Gli Hikikomori, giovani isolati che vivono solo attraverso il web
Ci sono giovani e meno giovani che non lasciano la loro camera da anni e vivono solo attraverso il web; sto parlando di un fenomeno nato in Giappone, ma ormai dilagato in tutta Europa. Esistono ragazzi come Cristian, ha 30 anni compiuti da poco e non esce di casa,non ha alcun tipo di contatto con l’ambiente esterno e non lavora. Come lui, anche Alberto, stessa età e stesso bisogno di rimanere rinchiuso all’interno della sua camera: «Mi hanno violentato psicologicamente quando ero piccolo. Da quel momento in poi non ho più avuto la forza di reagire. Mi dovete aiutare». Sono centinaia i ragazzi che si trovano nelle stesse condizioni di Cristian e Alberto e che chiedono aiuto via web; gli stessi ragazzi sono tutti membri della chat Hikikomori Italia.
Hikikomori è un termine giapponese, che significa letteralmente “isolarsi, stare in disparte”. Questi giovani non escono dalla loro camera e si creano realtà immaginarie tutte loro, si rifugiano in dimensioni alterate dai videogiochi e giochi di ruolo, il loro unico contatto con l’esterno è la rete virtuale. C’è chi lascia gli studi e chi interrompe ogni tipo di relazione. In Italia sono stati stimati almeno centomila casi del genere.
Il fenomeno viene generalmente diagnosticato come depressione, in quanto non è ancora ben conosciuto. Il vero scopo della chat Hikikomori Italia è rivelare le inquietudini di questi ragazzi, come spiega il fondatore Marco Crepaldi. I messaggi degli utenti si tramutano in veri e propri racconti: “Ho deciso di mollare completamente la vita sociale all’età di 14 anni – confida un utente – e ora ne ho 25. Da allora passo tutto il mio tempo al computer videogiocando o semplicemente navigando l’internet. Ho deciso di spostarmi nella realtà virtuale» «La mia massima conquista – ammette una ragazza – è uscire in giardino, al mattino prima che tutti si sveglino, o di notte. Per me basta che non ci sia nessuno. È come scalare l’Everest ogni volta» oppure «Ho iniziato a punirmi, ferendomi il corpo. Pensavo seriamente al suicidio. È stato il periodo più brutto della mia vita».
In Italia sono centomila i casi probabili riscontrati, un milione, invece, in Giappone, dove la malattia è conosciuta dagli anni ’80; ed è questo il pericolo che l’associazione teme: «Rischiamo quello che è successo in Giappone, dove il fenomeno è stato inizialmente sottovalutato e trattato come fosse una patologia psichiatrica. Da migliaia, gli hikikomori sono diventati rapidamente centinaia di migliaia e, addirittura, milioni. L’errore principale che hanno fatto loro è stato non parlarne. Per questo motivo l’obiettivo principale di hikikomori Italia rimane quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni».
Ilaria Filippini
Fonte: espresso.repubblica.it