I DIRITTI DELLE PERSONE DISABILI SEMPRE PIÙ AL CONFINO…

Nell’ambito scolastico, del lavoro e della assistenza sanitaria, le carenze sono costanti, come costante è “l’inerzia” degli stessi aventi diritto. E la “giustizia sociale e costituzionale” è sempre più un miraggio.

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Si parla spesso di lavoro, ossia della relativa carenza e del precariato, ma anche del bisogno di mano d’opera, come pure della cronica carenza degli insegnanti di sostegno per studenti disabili nella scuola dell’obbligo. Ciò nonostante il DL 71/2024 Decreto Legge Sport e Scuola, che introduce una vera e propria “rivoluzione” nel rapporto docente di sostegno – alunno prevedendo la possibilità che sia la famiglia ad inoltrare richiesta al Dirigente Scolastico di conferma dell’insegnante supplente dell’anno scolastico di riferimento. E questo è un primo dato di fatto. Ma ogni volta che si entra nel merito del problema occupazione lavorativa, non leggo e non sento parlare a sufficienza in merito al diritto di assunzione delle persone con disabilità (il Collocamento è disciplinato dalla Legge 12/3/1999, n. 68). Molto scarse sono le voci che dovrebbero ergersi a “paladini” in difesa di tale diritto, proprio per la carente intraprendenza di associazioni, politici e persino del Capo della Stato che, a parer mio, potrebbe sollecitare chi di dovere… E nemmeno viene chiesto ai vari imprenditori con un certo numero di dipendenti, se tra le loro maestranze hanno assunto o intendono assumere indipendentemente dall’obbligo di Legge un certo numero di disabili; un “silenzio rotto” soltanto quando il Capo dello Stato conferisce ad alcuni di essi una determinata onorificenza o, peggio ancora, quando riceve al Quirinale alcuni assi dello sport onorandoli con l’ormai (fatidica e retorica) frase: «Siete l’orgoglio della Nazione». In merito a questi concetti pur facendo cenno alla Costituzione, i diritti delle persone con disabilità non vengono mai alla ribalta, o non con il necessario rilievo. È dunque questa la Nazione di cui si deve essere orgogliosi? Già, ma i disabili non sono assi dello sport: né a scuola e nemmeno sul lavoro e, di conseguenza, non sono l’orgoglio della Nazione. A questo punto mi chiedo se la società si interroga e, soprattutto, se i lor “signori” (politici e imprenditori) si sentono responsabili di questa ingiustizia, che peraltro va contro i princìpi della Costituzione… oltre che morali. Ma costoro poi si lamentano se la società va verso il baratro e non riesce a risalire la china, una incoerenza che fa assai discutere; come fa discutere il fatto che non si avvertono lamentele in proposito nemmeno dagli stessi interessati disabili e loro associazioni che li rappresentano, e ciò mi fa pensare di tutto e di più, anche perché da parte degli stessi (fatta pur qualche eccezione) non ho sentito o letto lamentele in merito al “famigerato” Nomenclatore Tariffario degli Ausili e delle Protesi, il cui aggiornamento sarà in vigore il prossimo gennaio 2025, dopo ben oltre vent’anni di codici e prezzi inadeguati in quanto non rispondenti alle esigenze del mercato… penalizzando non solo gli aventi diritto (pazienti-disabili), ma anche i fornitori di ausili specie se convenzionati con le rispettive Asl di zona. Personalmente, in quanto parte interessata, dopo aver scritto articoli in merito senza menzionare il mio caso, ora esco allo “scoperto” per dire della mia modesta battaglia per fruire di un ausilio ortesico in quanto si sta concludendo con esito in gran parte favorevole… benedette raccomandate e citazioni di Leggi!

La conoscenza dei diritti, la perseveranza e la determinazione sono la triade indispensabile per ottenere il rispetto degli stessi, diversamente (anche con manifestazioni di piazza e slogan) l’esito negativo è quasi sempre scontato! Ma tornando alla mancata assunzione delle persone con disabilità, non credo che sia sufficiente emettere Leggi a tutela in quanto occorre responsabilizzare culturalmente e moralmente prima gli stessi imprenditori e poi i politici-amministratori. Statisticamente in Italia a tutt’oggi sono 1 milione e 400 mila i posti da coprire, di cui 700 mila figure professionali che non si trovano; e anche se molti sono i laureati, parte di questi si rivolge all’estero. Ora, pur ipotizzando che tra i disabili aventi diritto ad un posto di lavoro, la maggior parte non ha una specializzazione, ciò non significa che debba essere “abbandonata”, poiché le Istituzioni congiuntamente ai privati, dovrebbero attivarsi per creare loro appositi corsi di formazione, oltre a riservare posti di impiego nella P.A. Nel frattempo, utile sarebbe un censimento per conoscere quante persone con disabilità sono in età di lavoro e quali le loro attitudini per essere introdotte in un ambito piuttosto che in un altro. Da questo censimento dovrebbe anche emergere quante di esse risultano disoccupate o sotto occupate. Vorrei inoltre evidenziare che, quei disabili che non riescono ad ottenere una occupazione necessaria alla loro sopravvivenza e per il rispetto della loro dignità, saranno destinati ad essere mantenuti dai propri famigliari o, in sub-ordine, dalla “carità istituzionale” e dalla “pietà della società”. Un’ultima considerazione: non si solleciti l’opinione pubblica rammentando i valori costituzionali se non seguiti dalla loro concretezza, poiché non è lecito onorare (pur nel doveroso rispetto della Costituzione) quello che non corrisponde alla realtà dei fatti. Questa è giustizia sciale, oltre che costituzionale!

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