GLI IMBRATTATORI DI EDIFICI LO SCEMPIO DELLE CITTÀ

I madonnari veri artisti di strada: educatori dell’Arte e della civiltà

di Ernesto Bodini (giornalista e divulgatore di tematiche sociali)

Ogni volta che una città elegge un sindaco si presume che egli sia fiero di tale nomina, non solo perché si è candidato per rappresentare i suoi concittadini, ma anche perché dovrebbe essere il “garante” del benessere degli stessi, affinché godano di tutti i servizi previsti e delle opportunità socio-culturali ed artistiche di cui hanno (o avrebbero) diritto. Ma diventare sindaco di una città a mio avviso c’é poco da essere fieri, sia per le numerose incombenze e la burocrazia e sia per la difficile (se non impossibile) gestione di una città specie se particolarmente popolata e multietnica. Gli aspetti da mettere in campo sarebbero non pochi, ma mi limiterei a citarne uno, di cui si parla poco, che è dato dal fenomeno degli “imbrattatori di muri”, ossia persone che imbrattano e deturpano edifici privati e pubblici con scritte, disegni o graffiti, vero e pur vandalismo i cui danni spesso assai notevoli ricadono sulla A.P. e sulla collettività. A Torino, come in tante altre città italiane, la stragrande maggioranza degli edifici privati e pubblici sono imbrattati con scritte e disegni anche di enormi dimensioni, e dalla notevole cromia. Fatta eccezione per alcuni di essi, sia per limiti che per risvolti “culturali”, il resto è totalmente scempio se non anche orrore, a volte con messaggi offensivi alla politica, alle etnie di appartenenza, e in altri casi con richiami edulcorati ai propri beniamini dello sport o dello spettacolo, se non anche qualche timido messaggio sentimentale la cui platealità a volte sconfina nella violazione della privacy. Ma chi sono questi autori che meriterebbero essere apostrofati con qualche aggettivo poco riguardevole? Personalmente non ho elementi statistici e di “qualifiche”, ma se vado indietro nel tempo questo fenomeno nel nostro Paese era quasi sconosciuto; mentre nel corso dei decenni si è imposto e incrementato sia per la eccessiva libertà e sia con l’apertura delle frontiere. Ma da come si sta evolvendo questo malcostume con relative conseguenze, pare che non sia per niente facile intervenire in flagranza (di reato soprattutto se si tratta di edifici pubblici), men che meno è possibile fare la opportuna prevenzione. Anche se una città non può restare senza un reggente, sindaco od altra autorità, proprio perché non si riesce ad intervenire a sufficienza e in modo opportuno, non si può pensare di continuare a subire le vessazioni di questi imbrattatori, la cui violenza può configurarsi in un reato che, se perseguito, lascio immaginare al lettore l’entità della pena… Oltre al maltrattamento dei beni privati, spesso sono presi di mira i beni artistici (monumenti e statue) dalla ricca storia e dall’immenso valore che molti stranieri ci invidiano, e noi costretti a “vergognarci” quando venendo da noi i turisti restano delusi da quanto di peggio possono vedere.

Purtroppo mi pare che non ci siano soluzioni concrete per porre fine a questo vandalismo e, anche per questa ragione, ambire alla cattedra di Sindaco o di altra importante Autorità, sia pur indirettamente, è un insulto alla propria dignità di politico e di cittadino. Detto ciò,  compensano (tenuamente) autorii di altro del genere veri artisti di strada, ossia i noti madonnari, così chiamati dalle immagini, soprattutto sacre e principalmente Madonne, che sono soliti disegnare sui marciapedi o piazze. Il madonnaro è un artista ambulante nomade che si sposta da un paese all’altro in occasione di sagre e feste popolari. I loro lavori, spesso vere e proprie espressioni d’arte, restavano (o restano) sui marciapiedi per alcuni giorni osservati e contemplati dalle persone di passaggio, meritevoli (perché no?) di un piccolo compenso, non fosse altro a compensare il materiale usato: solitamente gessetti dai molti colori, e molte ore di paziente lavoro. Questi artisti di strada non imbrattano i marciapiedi ma li adornano senza recarne danno, tant’è che dopo alcuni giorni ne resta un vago ricordo. Questi ultimi, rispetto ai primi, sono una minoranza e non sono quasi mai valorizzati come meriterebbero…, forse si potrebbe chiedere loro di insegnare agli imbrattatori impropri di edifici cos’é la vera Arte di strada che, per certi versi, in questo caso è anche educazione civica e quindi rispetto per il bene comune. Un’ultima osservazione: mentre i lavori in gesso sui marciapiedi sono facilmente rimovibili, quelli degli imbrattatori spesso lo sono molto meno (taluni permanenti) e dai costi notevoli.

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