Firenze: bambino di 10 anni picchiato e torturato dai compagni. Le maestre: giocavano alla guerra

 

 

 

 

UN BAMBINO di dieci anni della scuola elementare «Andrea del Sarto» di Firenze, durante la ricreazione, sarebbe stato ripetutamente offeso, sottoposto a violenze fisiche e psicologiche, legato a un albero e picchiato con pugni, morsi e calci da una decina di suoi compagni di classe. Quello che era iniziato come una specie di «gioco della guerra» si sarebbe in realtà trasformato nell’atto più crudele di una serie di sopraffazioni che il piccolo di dieci anni avrebbe ripetutamente subito a scuola. E’ una brutta storia che è andata avanti fino a quando, nei giorni scorsi, i genitori non si sono accorti sia delle lesioni che il loro figlio aveva in vari punti del corpo, sia del pesante e improvviso disagio psicologico che ha portato il bambino ad avere un forte stato d’ansia con problemi di sonno e di pipì a letto. Il ragazzino, dopo l’ultimo grave episodio datato 31 maggio, è stato portato all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze dove i sanitari hanno rilevato ferite guaribili in otto giorni con prescrizione di farmaci antinfiammatori e antidolorifici. Ci sono anche fotografie, scattate al Meyer, che documentano le avvenute lesioni: svariati, lividi, morsi, segni multipli in varie punti del corpo.

Il caso coinvolge adesso direttamente la scuola, accusata dai genitori di non aver vigilato a sufficienza. Il padre del piccolo si è infatti rivolto a un avvocato, che ha scritto una raccomandata al dirigente dell’istituto, mettendo formalmente in mora la «Andrea del Sarto», chiedendo i danni per quanto avvenuto e preannunciando la presentazione di una formale denuncia all’autorità giudiziaria. La preside dell’istituto, Maria Cristina Tundo, ha confermato ieri l’accaduto, spiegando di aver già convocato gli insegnanti della classe dove è avvenuta la vicenda, definendola «una cosa pesante» e sottolineando comunque «la difficoltà» di controllare tutti i bambini in una struttura come quella della «Andrea del Sarto», un’antica villa immersa in un grande giardino. «Magari stavano davvero giocando, non si sono resi conto che stavano passando il limite». Ed è questo, infatti, che il legale della famiglia contesta alla scuola: cioè che non sia stato adeguatamente svolto il dovere di sorveglianza e vigilanza imposto dalla legge.

IL RACCONTO del ragazzino di dieci anni, riportato dall’avvocato nella sua lettera, è inquietante: «Il bambino, durante l’orario scolastico e in particolare nel corso della ricreazione, è stato in più occasioni e in giorni diversi legato e immobilizzato, assieme ad un coetaneo, da parte di un gruppo di otto/nove compagni, percosso con pugni, morsi, calci, offeso e vilipeso in svariate maniere (fra cui l’emissione di flautulenze sul volto, mentre si trovava costretto a terra)». La madre sarebbe andata a scuola a chiedere conto dell’accaduto, ma non avrebbe avuto, a suo dire, un pieno riscontro.
La parola che si usa in questi casi è ormai una: bullismo. E’ la stessa preside Tundo a lasciarsela sfuggire, riferendosi all’episodio in questione: «Proprio nei giorni scorsi abbiamo deciso di organizzare un progetto sul bullismo assieme all’università di Firenze. Partirà a settembre: la classe con cui farlo ce l’abbiamo già…».

Fonte: La Nazione

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