avrebbe meritato le attenzioni di chicchessia per il solo fatto di non essere un vip; ma al contrario sarebbe stato additato di condotta immorale per atti osceni in luogo pubblico. E se poi consideriamo che Vittorio Sgarbi, l’arcinoto irruente e spesso volgare ed offensivo in pubblico (su reti Rai e Mediaset), è stato nominato Sottosegretario alla Cultura dal recente Governo, beh, mi si lasci dire che si è toccato il fondo… o forse non ancora se volessimo rammentare ancora quanti altri “personaggi” pubblici (anche dell’informazione) si arrogano il diritto di esprimersi e comportarsi come meglio credono (sostenuti dai loro presentatori-ospitanti), come le particolari esibizioni ed irriverenti espressioni verbali di Luciana Littizzetto ospite del programma “Che tempo che fa” su rete Rai. Ecco che le diversità diventano sempre più sostanziali: l’umanità è sempre più divisa in ceti sociali e quindi di importanza, e chi è sotto i riflettori può permettersi di parlare e di agire come meglio crede…
Ormai chi mi conosce bene (anche se sono in pochi, meglio pochi ma consapevoli e obiettivi) sa che il mio ruolo di opinionista non è né bigotto e né moralista, ma di attento osservatore degli usi e comportamenti umani di una società sempre più in declino, tant’è che educazione e rispetto per chi ci sta accanto, o per chi più semplicemente ci osserva, sono doti che stanno confinando nell’oblio, relegando taluni protagonisti in qualche Girone Dantesco e, se Dante fosse al mondo, non credo che potrà mai comprendere l’ingenua bontà comportamentale come su descritta. Una conclusione fantasiosa, questa, ma il messaggio mi sembra chiaro per chi non vuol rinsavire, del resto se la dotta Divina Commedia è considerata “commedia in versione moderna”, così si giustificano le performance: vere e proprie commedie-farse e quindi di falso moralismo, per suscitare ilarità (non la mia) e appagare se stessi… con tutti gli onori e i proventi del caso. Non me ne vogliano il Benigni, lo Sgarbi e la Littizzetto ai quali non si possono negare certo i meriti culturali, ai quali mi “inchino”… ma nulla di più!