Habemus Papam: andate in pace, al cinema
Vaticanisti sul piede di guerra contro Nanni Morretti, andate pure in pace al cinema a godervi Habemus Papam! Il terribile autunno scorso, quello degli scandali sulla pedofilia che travolse in un colpo solo cardinali statunitensi e Santa Sede, non ha fatto fiorire in primavera alcuna velenosa pianta satirico-polemica. Sboccia, invece, nel week-end della domenica delle palme e a quindici giorni dalla beatificazione di Giovanni Paolo II, un ulivo delicato ma ben piantato a terra, che resterà negli anni ad adombrare chi voleva boicottare il film, avendolo tacciato anzitempo come triste e dispendioso.
Certo, i più osservanti e pudici potrebbero provare un brivido di tensione nel vedere i cardinali sfilare uno a uno davanti a giornalisti che li presentano come se si trattasse di una telecronaca sportiva. O, magari, eviteranno di ridere troppo davanti ai venali peccati di gola, il sano spirito di competizione e una certa goliardia di questi simpatici vescovi che pregano poco e giocano molto.
Eppure, il racconto di questo imprevedibile conclave è pulito e lontano dagli intrighi e i tradimenti di genere, dalle “eminenze rosse che dal Richelieu di Alexandre Dumas arrivano ai pretazzi di Dan Brown”, come ha osservato IlFattoQuotidiano.
Di più, questo affresco di irresistibili porporati, ha al centro della scena una figura di rara e vibrante umanità: il Papa. Interpretato da Michel Piccoli, è un elogio del dubbio, un trionfo dell’umiltà e una delicata riflessione sul leaderismo che riconcilia credenti e non.
Il viaggio in incognito del Papa in una Roma che lo riconosce solamente durante una pièce teatrale di Checov – drammaturgo che di sfumature emozionali e stati d’animo complessi se ne intendeva – compatta i temi più di spessore del film intorno al suo protagonista. Qui scatti un applauso a Michel Piccoli, che va elogiato per quanto ha saputo dare al personaggio.
Intorno al protagonista, risalta un coro di figure talari per le quali sono state scritte, da Pontremoli-Piccolo-Moretti, succulenti e surreali gag, innocue anche quando si parla di psicofarmaci o si mettono i vescovi nella stessa barca dei fedeli, cioè in attesa del proprio Papa. In ultimo, non si legga in Habemus Papam un fatale scontro tra religione e psicanalisi: quest’ultima si, che nel film è ampiamente derisa.
Andrea Anastasi