Giannutri: l’isola che non c’è…

Giannutri vista dal traghetto

Per chi non può permettersi di viverla come un ospite a cinque stelle.

di Francesca Lippi

Perché titolare provocatoriamente queste poche righe con “Giannutri: l’isola che non c’è…? Vengo e mi spiego, risponderebbe il paracadute protagonista di una vecchia battuta. Ma per offrire una risposta esauriente occorre fare una piccola premessa. Giannutri, ovviamente, c’è. Ed è una piccola gemma selvaggia incastonata nell’Arcipelago Toscano, nonché un’oasi naturalistica controllata con rigore dai carabinieri forestali.

E quest’isoletta splendida, la più piccola dell’arcipelago, ricca di sentieri profumati dalla rigogliosa macchia mediterranea, possiede un ulteriore gioiello: un sito archeologico, oggi visitabile, che si trova sulla panoramica Punta Scaletta vicino a Cala Maestra, dove si ergono i resti di una villa romana, costruita nel I secolo d. C. dalla famiglia patrizia dei Domizi, da cui discendeva Nerone.

Giannutri conta una decina di abitanti in inverno e, probabilmente, una trentina di residenti in estate, oltre ovviamente i turisti. Quelli poveri, quelli che stanno un giorno sull’isola arrivando la mattina con i loro zaini e le borse frigo e che la sera poi ripartono. Gli altri, quelli benestanti che possono permettersi di spendere la cifra media di 450 euro a notte, restano, magari sdraiati su scogli piatti a salutare con la manina i turisti che se ne vanno sul traghetto Maregiglio. E cosa c’è di strano chiederete voi? Possono permettersi di spendere ed è giusto che lo facciano e si godano il meritato riposo in quell’isola fantastica. Ed in effetti non ci sarebbe niente da obiettare se…C’è un se importante che fa la differenza. Una differenza sostanziale.

Giannutri è, oggi, come ai tempi degli antichi romani un’isola per pochi, anzi pochissimi patrizi. Ovvio, aggiungereste ancora voi, è un’oasi naturalistica e il suo patrimonio va tutelato a qualsiasi costo quindi le visite devono essere ripartite con il contagocce. Siamo d’accordo. Allora si dovrebbe evitare l’assalto delle centinaia di turisti che la affollano giornalmente, visitatori costretti a muoversi in un unico sentiero di appena 800 metri, quello che da Cala Spalmatoio va a Cala Maestra e viceversa. Certo per quelli che possono spendere 8 euro in più a persona, rispetto al prezzo del viaggio, il percorso potrà essere più lungo e potranno visitare il sito archeologico con una competente guida turistica; altrimenti la plebe si troverà concentrata, in versione Rimini, in due calette, pigiata come sardine, tra la sporcizia che la fa da padrona, perché in molti sporcano, ma nessuno pulisce. Il mare? Dalle calette, dove peraltro approdano i traghetti, il mare non è così pulito come dovrebbe e malgrado ci siano quelli ben intenzionati che, armati di maschere e pinne insistono nel fare snorkeling, di pesci non ce n’è neanche l’ombra. Fortunatamente i bisogni primari sono coperti, infatti non mancano i bagni pubblici gratuiti, nei quali non sempre è presente la carta igienica e i bar con relativi ristoranti.

Ma quali sono i costi? Un biglietto andata e ritorno da Porto Santo Stefano per un’ora di traversata ha il prezzo di 31 euro a persona (61 se si fa la mini crociera con la guida turistica che ti accompagna per tutto la permanenza sull’isola), 8 euro a persona la visita al sito archeologico, 5 euro se porti con te un cane di piccola taglia, un’aranciata in lattina costa 4 euro, mentre un pacchetto di biscotti 10. Ovviamente la stragrande maggioranza dei turisti si porta il pranzo al sacco, perché i costi del ristorante sono proibitivi. Cosa possiamo aggiungere? Giannutri è bellissima, ma resta l’isola che non c’è per chi non può permettersi finanziariamente di viverla come un ospite a cinque stelle. Cosa si potrebbe fare? Non abbiamo la ricetta in tasca, ma riteniamo che le visite dovrebbero essere ulteriormente regolamentate per permettere ai visitatori di muoversi più liberamente tra i numerosi sentieri dell’isola e che la pulizia delle calette potrebbe essere un primo passo per rendere l’isola davvero aperta a tutti quelli che vogliono godersi la sua natura e il suo sito archeologico. Oltre al fatto, non da poco, che la pulizia consentirebbe alla plebe di potersi stendere al sole senza incappare in escrementi di varia natura, rottami, vetri e mozziconi di sigarette. Sarebbe un modo molto democratico di presentare al popolo questa isola dell’otium tanto amata dai Romani e che farebbe comprendere, al popolo stesso, l’importanza del rispetto verso la sua natura incontaminata e la rilevanza storica del suo sito archeologico.

Foto di Francesca Lippi

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