Raccontonweb: “Freddo addio” di Marcella Onnis

Questa settimana ci intrattiene, ancora una volta, con un suo racconto la nostra redattrice Marcella Onnis:
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Freddo addio

Restò a fissarlo con in mano la spina appena staccata. Decidere di separarsi da lui dopo più di 30 anni di vita condivisa era stato tutt’altro che facile. Quante cose avevano vissuto insieme: i compleanni delle bambine, con torte, coca-cola e succhi di frutta; i pranzi della domenica con le pentole del ragù o le pirofile di  aragoste alla catalana che, sprezzanti del rivestimento di pellicola, diffondevano il loro acre aroma di cipolla cruda; la spesa settimanale con le scorte di carne; le mattine dei giorni feriali con il cartone del latte iniziato e le fettine a scongelare, per averle pronte da cuocere a cena; le estati con il loro sovraccarico di gelati in tutte le taglie (stecco, coppetta, vaschetta, cono, torta, cestello) e la bottiglia di vodka al melone da tenere fredda e, tirata fuori, poggiare sulle cosciotte accaldate delle piccoline, che puntualmente rabbrividivano divertite.

30 anni e più. Quanti giorni vissuti insieme? Se sapeva ancora far di conto, ben più di 10 mila. Ma cosa avrebbe dovuto fare? Da tempo non era più quello di un tempo: perdeva chiaramente colpi, non era più in grado di svolgere neppure mansioni elementari, era diventato solo un peso morto. “Stacca la spina!” l’avevano esortato le persone a cui aveva chiesto consiglio. Già, come se fosse così facile. Gente abituata a sbarazzarsi di tutto e tutti al primo intoppo, ecco cos’erano. Ma quel modo di pensare non gli apparteneva: la vecchiaia esige rispetto; la riconoscenza è d’obbligo per cui i debiti vanno onorati e i meriti riconosciuti. No, non avrebbe mai potuto sbarazzarsene per uno della nuova generazione così, come se niente fosse. Aveva quindi tentato tutto il possibile, con rimedi di ogni sorta, ma dopo l’estremo tentativo, immancabilmente fallito, s’era dovuto rassegnare. E non aveva neppure avuto ancora il tempo di trovarne un altro con cui sostituirlo. Ma per quello non si preoccupava: gli sarebbe bastato uscire, pagare il dovuto e l’avrebbe trovato.

Prima, però, avrebbe riservato un po’ di tempo al commiato. Glielo doveva. Ne accarezzò il profilo bianco, stanco e ormai ammaccato, sorridendo al pensiero che, sopraggiunta la morte, fosse più caldo che da vivo. Aveva fatto tutto in regola, eppure quella spina che giaceva ancora calda, quasi palpitante, lo faceva sentire tremendamente colpevole.  Una mano amica giunse ad alleviare la sua pena e, cingendogli la spalla, lo invitò ad uscire:
«Forza, papà, dobbiamo andare a scegliere il nuovo frigo!»
«Un combinato, vero? Bianco come questo. Con tre ripiani per il frigo e tre cassetti per il freezer, proprio come questo, vero?» rispose malinconico.
«Certo, papà, certo.»

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